GUERRA IN UCRAINA

L’INCHIESTA DELLA PROCURA CONFERMATA DAI MEDIA

La notizia era stata riportata dai media internazionali già quattro giorni fa, ora però sembra confermata dalle testimonianze e dalle verifiche effettuate dai giornalisti. A Kherson, la città ucraina liberata dall'occupazione russa, dopo i festeggiamenti per la ritrovata libertà si cominciano a contare i morti ma soprattutto le atrocità e le sevizie, fisiche e psicologiche, che sarebbero state commesse sui civili.

Ieri la procura di Kiev infatti ha annunciato la scoerta di quattro presunte camere di tortura, i pubblici ministeri hanno fornito dettagli su ciò che hanno trovato dopo che le truppe russe hanno lasciato la città nel sud dell Ucraina. Sono stati mostrati manganelli, proiettili e dispositivi di elettrocuzione. Un armamentario tristemente conosciuto nella storia delle torture commesse durante i conflitti ma che sembra assumere un inquietante carattere di normalità man mano che la guerra continua.

Anche nei dintorni di Kherson erano stati ritrovati decine di corpi con segni di tortura. Il ministro dell'Interno Denys Monastyrsky ha reso noto che l indagine sui crimini è appena iniziata, fino ad ora i rilievi effettuati riguardano undici prigioni illegali e, appunto, quattro camere che sarebbero state usate per le torture. I civili passati attraverso questo inferno sarebbero circa settecento, alcuni attualmente dispersi, mentre i cadaveri ritrovati ammonterebbero a sessantatre. Ma quello che si teme e che i corpi di molti altri prigionieri siano stati portati in altri territori occupati dai russi.

Secondo la polizia e gli investigatori i soldati russi avevano preso il controllo di un centro di detenzione minorile intorno alla metà di marzo, trasformandolo in un carcere. I testimoni che vengono interrogati riferiscono di aver iniziato a sentire urla circa sei settimane dopo, alcune persone sarebbero state portate nella struttura con sacchi in testa, e alcuni cadaveri portati via. Secondo gli investigatori ad essere presi di mira sono stati cittadini di ogni sesso e professione, l accusa era quasi sempre quella di essere solidali con i partigiani ucraini che agiscono nelle zone circostanze di Kherson compiendo sabotaggi e attentati alle infrastrutture militari russe. Da quello che riferiscono i testimoni spesso per essere liberati i torturati dovevano confessare atti non commessi. Un modo per intimidire la popolazione che fin dall'inizio dell'occupazione aveva protestato pacificamente nelle piazze della città ( contro l'erosione delle libertà fondamentali che avveniva di giorno in giorno) sfidando i soldati di Mosca che non di rado avevano sparato ad altezza d uomo.

La Russia ha sempre negato di aver commesso atti che si configurerebbero come veri e propri crimini di guerra, l'Onu stesso ha piu volte sollevato la questione e inviato i propri ispettori sui luoghi indicati come zone dove sarebbero state commesse torture. Fino ad ora, con inchieste ancora in corso, le evidenze non sono state moltissime e le investigazioni indipendenti sono soggette a difficoltà date dalla guerra ancora in corso e la presenza di militari; per i giornalisti stessi e difficile verificare gli avvenimenti come nel caso di alcuni reporters che il 14 novembre scorso hanno visto revocato il loro accredito. Secondo lo stato maggiore di Kiev avrebbero violato alcune regole procedurali inerenti le zone di combattimento.

Un fatto acclarato dagli stessi militari che hanno parlato di «diversi membri dei media, che ignorando i divieti e le precauzioni esistenti in vigore e senza l’approvazione dei comandanti competenti e dei servizi di pubbliche relazioni delle unità militari», si sono recati in luoghi interdetti.