PHOTO
Almasri
La procura della Corte penale internazionale (Cpi) smonta le giustificazioni del governo italiano sul caso di Nijeem Osama Almasri, il capo della polizia giudiziaria libica accusato di crimini contro l’umanità. E ribadisce la sua richiesta: l’Italia deve essere formalmente dichiarata inadempiente e deferita all’Assemblea degli Stati Parte o al Consiglio di Sicurezza dell’Onu.
In un documento di 14 pagine, l’ufficio del procuratore smantella punto per punto la linea difensiva del governo Meloni, accusato di aver ostacolato l’azione della giustizia internazionale. “L’Italia ha impedito alla Corte di esercitare le sue funzioni”, si legge nel dossier. E ancora: “Ha agito senza consultare la Corte, violando obblighi internazionali vincolanti”.
La vicenda risale al 18 gennaio quando la Cpi emette un mandato d’arresto per Almasri, accusato di torture e omicidi nel carcere libico di Mitiga, noto per gli abusi su migranti e oppositori. Il giorno dopo, il generale libico si trova a Torino per vedere una partita della Juventus. Viene arrestato dalla Digos. Ma dopo appena due giorni, il 21 gennaio, è di nuovo libero: la Corte d’Appello di Roma ne dispone il rilascio e il rientro in Libia con un volo di Stato.
Il governo ha spiegato che l’arresto non era stato preceduto da interlocuzioni con il ministero della Giustizia, titolare dei rapporti con la Cpi. Ma la Corte dell’Aja replica: l’Italia aveva l’obbligo di consultare la procura internazionale prima di decidere. La mancata consultazione è già di per sé “una grave inadempienza”.
Secondo quanto riferito da La Stampa, la Cpi considera “giuridicamente e di fatto insostenibile” la tesi italiana. Il governo avrebbe dato priorità alla richiesta libica di estradizione, ignorando quella della Corte. Una decisione unilaterale, non condivisa, che ora rischia di avere conseguenze diplomatiche.
Le opposizioni attaccano il governo. Enrico Borghi, vicepresidente di Italia Viva, parla di «clamorosa responsabilità politica. Il governo ha fatto scarcerare e riportare al suo posto un capo mafia, torturatore e trafficante. Perché è stato rimandato in Libia con un aereo di Stato, dopo un arresto legittimo della nostra Polizia?».
Duro anche Osvaldo Napoli di Azione: «Meloni pensava che il caso fosse chiuso. La Cpi invece porta la questione all’Onu. L’Italia ha contribuito a liberare un torturatore accolto come un eroe a Tripoli».
Il segretario di +Europa Riccardo Magi accusa: «Il governo sapeva perfettamente chi fosse Almasri. Hanno impedito che fosse giudicato da una Corte internazionale. Hanno trasformato l’Italia in uno Stato canaglietta».
Per Angelo Bonelli, deputato AVS: «Meloni, Nordio, Piantedosi e Mantovano hanno scelto di proteggere un presunto criminale di guerra, violando lo Statuto di Roma. Ora il Tribunale dei Ministri deve concludere le indagini per favoreggiamento».
La vicenda Almasri non si chiude, dunque, con il suo ritorno a Tripoli. Anzi, si riapre con una nuova e più pesante accusa: quella della Corte penale internazionale verso uno Stato membro che ha scelto – secondo l’Aja – di non rispettare le regole comuni della giustizia globale. E la richiesta formale di deferimento dell’Italia alle Nazioni Unite è ora sul tavolo.