Fu la piccola A. a raccontare alla madre dei presunti abusi subiti dal compagno e non i servizi sociali. Tant’è che fu la stessa donna a riferirlo al Tribunale dei Minorenni. E anche dopo il blitz della procura di Reggio Emilia, che avrebbe messo fine al presunto business degli affidi illeciti, la madre ha continuato a vivere lontano dalla ragazza, oggi 15enne, collocata ancora presso i nonni insieme al padre, al quale è stato diagnosticato un disturbo borderline, tanto da essere sottoposto, in passato, a trattamento sanitario obbligatorio.

È una storia complicata quella affrontata ieri nel corso dell’udienza del processo “Angeli& Demoni”, dove l’attenzione si è concentrata sul caso del presunto disegno modificato dalla psicologa Imelda Bonaretti per confermare gli abusi subiti dalla bambina da parte dell’ex compagno della madre. Abusi dei quali la bambina parla in modo dettagliato con la psicologa, accusata di averla in qualche modo plagiata, ma anche a scuola e con gli amici.

La vicenda del disegno è emblematica: la versione consegnata alla stampa, al momento degli arresti, era quella di un adulto e una bambina, in piedi, fianco a fianco, con le braccia dell’uomo che si allungano sulla piccola. Un disegno che però sarebbe diverso dall’originale, almeno secondo la procura di Reggio Emilia e la perizia della grafologa Roberta Tadiello che ha certificato l’aggiunta postuma di due mani poste in corrispondenza dell’area genitale della bambina. Quel disegno era finito su tutti i giornali, come esempio lampante delle gravi violazioni commesse da psicologi e assistenti sociali della Val d’Enza con lo scopo di allontanare i bambini da genitori innocenti e ingiustamente accusati di abusi sessuali ai loro danni, per alimentare, così, il business degli affidi. Ma in fase di udienza preliminare era emerso che il disegno consegnato a tv e giornali è stato prima orientato in senso verticale e poi “schiacciato”, con il risultato di alterarne le proporzioni. Le braccia e le mani, dunque, risultano ad occhio nudo più lunghe e grandi. Ma non si tratta solo di questo. Il disegno originale risulta in posizione orizzontale e presenta un altro particolare, eliminato dalla versione consegnata alla stampa: l’immagine completa, infatti, ritrae una bambina sdraiata su un letto e, sopra di lei, l’adulto. Un contesto, dunque, assolutamente ambiguo e diverso da quello presentato sui giornali. Inoltre, madre e nonna della bambina hanno dichiarato di aver visto un solo disegno, versione smentita dai messaggi tra le due, che parlano invece di «disegni compromettenti», che vengono confusi tra di loro.

La situazione di sofferenza di A. era evidente, agli occhi della nonna e della madre, mesi prima che la psicologa prendesse in carico la bambina, come emerge dalle chat scambiate tra le due donne, nelle quali si parla dell’incapacità della piccola di trattenere la minzione. «Pure ieri si è bagnata le mutandine - scriveva la nonna alla madre -. Non so se è vero, ma a domanda perché… “Cerco di non pensare a D. (l’ex compagno della madre, ndr), ma se ci penso”... E piange». Il tema dell’ex compagno della madre, dunque, era presente prima delle sedute con la psicologa - che venne contattata proprio dalle due donne dopo aver escluso cause mediche per i problemi della figlia -, davanti alla quale la bambina ha raccontato di abusi sessuali subiti mentre la madre dormiva. Eventi che la piccola spiegava con palese angoscia - e in diversi casi aggiungendo particolari non evocati dalle domande - ma che non sono mai stati accertati: la vicenda giudiziaria di D., infatti, è stata archiviata dalla pm Valentina Salvi proprio nel corso delle indagini sugli affidi, data la contestazione mossa a Bonaretti e ai servizi sociali. Ma non è la relazione di Bonaretti - quella in cui si ipotizza l’abuso - ad essere oggetto di contestazione di falso ideologico e depistaggio, bensì, paradossalmente, solo il disegno.

Ma non solo: la ragazza, che oggi è in prima superiore, abita ancora con i nonni e la madre continua a non inserirla nello stato di famiglia, giustificando tale situazione con il provvedimento del Tribunale dei minori, che ha collocato la ragazza presso i genitori del padre. Una versione diversa rispetto a quella fornita in precedenza, quando la donna giustificava la lontananza dalla figlia con la necessità di garantirle continuità scolastica. Un problema, in ogni caso, che ora non si porrebbe più, dal momento che la ragazza frequenta la prima superiore a Reggio Emilia. La difesa di Anghinolfi ha depositato inoltre un documento relativo ad un incontro della madre e dei nonni con i servizi sociali e sanitari ad ottobre del 2017, del quale emerge il tema della volontà della madre di tenere la bambina con sé, volontà che non ha però perseguito dopo l’intervento della procura.

«È il caso paradigmatico di una situazione che richiedeva l’intervento dei servizi sociali e che dopo l’intervento della procura espone tuttora la ragazza, ora 15enne, a presunta violenza assistita», ha spiegato Oliviero Mazza, difensore insieme a Rossella Ognibene di Federica Anghinolfi, responsabili dei servizi sociali della val d’Enza. Nel 2021, due anni dopo l’intervento della procura, infatti, il padre ha raccontato ai terapeuti che lo seguono nel centro di salute mentale di aver avuto agiti violenti con il nonno della ragazzina, che è intervenuta per dividerli. E la giovane, stando al racconto della madre, avrebbe manifestato anche idee suicidarie e comportamenti autolesionistici.