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L’ALTRO FRONTE
«C’è il fronte di guerra, il fronte diplomatico e poi quello giudiziario», spiega Iryna Venediktova, procuratrice generale dell’Ucraina, salutando l’entrata di Estonia, Slovacchia e Lettonia nella piattaforma di cooperazione giudiziaria messa in piedi da Eurojust allo scopo di individuare e giudicare i crimini di guerra in Ucraina. Procure europee unite: sei Paesi fanno fronte per trovare e giudicare tutti i crimini di guerra
Già al lavoro gli inquirenti di Polonia, Lituania Estonia, Slovacchia, Lettonia e Ucraina
«C’è il fronte di guerra, il fronte diplomatico e poi c’è quello giudiziario, le aule di tribunale per noi sono importanti come i droni e i missili che ci danno gli alleati occidentali», spiega Iryna Venediktova, procuratrice generale dell’Ucraina, salutando l’entrata di Estonia, Slovacchia e Lettonia nella piattaforma di cooperazione giudiziaria messa in piedi da Eurojust allo scopo di individuare e giudicare i crimini di guerra in Ucraina.
Sono sei i paesi dell’Unione europea attivamente coinvolti nell’inchiesta con l’avallo della Corte penale internazionale dell’Aja ( Cpi) dove gli eventuali imputati verranno mandati a processo. Altri paesi investigano separatamente e poi invieranno anch’essi le conclusioni alla Cpi.
«Questa collaborazione è essenziale e dovrà andare oltre il conflitto in Ucraina, è un modello per costruire e difendere la pace nel mondo intero», dice il procuratore capo della Cpi Karim Khan per il quale la pur terribile guerra può trasformarsi in un’occasione per rafforzare la cooperazione comunitaria.
Eurojust, che ha chiesto a Bruxelles uno stanziamento di 16 milioni di euro supplementari per i prossimi cinque anni, potrà allo stesso tempo studiare le documentazioni provenienti dalle diverse procure nazionali ( almeno una ventina coinvolte), in particolare foto e video, con alcune restrizioni, come ad esempio il divieto di utilizzare i software di riconoscimento facciale.
Su questo punto fra dieci giorni verrà votato un emendamento ad hoc dal Consiglio europeo per sospendere temporaneamente il divieto. Sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti i presunti crimini commessi in Ucraina dall’esercito russo, alcuni dei quali a dire il vero sono già ampiamente documentati come i massacri di civili a Bucha, con le testimonianze dei sopravvissuti e le centinaia di immagini raccolte. Più confusa la situazione di Mariupol capitolata dopo tre mesi di furiose battaglie a martellata dall’artiglieria di Mosca. Bisognerà far luce su tanti episodi, il più clamoroso è il bombardamento del teatro avvenuto nei primi giorni di invasione che inizialmente i russi hanno negato.
Si dovranno stabilire le responsabilità individuali come inpone ogni processo penale, individuare la catena di comando e distinguere tra esecutori e mandanti.
Difficilmente però, come sperano gli ucraini, verranno portati alla sbarra Vladimir Putin e i suoi ministri, che godono di immunità diplomatica. Discorso diverso per gli alti ufficiali e lo stato maggiore dell’esercito russo, potenzialmente processabili.
Anche se l’armata di Mosca, che ha invaso un paese sovrano, bombardato città e ucciso migliaia di civili è chiaramente l’aggressore e responsabile della gran parte delle esazioni, Kahn ci tiene a sottolineare che la Cpi non è un organismo politico e non fa il “tifo” per l’Ucraina, raccoglie semplicemente le denunce e agirà in modo del tutto imparziale, analizzando le denunce sui crimini commessi «da entrambe le parti», perché «non firmiamo assegni in bianco a nessuno». Insomma, la Cpi ci tiene a ribadire la sua indipendenza dagli alleati e le sue inchieste giudizire sui crimini di guerra non sono parte di quella «risposta globale» dell’Occidente a Vladimir Putin come aveva invece tuonato vicce premier britannico Dominic Raab