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Media davanti alla procura di Pavia che indaga sul delitto di Garlasco
«La famiglia Poggi è da settimane vittima di una assillante campagna diffamatoria da parte di organi di informazione e social, che non sta purtroppo risparmiando nemmeno la amata Chiara». È quanto affermato in una nota dagli avvocati Gian Luigi Tizzoni e Francesco Compagna, legali della famiglia della ragazza uccisa nella sua abitazione di Garlasco il 13 agosto 2007.
Da quando a marzo di quest’anno c’è un nuovo indagato per il delitto che sconvolse l’Italia diciotto anni fa, ossia Andrea Sempio, i genitori e il fratello della giovane donna sono tornati prepotentemente sotto i riflettori. Diversamente da quanto accade in altre situazioni simili, in cui la vittima viene fortemente «protagonizzata» e «canonizzata» «a scapito del presunto reo» (Vittorio Manes, Giustizia mediatica, Mulino editore), in questo caso sul banco dell’accusa è stata posta da alcune testate la stessa Chiara Poggi.
Proseguono infatti i due legali nella lettera inviata alla stampa: «Ieri sera la trasmissione le Iene ha addirittura adombrato una sua presunta relazione sentimentale con un ‘uomo adulto’, utilizzando a tal fine le risalenti dichiarazioni di una persona deceduta, già all’epoca ritenute del tutto false». Per la famiglia Poggi «la continua sovrapposizione fra fughe di notizie, vere o presunte, riguardanti l'attività di indagine e le autonome ricostruzioni romanzesche liberamente costruite dai soggetti più vari, ha determinato l'incontrollabile diffusione di ogni genere di insinuazioni in totale dispregio della realtà dei fatti e del rispetto dovuto ad ogni singola persona a qualsiasi titolo coinvolta nelle vicende in questione». E concludono: «Nell'auspicio che le autorità preposte possano a loro volta contribuire a porre fine a simili reiterate condotte illecite, la famiglia Poggi provvederà da parte sua ad ogni opportuna iniziativa giudiziaria a tutela della dignità e dell’onore di Chiara».
Dunque la famiglia Poggi lancia un appello affinché si ponga un freno al reality show in atto sull’inchiesta Garlasco bis e si rispetti la privacy di tutti quelli coinvolti: il colpevole acclarato, ossia Alberto Stasi, il presunto innocente, Andrea Sempio, i terzi coinvolti, le sorelle Stefania e Paola Cappa, la vittima, Chiara Poggi, al centro di un processo di vittimizzazione secondaria post mortem.
Intanto l’agenzia di stampa Lapresse ha reso noto un “appunto” della Procura generale di Milano inviato a quella di Pavia nel 2017. Vi si legge che Chiara Poggi non aveva alcuna «doppia vita» e che la «versione alternativa» che indica in Andrea Sempio il suo assassino è priva di «ogni razionalità e plausibilità pratica». Sulla questione è intervenuto anche il vice premier e ministro degli Esteri Antonio Tajani: «Chiudere processi per poi riaprirli è un fatto che crea una grande confusione nell'opinione pubblica. Si dà un senso di incertezza del diritto. Forse, prima di comunicare che si riapre un processo, bisogna riflettere e vedere se ci sono tutti gli elementi per farlo. Altrimenti il cittadino non capisce più cos'è la certezza del diritto, questo è il vero problema». Per Tajani, «la persona che è stata assassinata è pure vittima, non può diventare vittima due volte: dell'omicidio, ma anche della damnatio memoriae. Come se fosse colpevole di chissà che cosa, questo non è assolutamente giusto. Quando si fanno delle indagini, se si devono riaprire, si riaprono in silenzio, con grande discrezione. Poi, se ci sono prove certe, allora si può dare la notizia. Mi pare anche che dalla parte della stampa dovrebbe esserci un po' più di prudenza, perché c'è sempre il rispetto della persona come elemento fondamentale».
Insomma il ministro chiama in causa sia la Procura di Pavia che la stampa, tutti forse costretti a dividersi le responsabilità di una indagine trasmessa minuto per minuto sui giornali e nelle trasmissioni televisive. Per quanto riguarda proprio la presunta fuga di notizie rispetto ad una fase che dovrebbe essere caratterizzata dal segreto istruttorio da parte della Procura e degli organi di polizia giudiziaria, siamo in attesa che il Ministro della Giustizia Carlo Nordio risponda all’interrogazione parlamentare del forzista Tommaso Calderone.
Ma i Poggi non sono stati gli unici a parlare e ad annunciare azioni legali. «A fronte di notizie a carattere diffamatorio diffuse dagli organi di stampa e dai social che nulla hanno a che vedere con pretesi ma inesistenti obiettivi di giustizia» la famiglia Cappa, tramite i loro legali Gabriele Casartelli e Antonio Marino, ha fatto sapere che si tutelerà. «Dovendo constatare che, ormai, non passa giorno senza che vengano diffuse dagli organi di stampa e dai social, in modo del tutto incontrollato, le più assurde ed implausibili pseudo-informazioni», la famiglia Cappa ha affermato che non tollererà «oltre questo modo di agire illecito e contrario alle norme di civile convivenza». Ma non è tutto.
A dover fare un comunicato per salvaguardare la loro immagine sono stati anche i preti: « In relazione alle notizie diffuse negli ultimi giorni dai media riguardanti un possibile collegamento tra il Santuario della Bozzola e la nuova indagine della Procura di Pavia sull'omicidio di Chiara Poggi, la Diocesi di Vigevano (tramite don Emilio Pastormerlo, portavoce del vescovo Maurizio Gervasoni) afferma la sua decisa volontà di non lasciarsi in alcun modo condizionare da illazioni o indiscrezioni di qualsiasi genere. L'unico interesse della Diocesi è quello di salvaguardare le attività spirituali e di preghiera che vengono ospitate nel Santuario». Il riferimento è all’inchiesta sul ricatto a luci rosse all'ex rettore del Santuario della Bozzola. L'avvocato Massimo Lovati, uno dei legali di Andrea Sempio, in una intervista a Repubblica ha parlato di un possibile «segreto» scoperto da Chiara Poggi su fatti avvenuti al Santuario della Bozzola.