«La legittimazione si rinnova quotidianamente con la risposta meditata e responsabile alle domande di giustizia, la tutela dei diritti fondamentali della persona, il rigoroso rispetto delle garanzie difensive, l’osservanza del metodo del contraddittorio, l’attento ascolto delle ragioni degli altri, il costante confronto con l’Avvocatura e l’intera comunità dei giuristi, la leale collaborazione con le altre Istituzioni, oltre che con comportamenti ispirati a equilibrio, sobrietà, riservatezza». È una lezione di stile quella impartita dalla prima presidente della Cassazione Margherita Cassano.

La prima donna ad occupare il seggio più alto del Palazzaccio, la prima a dare il via all’anno giudiziario, al cospetto di tutti i protagonisti della giurisdizione. Che sono magistratura (anche quella onoraria, citata esplicitamente da Cassano) e avvocatura, unite, nel rispetto delle garanzie, quelle difensive su tutte. Cassano parla davanti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al presidente della Camera Lorenzo Fontana e al ministro della Giustizia Carlo Nordio. Non c’è Giorgia Meloni, impegnata a Palazzo Chigi per un consiglio dei ministri. E c’è l’avvocatura, rappresentata dal presidente del Consiglio nazionale forense Francesco Greco, la voce che ha chiuso la cerimonia auspicando un profondo processo riformatore della giustizia, invocato da Mattarella e non pienamente realizzato, a dire di Greco, dal legislatore, «alla luce delle riforme approvate che hanno portato ad un allarmante allontanamento della giurisdizione dai principi fondanti del nostro sistema giuridico e dai cittadini».

I dati

Cassano parte dai dati, che danno ragione all’ex ministra della Giustizia Marta Cartabia e al suo intervento riformatore, stando ai numeri: le pendenze, nel civile, sono diminuite dell’8,2% nei Tribunali e del 9,8% nelle Corti d’appello. La durata media dei procedimenti si è ridotta in primo grado del 6,6% e in appello del 7%. Il disposition time è sceso del 6,4% nei Tribunali e del 6,4% nelle Corti d’appello. Un risultato reso possibile in particolare dalla mediazione, ha ricordato la prima presidente, il cui valore «non risiede soltanto nella sua capacità deflattiva, quanto piuttosto nella sua idoneità a realizzare la coesione sociale, a porre al centro la persona, prima ancora che la “parte”, a restituire agli individui l’opportunità di comprendere le ragioni del conflitto e di acquisirne la consapevolezza, a promuovere l’ascolto empatico dell’altro, a gestire relazioni efficaci attraverso il confronto».

Il dato è positivo anche nel settore penale, dove le pendenze si sono ridotte del 13% nei Tribunali e del 6,5% nelle Corti d’appello; un dato tanto più significativo considerato l’aumento dei procedimenti di nuova iscrizione pari complessivamente nel 2023 a 2.447.467 rispetto ai 2.413,467 del 2022. Il numero dei procedimenti definiti è aumentato dell’8,3% in primo grado e del 10,6% in appello. Il disposition time è sceso, in Tribunale, a 310 giorni, rispetto ai 386 del periodo precedente e, in Corte d’appello, a 689 giorni rispetto agli 815 del periodo precedente. Tutte buone notizie in relazione al Pnrr, tanto da far formulare a Cassano una prognosi di conseguimento degli obiettivi, pari, rispettivamente, a 282 giorni per i Tribunali e a 601 giorni per gli Uffici di secondo grado.

«Sono dati che fanno razionalmente sperare e trovano la loro ragione di essere nell’organico intervento riformatore del 2022», ha sottolineato, scegliendo come esempio la giustizia ripartiva, grazie alla quale «è stata superata l’ottica carcerocentrica ed è stato introdotto un inedito, ampio ventaglio di risposte punitive, volte, soprattutto per i reati di minore gravità, a privilegiare forme risarcitorie e restitutorie». Ma le riforme hanno rafforzato anche le garanzie e lo snellimento della macchina processuale, grazie a norme come quelle «sull’iscrizione della notizia di reato, sulle finestre di giurisdizione, sulle regole di giudizio per l’esercizio dell’azione penale, sui parametri di valutazione prognostica ai fini del rinvio a giudizio hanno un diretto raccordo con la presunzione di innocenza, prima ancora che una mera funzione acceleratoria».

E risultati positivi ci sono stati anche in Cassazione, dove su un totale di 94.759 procedimenti civili le definizioni ammontano a 34.793, con un disposition time pari a 1.003 giorni, 60 in meno rispetto al 2022 e 299 giorni in meno rispetto al 2019. Il che significa che mancano 26 giorni all’obiettivo previsto dal Pnrr. Nel penale, le pendenze sono diminuite del 17,4% (15.125 rispetto alle 18.318 dell’anno precedente) e la durata media è scesa dai 184 giorni del 2022 agli attuali 134 giorni, con un disposition time pari a 110 giorni, già al di sotto dell’obiettivo dei 166 giorni previsto dal Pnrr. Il tutto nonostante un vuoto d’organico pari al 23% tra i magistrati e al 32-34% tra il personale amministrativo. Ma il discorso di Cassano non si limita ai numeri.

I “nuovi diritti”

C’è l’esigenza di tutela di nuovi diritti, che a volte investe la magistratura, chiamata ad «uno sforzo particolare nell’individuare soluzioni ancorate esclusivamente al diritto positivo e coerenti rispetto al sistema delineato dal legislatore in una dimensione che sappia sapientemente coniugare il principio di effettività della tutela giurisdizionale con quello di leale collaborazione con gli altri poteri dello Stato». Per questo motivo i magistrati sono chiamati a confrontarsi con gli esiti delle varie fasi di giudizio e anche con «uno dei protagonisti ineliminabili della giurisdizione», ovvero l’Avvocatura, «cui spetta promuovere l’equilibrio tecnico dell’esercizio del potere giudiziario, l’osservanza delle garanzie del processo, il rispetto della regola del ragionevole dubbio nella ricerca della verità». E ciò perché «l’avvocato, al pari del giudice, è il garante dell’attuazione dei valori fondamentali enunciati dalla Costituzione, a partire dalla promozione e dalla tutela effettiva della dignità e della libertà della persona che debbono essere assicurate anche da rapporti con i mezzi di informazione e i media improntati a rigorosa deontologia professionale». Una «coesione culturale» che rafforza l’autorevolezza della giurisdizione.

I focus sul carcere, femminicidi e morti sul lavoro

Cassano parla anche di carcere, con il dramma del sovraffollamento (62.707 detenuti rispetto ai 51.179 posti disponibili), mentre diminuisce il numero delle persone sottoposte a custodia cautelare, in attesa di primo giudizio, appellanti o ricorrenti «a dimostrazione del rispetto del principio di gradualità e proporzionalità nella adozione delle misure limitative della libertà personale». E cita due drammi, su tutti: i femminicidi e le morti sul lavoro. I primi «si verificano con una preoccupante frequenza»: su un totale di 330 omicidi, nel periodo di riferimento, sono 120 quelli a danno delle donne, 97 delle quali sono state uccise in ambito familiare o nel contesto di relazioni affettive. E dei sette omicidi volontari consumati già nella prima settimana del 2024 tre vedono come vittima una donna. Reati che «richiedono particolare attenzione, competenza, professionalità e tempestività d’intervento per impedire conseguenze ben più gravi». Ma serve anche «una forte azione di sensibilizzazione e prevenzione culturale e sociale e da azioni di ampio respiro» per «incidere sulle cause generali di questa drammatica involuzione delle relazioni interpersonali, in cui sulla dimensione affettiva prevalgono tragicamente l’idea del possesso e del predominio sulla donna e il disconoscimento dell’uguaglianza di genere».

Per quanto riguarda le morti sul lavoro, invece, nei primi undici mesi del 2023, sono stati 968 gli infortuni. Una leggera flessione, rispetto al passato, che però non toglie gravità ad una «patologia sociale cui è urgente porre rimedio mediante una forte azione preventiva incentrata sul recupero di effettività di controlli seri, efficaci, moderni, capillari. In un moderno Stato di diritto non è tollerabile che si continui a morire a causa del lavoro».

Nel corso della cerimonia è intervenuta anche l’avvocata generale dello Stato, Gabriella Palmieri Sandulli. «L’anno appena trascorso ha segnato la pressoché compiuta digitalizzazione dell’attività giudiziaria in virtù del decreto legislativo 149/2022 e l’obbligatorietà del processo telematico anche dinanzi alla Corte di Cassazione - ha sottolineato -. L’Avvocatura dello Stato ha contribuito in modo significativo a questo percorso di innovazione iniziato qualche tempo fa fornendo, insieme al Consiglio nazionale forense, il proprio contributo ai tavoli tecnici e lo fornirà anche, se richiesto, su intelligenza artificiale e giustizia predittiva, che noi già stiamo utilizzando per il contenzioso seriale».