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La questione delle famiglie omogenitoriali torna in primo piano con la sentenza della Corte d’appello civile di Milano che, ribaltando il verdetto di primo grado, ha dichiarato «illegittima l’iscrizione sul Registro degli atti di nascita della doppia maternità del bambino» nato all’estero mediante tecniche di procreazione medicalmente assistita.
I tre atti registrati dal Comune di Milano vanno dunque modificati, con l’indicazione della sola madre biologica. Mentre il riconoscimento del genitore “intenzionale”, colei che non ha un legame biologico con il bimbo, dovrà passare per l’adozione in casi particolari: un iter lungo e incerto, secondo le coppie che in questi anni hanno portato avanti la propria battaglia giudiziaria.
Nei tre casi in esame, la sezione Persone minori e famiglie «ha accolto, e per l’effetto ha dichiarato ammissibile il reclamo proposto dalla procura di Milano avverso i decreti del tribunale coi quali si era ritenuto inammissibile» la procedura di rettificazione. Ma al contempo la Corte «richiede l’intervento del legislatore, unico soggetto capace di operare un articolato disegno normativo idoneo a declinare in modo corretto i diritti dei soggetti coinvolti nella vicenda procreativa umana medicalmente assistita, realizzando il bilanciamento di diritti di rango costituzionale che non devono venire a trovarsi in conflitto tra loro, ivi inclusi quelli del nascituro, soggetto capace di diritti, nel suo essere e nel suo divenire».
In primo grado, lo scorso giugno, i giudici dell’ottava sezione civile avevano invece ritenuto legittimi gli atti con due mamme, dal momento che il loro annullamento - secondo il tribunale - non può «essere realizzato attraverso il procedimento di rettificazione», ma con «l’instaurazione di una vera e propria azione volta alla rimozione dello stato di figlio».
Il nodo resta dunque il “vuoto di tutela” già richiamato con la sentenza 32 del 2021 dalla Corte Costituzionale. Soprattutto dopo lo stop ai sindaci da parte del Viminale, che con la circolare del gennaio 2023 interveniva sul riconoscimento dei figli nati da coppie omogenitoriali alla luce della sentenza della Cassazione a Sezioni Unite del dicembre 2022, relativa (esclusivamente) al riconoscimento dei bambini nati tramite gestazione per altri.
Diverso è il caso dei bimbi nati da due donne tramite fecondazione eterologa: sul punto la Cassazione ammette la trascrizione degli atti formati all’estero, ma nega la possibilità di formarli in Italia. Proprio come è avvenuto a Padova, dove la procura, dopo aver impugnato gli atti con l’indicazione di due mamme, lo scorso novembre ha chiesto di inviare gli atti alla Consulta.