Oltre un milione di euro per i danni morali e patrimoniali «subiti»: sono queste le richieste avanzate dalle parti civili nel processo sui presunti affidi illeciti in val d’Enza “Angeli e Demoni”, che domani vedrà in aula l’inizio delle arringhe dei difensori degli imputati. Gli avvocati di parte civile sono arrivati a richieste singole da 500 mila euro. Secondo l’accusa, i servizi sociali avrebbero manipolato documenti e testimonianze per allontanare ingiustamente minori dalle loro famiglie, favorendo affidi a persone vicine agli imputati. La pm Valentina Salvi ha chiesto fino a 73 anni di carcere complessivi, sottolineando che la terapia sarebbe stata utilizzata come strumento per confermare ipotesi di abuso già predefinite, anziché come supporto neutrale.

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Molti i momenti di commozione in aula, fino alle lacrime dell’avvocato Nicola Termanini, legale della famiglia della piccola A., considerato il caso pilota dell’inchiesta Bibbiano. Termanini ha raccontato in aula il momento dell’allontanamento della bambina – avvenuto, su disposizione del Tribunale per i minorenni, senza informare la famiglia – ricordando la collega Patrizia Pizzetti, scomparsa nel corso del dibattimento, che aveva rappresentato la famiglia fino a quel momento e che ottenne dal Tribunale per i minorenni il rientro della bambina in famiglia, prima degli arresti del 2019.

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Al centro della discussione di Termanini il disegno che secondo la procura sarebbe stato modificato dalla psicologa Imelda Bonaretti, che secondo la pm avrebbe aggiunto delle mani per attribuire connotazioni sessuali allo stesso. Disegno, ricordiamo, che rappresentava un adulto steso su una bambina su un letto e che è stato però rappresentato dalla stampa, fino ad oggi, sempre in verticale, eliminando il letto. Il legale ha chiesto 50mila euro di provvisionale per il padre e 20mila euro per la calunnia verso il nonno. A commuoversi in aula anche la nonna della piccola. Per l’ex compagno della madre della bambina, sospettato (e poi archiviato) di aver abusato della bambina – che lo aveva raccontato alle maestre –, l’avvocato Marco Rapacchi ha sottolineato che «si trovò gravato da un’accusa infamante» e anche se il procedimento si è chiuso presto e bene per la sua posizione «la sua vita è stata sconvolta».

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Secondo un altro avvocato di parte civile, Domenico Morace, i servizi avrebbero scelto «le vittime sulla base del ceto sociale o delle loro fragilità, isolando i minori dalle famiglie», una sorta di «catena di montaggio». Ma sulla vicenda, ha evidenziato, ha pesato anche lo sciacallaggio della politica, di qualsiasi colore.