«D. mi tocca nelle zone intime…. Mi manca il sesso. Mi manca D.». Sono parole sconvolgenti quelle riferite dalla piccola A. - di appena 9 anni - alla sua insegnante di sostegno. Parole che arrivano ben prima della fase di terapia psicologica e prima dell’affido, sintomo di una profonda sofferenza che l’insegnante comunica anche alla preside della scuola frequentata dalla bambina, considerata il “caso zero” dell’affaire Bibbiano.

Il particolare è stato confermato ieri in aula nel corso del processo sui presunti affidi illeciti in Val d’Enza. Particolare appuntato dalla donna in un diario e poi in una relazione dettagliata, così come richiesto dalla dirigente scolastica, che imponeva agli insegnanti massima precisione nelle segnalazioni. Quei documenti, ora, si trovano tutti agli atti del processo.

Nel diario di Margherita Bassi, che seguiva la bambina, all’epoca in quarta elementare, si leggono chiaramente i riferimenti al «sesso» e alla “mancanza di D.”, il compagno della madre della bambina. Si tratta del caso del disegno - una bambina su un letto, con un adulto sopra -, al quale, secondo la procura, la psicologa Imelda Bonaretti avrebbe aggiunto due braccia che si allungano verso il bordo del letto. Un falso, dunque. Ma l’accusa non riguarda la relazione che lo accompagna e che spiega ciò che la bambina raccontava, ovvero di essere stata toccata nelle zone intime dall’uomo.

A firmare quella relazione non era stata, però, solo Bonaretti, ma anche il suo superiore, teste di punta della procura per il capo di abuso d’ufficio. L’insegnante, in aula, ha confermato il contenuto del diario - che appunta particolari precedenti all’affido disposto dal servizio sociale -, le cui pagine sono anche allegate alle sommarie informazioni rilasciate dalla donna prima ancora della esecuzione dell’allontanamento. Un diario ricostruito a ritroso, nel momento in cui Bassi ha iniziato a comprendere la gravità delle rivelazioni della bambina.

Il primo appunto era stato scritto materialmente il 21 marzo 2018: l’insegnante, raggiunta dalla bambina, scriveva: «Mi dice che era triste per quello che era successo, per il “sesso”». Così, la donna ha deciso di scrivere anche le frasi pronunciate nei giorni precedenti, a partire dal 9 febbraio, quando la bambina rivelò che il compagno della madre «la toccava nelle parti intime. Da quel giorno spesso mi parla di volersi buttare dalla finestra».

Un desiderio, ha confermato la teste in aula, che la bambina avrebbe espresso più volte, anche nei giorni successivi. E della situazione la bambina aveva cominciato a parlare anche con i compagni di classe. L’insegnante ha poi riferito tale particolare idea suicidiaria all’Asl, tanto che il riferimento compare nella cartella clinica di A., depositata in udienza dalla difesa. Ma non solo: l’insegnante aveva informato anche la preside delle frasi della bambina, in una relazione poi inoltrata da quest’ultima ai servizi sociali. Il documento, datato 28 febbraio 2018, ribadiva il concetto: «Le sue parole sono state: D. mi tocca nelle parti intime».

La difesa Anghinolfi, rappresentata dagli avvocati Rossella Ognibene e Oliviero Mazza, ha poi depositato una relazione firmata da Bassi ( e dalla stessa riconosciuta) datata 6 giugno 2018 e inviata alla nuova scuola frequentata da A. dopo l’affido, nella quale l’insegnante dava atto dell’aggravarsi della situazione emotiva della bambina da febbraio ad aprile, quindi prima dell’allontanamento, eseguito l’ 11 aprile. Relazione in cui A. veniva descritta «di umore depresso e molto incline al pianto» e incapace di svolgere attività didattica. Al centro dell’udienza

anche i messaggi inoltrati dall’insegnante di sostegno alla psicologa e scritti da una collega, Maria Pia Cocciolo, unica insegnante presente il giorno in cui il nonno di A. fece irruzione durante una recita presso la scuola della nipote. Quel giorno l’uomo si presentò sul palcoscenico, nonostante il tentativo degli organizzatori di dissuaderlo, dichiarando che la bambina era stata rapita dai servizi e sottratta alla famiglia tra le urla e lacrime mentre veniva portata via, parole che provocarono un vero e proprio shock nei bambini presenti, che si sono messi a urlare e a piangere.

L’uomo ha dichiarato in aula, a novembre, di non essersi accorto del turbamento dei bambini. Ma sono i messaggi di Cocciolo - dalla stessa riconosciuti in aula - a descrivere il clima: «In sala le urla dei nostri bambini erano strazianti. Il nonno ha detto che la bambina urlava e piangeva mentre l'hanno portata via. E che la nonna si è fatta 3 giorni di ospedale (...). Io ho abbracciato i bimbi che piangevano e sono andata via senza dire niente».

Ai bambini gli insegnanti avevano fornito una storia edulcorata sull’allontanamento della loro compagna proprio per evitare agli stessi uno shock. La teste aveva poi confermato la circostanza ai carabinieri, dopo la denuncia di Federica Anghinolfi contro il nonno. Che in aula aveva dichiarato di aver inviato una mail di scuse un giorno prima della querela. A smentire la circostanza, però, è la lettera inviata con posta ordinaria e depositata in quella occasione, il cui timbro postale risale a otto giorni dopo la denuncia di Anghinolfi.

Cocciolo, in aula, ha riconosciuto la lettera, che aveva personalmente fotocopiato e consegnato ai carabinieri. Ed è stata anche smentita la circostanza che l’allontanamento dalla scuola sia avvenuto in maniera traumatica: la bambina, stando alla testimonianza di Bassi, non ha pianto - così come invece affermato dal nonno - e si è allontanata con due assistenti sociali in maniera «serena». Dopo l’insegnante di sostegno è stato il turno della ginecologa Daniela Viviani, che ha visitato A. ad aprile 2018. Visita necessaria in riferimento al sintomo - risalente a novembre e dicembre - di bruciore alle zone intime. Insomma, un motivo clinico e non alla ricerca di prove di un possibile abuso sessuale, come ipotizzato invece dal capo di imputazione.