ITURCHIA

Arrestato, picchiato, torturato. Aytaç Ünsal, l’avvocato turco scarcerato temporaneamente dopo il digiuno che ha portato alla morte la collega Ebru Timtik, è stato nuovamente arrestato. L’accusa lanciata dal ministro dell’Interno Suleyman Solyu, che aveva minacciato di far arrestare chiunque esponesse la foto di Ebru dopo la sua morte, è quella di aver tentato la fuga, per sfuggire alla giustizia turca. Un’accusa respinta con fermezza dal People's Law Office, che ha denunciato, invece, la violenza subita da Ünsal, rendendo pubblica una foto dove sono visibili i segni delle percosse sul volto. Un’accusa insostenibile, quella lanciata dal braccio destro del presidente Recep Tayyip Erdogan: Ünsal porta infatti i segni del lungo digiuno, accusando grosse difficoltà motorie e danni alle terminazioni nervose. Stando al comunicato del ministero, l’avvocato - la cui protesta per un giusto processo ha scatenato la repressione del governo - sarebbe stato catturato con tre trafficanti di migranti, uno dei quali del Pkk, mentre cercava di fuggire all'estero da Edirne. La polizia avrebbe sequestrato anche una barca durante la perquisizione del veicolo su cui si trovava Ünsal. L’avvocato dovrà dunque passare 48 ore in custodia presso la sede della polizia di Edirne, nella sezione antiterrorismo. «Dopo essere uscito dall’ospedale, Aytaç Ünsal si era sistemato in una baracca nel quartiere Küçükarmutlu di Istanbul - si legge in una nota del People’s Law Office -, dove due settimane fa, il 23 novembre, la polizia politica ha fatto irruzione. Aytaç corre un alto rischio di infezione a causa della pandemia di Covid- 19 e del collasso del sistema immunitario a causa dello sciopero della fame. Nonostante ciò, i compagni che si trovavano con Aytaç Ünsal sono stati arrestati, la casa è stata perquisita da decine di poliziotti, che hanno saccheggiato i suoi averi. Questo raid è stato un attacco volto a ostacolare le cure di Ünsal e un tentativo persino di ucciderlo». Per gli avvocati turchi si tratta dell’ennesima cospirazione ai suoi danni: Ünsal, affermano, stava infatti cercando soltanto un luogo adatto per continuare le sue cure in condizioni più sane, dopo la devastazione della sua baracca. Una volta arrestato, affermano ancora i suoi colleghi, «è stato torturato dalla polizia politica, gettato a terra e calpestato, sbattendogli la testa contro l’asfalto. Il ministero dell'Interno ha continuato a mentire e manipolare. Non vi è alcun motivo legale per essere detenuti per 48 ore. È l’ennesima azione arbitraria e illegale».