«Bisognerebbe smetterla con questo stillicidio», affermano gli avvocati degli indagati nel procedimento romano per gli appalti dell’Anas, commentando la scelta di alcuni quotidiani di pubblicare ampi stralci delle intercettazioni telefoniche effettuate nell’ambito di quella inchiesta. Ascolti, va detto, che nulla hanno a che vedere però con le condotte contestate ai vari indagati. Si tratta, infatti, di conversazioni che neppure sono state utilizzate dal giudice delle indagini preliminari per motivare la propria ordinanza cautelare. L’ultimo caso in ordine di tempo ha riguardato ieri una conversazione fra Denis Verdini e l’allora parlamentare di Alleanza nazionale Francesco Storace, ora inviato del quotidiano Libero. Nella conversazione, in particolare, Verdini chiedeva a Storace se conoscesse il giornalista Guido Paglia, direttore del giornale online Sassate.it, che negli ultimi tempi aveva scritto articoli molto duri nei confronti dei vertici dell’Anas, proponendo una sponsorizzazione in cambio di una diversa linea editoriale. Interpellati, sia Storace che Paglia negavano di aver dato corso alla richiesta di Verdini. Quale, allora, lo scopo di pubblicare tale intercettazione trascritta dalla guardia di finanza e contenuta nell’informativa che è stata trasmessa al pm? Difficile non pensare che abbia lo scopo di caratterizzare ancor di più in modo negativo gli indagati. Quanto accaduto non può allora non porre nuovamente l’attenzione sul tema della fuga di notizie che caratterizza da tempo le indagini penali con indagati eccellenti. Anzi, ribaltando il concetto, si potrebbe dire che non esiste indagine con indagati eccellenti senza una fuga di notizie. Le polemiche di questi giorni da parte dell’Ordine dei giornalisti e della Federazione nazionale della stampa sul presunto “bavaglio” a seguito dell’emendamento del deputo e responsabile giustizia di Azione Enrico Costa di vietare la pubblicazione del contenuto delle ordinanze di custodia cautelare rischiano pertanto di non cogliere il nocciolo della questione, visto che la pubblicazione riguarda atti che sono segreti e che non sono contenuti nell'ordinanza. La storia giudiziaria del Paese è piena di fughe di notizie rimaste sempre senza autori. Il caso più clamoroso riguardò l’indagine Consip che a fine dicembre 2016 venne trasmessa per competenza da Napoli a Roma. Da quel momento in avanti inizierà un incessante, come dicono gli avvocati, “stillicidio”. Ai primi di marzo del 2017 l’intera informativa di reato, oltre mille pagine senza gli allegati trasmessa per competenza da Napoli a Roma, finirà integralmente nelle redazioni dei giornali. A memoria, una fuga di notizie dalle proporzioni “mai viste”, commenterà il vice presidente del Csm Giovanni Legnini. Il procuratore della Capitale Giuseppe Pignatone deciderà allora di revocare le indagini ai carabinieri del Noe alla luce proprio delle “ripetute rivelazioni di notizie coperte dal segreto”, delegando i carabinieri del Reparto operativo di Roma. Recentemente non si può non ricordare le intercettazioni dell’inchiesta della Procura di Perugia nei confronti di Luca Palamara pubblicate dai tre più importanti giornali del Paese a partire dal 29 maggio 2019 a ritmo quotidiano, intercettazioni che non erano state depositate ai difensori, risultando pervenute al Csm soltanto il 3 giugno successivo. La pubblicazione di quelle intercettazione determinò le dimissioni di cinque consiglieri del Csm, non indagati, che si erano incontrati con Palamara per ragioni del tutto estranee all’indagine, facendo saltare anche la nomina di Marcello Viola a procuratore di Roma. Che quella pubblicazione fosse un reato, la rivelazione del segreto d'ufficio, lo ha scritto nei mesi scorsi il giudice per le indagini preliminari di Firenze Sara Farini, in risposta ad una denuncia che era stata presentata sul punto dallo stesso Palamara. «Sussiste senza dubbio il  fumus commissi delicti del reato in iscrizione, considerata la circostanza - non controversa alla luce della documentazione prodotta dal denunciante e dalla scansione temporale dei fatti riferita in querela - della pubblicazione su varie testate giornalistiche di notizie ancora coperte da segreto investigativo», si legge nel provvedimento della giudice fiorentina. Riforma Costa a parte, già oggi il codice prevede che «è vietata la pubblicazione, anche parziale, degli atti non più coperti dal segreto e fino a che non siano concluse le indagini preliminari ovvero fino al termine dell’udienza preliminare. È sempre vietato - prosegue la norma - la pubblicazione anche parziale del contenuto delle intercettazione non acquisite». E le sanzioni? «Chi pubblica in tutto o in parte anche per riassunto atti o documenti di un procedimento penale di cui sia vietata la pubblicazione è punito con l'ammenda da euro 51 ad euro 258». In pratica nulla. I recenti paletti sulle intercettazioni hanno soltanto vietato la pubblicazione di ciò che «non è riprodotto dal giudice nella motivazione di un provvedimento o utilizzato nel corso del dibattimento». Cosa significa? Che se il giudice ha ritenuto di non prendere in esame delle intercettazioni, evidentemente non sono di interesse ai fini del processo. Ed essendo le intercettazioni mezzo di ricerca di prova e non di valutazione della morale o dell’etica, è giusto che non siano pubblicate. La norma vieta anche di indicare «i dati personali dei soggetti diversi dalle parti, salvo che ciò sia indispensabile per la compiuta esposizione». Il terzo, per il solo fatto di essere stato citato dai soggetti oggetti dell'attività intercettiva, non dovrebbe vedere il proprio nome finire sui giornali. Una disposizione di assoluto buon senso che pare essere però rimasta nel libro dei sogni. Ma è come è finita, poi, l’inchiesta di Firenze o proposito della violazione del segreto riguardo la pubblicazione delle intercettazioni del caso Palamara? «Ad oggi non risultano compiuti atti di indagine volti quantomeno a circoscrivere la platea di soggetti che possono essere venuti in contatto con le notizie segrete indebitamente propalate all'esterno della Procura della Repubblica di Perugia». Insomma, tutto è perdonato.