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Andrea Sempio accompagnato dai suoi avvocati alla Caserma dei Carabinieri Montebello per tes del dna in relazione al caso Garlasco
A 18 anni dall’omicidio di Chiara Poggi gli investigatori sono ancora alla ricerca dell’arma del delitto. Ieri l’ennesimo colpo di scena: infatti sono state eseguite diverse perquisizioni ordinate dalla procura di Pavia da parte dei carabinieri del Nucleo investigativo di Milano che da ormai qualche mese stanno indagando sulla pista alternativa al delitto per la quale è stato condannato in via definitiva nel 2015 l’ex fidanzato della vittima Alberto Stasi.
La prima perquisizione è avvenuta in un’area campestre e in un canale di Tromello, piccolo centro alle porte di Garlasco, che i vigili del fuoco hanno svuotato. Qui i carabinieri si sono mossi appunto alla ricerca della possibile arma del delitto. Nei vecchi atti delle indagini sul caso di Garlasco c'erano le dichiarazioni di un testimone - Marco De Montis Muschitta, 32 anni, dipendente dell'azienda municipale del gas di Vigevano con mansione di controllo delle acque a Garlasco e dintorni - che aveva raccontato di aver visto Stefania Cappa, cugina della vittima, allontanarsi quella mattina del 13 agosto 2007 in bici dalla villetta dei Poggi con in mano un oggetto pesante, salvo, poi, solo al termine di cinque ore di interrogatorio mettere a verbale di essersi inventato tutto.
La testimonianza è stata riletta nelle nuove indagini della Procura di Pavia e quell'uomo sarebbe stato ascoltato nuovamente dagli investigatori, così come il cosiddetto «super testimone» del programma di Italia1 le Le Iene. Pure lui punterebbe il dito contro la cugina che non è indagata e mai lo è stata. Avrebbe rivelato che l’arma è stata gettata nella roggia che scorre tra le case, tra cui quella adesso disabitata della nonna delle gemelle Cappa. La sua intervista integrale verrà trasmessa il 20 maggio. All’inizio si era parlato di un attizzatoio della famiglia Poggi o comunque di un oggetto metallico, anche se i genitori di Chiara hanno precisato che «tutti gli attrezzi del camino ci sono ancora» e l'attizzatoio «che avevamo allora c'è ancora adesso». Mentre hanno confermato, anche a detta dell'avvocato Gian Luigi Tizzoni, che dalla casa manca un martello, strumento compatibile con quanto emerso dalle perizie. Come si ricorderà, nelle sentenze dell'appello bis di Milano e della Cassazione che hanno condannato Alberto Stasi a sedici anni per l'omicidio volontario, si è ipotizzato che l'arma del delitto, mai ritrovata, sia o un paio di «forbici da sarto» o più probabilmente un «martello da muratore».
Nel mirino degli inquirenti sono finite pure le abitazioni del nuovo indagato Andrea Sempio, 37 anni, a Voghera e quella dei suoi genitori nel paese dove avvenne il delitto il 13 agosto 2007. Il giovane, da quanto appreso, si è mostrato «tranquillo» e ha dato «piena disponibilità» alle attività di perquisizione dei carabinieri. La madre, Daniela Ferrari, nelle scorse settimane era stata ascoltata come persona informata sui fatti, ma si era avvalsa della facoltà di non rispondere prima di accusare un leggero malore. Le perquisizioni hanno riguardato anche le abitazioni di due amici di Sempio, Roberto Freddi e Mattia Capra: lui li avrebbe sentiti la mattina in cui è stata uccisa Chiara. Entrambi frequentavano l’abitazione di via Pascoli in quanto amici di Marco Poggi, fratello della vittima. Non sono indagati. «Non esiste nessun rapporto tra Andrea Sempio e le gemelle Cappa, che facciano tutti gli accertamenti del caso ma non si conoscevano»: lo ha affermato Angela Taccia, avvocata di Andrea Sempio nella mattinata di ieri, aggiungendo: «il decreto di perquisizione è generico, non c’è qualcosa da cercare di preciso. Sono indagini tradizionali a tappeto che vanno avanti».
Difatti, come riferito dall’Adnkronos, nell’atto si farebbe riferimento alla «ricerca di qualsiasi cosa utile alle indagini». Alle 19 di ieri sera la legale ha dichiarato ai cronisti che i carabinieri «non hanno trovato nulla di rilevante» o «riconducibile» al delitto. Quello che non è ancora ben chiaro, dopo una giornata così convulsa e piena di condizionali, è se i fascicoli di indagine siano due – una a carico di Andrea Sempio e l'altro a carico di una delle sue sorelle Cappa – oppure solo uno, ossia riguardante Sempio, indagato in concorso con Stasi o ignoti. Ha parlato anche Francesco Compagna, legale del fratello di Chiara Poggi, Marco: «la famiglia Poggi è rimasta ancora una volta basita per quanto sta accadendo».
Secondo il legale «il nostro ordinamento attribuisce alle Procure un amplissimo potere in fase di indagini ma non per questo gli inquirenti possono collocarsi al di sopra della giurisdizione ignorando quanto accertato in un giusto processo, valorizzando - a distanza di quasi 20 anni - delle ipotesi stravaganti e creando in tal modo i presupposti per una loro immediata diffusione sugli organi di stampa». L’avvocato in pratica si sta chiedendo fino a che punto, anche in assenza di un processo di revisione per Stasi che gli è stato sempre negato, la procura può fare nuove indagini. Tema di cui si sta iniziando a discutere tra gli operatori del diritto. Ha poi concluso: «nel rispetto delle persone coinvolte in una così tragica vicenda, e ora eventualmente esposte a sofferenze indicibili, si richiederebbe a nostro avviso un maggior rigore nella valutazione dei dati probatori e nella tutela della riservatezza degli eventuali accertamenti ritenuti opportuni».
Di parere opposto, ça va sans dire, il commento di Giada Bocellari, legale di Alberto Stasi: «Queste iniziative della Procura di Pavia dimostrano l'assoluta serietà dell'indagine in corso, attendiamo come tutti gli sviluppi», ha detto la legale. Stasi, che si è sempre proclamato innocente ed ora è in semilibertà dopo avere scontato dieci dei sedici anni di pena, ha ribadito in queste settimane di guardare con «fiducia» alle nuove indagini. Venerdì 16 maggio intanto, proprio a Pavia, si terrà la nuova udienza di conferimento dell’incarico per l’incidente probatorio sul Dna trovato sotto le unghie di Chiara Poggi.