Negli uffici della procura di Parma si vive una “situazione drammatica” a causa della grave carenza di personale. Le preoccupazioni riguardano tutti gli operatori del diritto. Gli avvocati lamentano l’impossibilità a lavorare e a fornire risposte esaustive ai propri assistiti. Il procuratore della Repubblica, Alfonso D’Avino, si sta sforzando in tutti i modi per riorganizzare al meglio gli uffici. Una fatica immane, perché se mancano le risorse umane ci si può impegnare in tutti i modi, ma la coperta, da un lato o dall’altro, resterà sempre corta. I cittadini, inoltre, sono mortificati. Devono conoscere bene gli orari di apertura per evitare di trovare le porte degli uffici sbarrate o fare lunghe attese.

Nelle scorse settimane il capo della procura parmense ha firmato un ordine di servizio nel quale, rilevata “la drammatica situazione”, è stato necessario rivedere i plurimi settori «con spostamenti interni di personale, nel tentativo di limitare al massimo il disagio per la funzionalità degli uffici». Da qui l’amara constatazione: «In queste condizioni è assolutamente improponibile il mantenimento dell’apertura al pubblico dell’ufficio secondo gli standard stabiliti dalla legge». Un provvedimento necessario «dal momento che il compito istituzionale principale dell’ufficio di procura ruota intorno all’esercizio dell’azione penale, a partire dalla genesi (avvio delle indagini) sino alla fase dell’esecuzione, di tal che, secondo il principio ad impossibilia nemo tenetur, occorre ridurre gli orari di apertura la pubblico».

Ad acuire la situazione anche la particolare tendenza che si sta affermando negli ultimi tempi. Non solo fuga dall’avvocatura, come riportano gli approfondimenti che il nostro giornale sta facendo da oltre quattro anni. Molti dipendenti del ministero della Giustizia, forse perché scoraggiati dagli eccessivi carichi di lavoro, cercano fortuna e gratificazioni economiche in altre amministrazioni (soprattutto nell’Agenzia delle Entrate) a seguito dei vari concorsi indetti. A ciò si aggiungono i trasferimenti richiesti ad altra sede dopo qualche anno di servizio prestato a Parma. È un fenomeno che, comunque, non riguarda solo la città emiliana.

Per tamponare la carenza di personale è stato chiesto ad alcuni appartenenti alla polizia giudiziaria di dare una mano per le questioni amministrative con l’inevitabile sottrazione dal campo delle indagini. «Anche due carabinieri in pensione – spiega il procuratore D’Avino -, animati da buona volontà, hanno deciso di offrire gratuitamente il loro contributo. C'è un sacrificio enorme da parte di tutti. Il rammarico è che in merito al Pnrr le risorse assegnate riguardano esclusivamente gli uffici giudicanti. Una contraddizione se si pensa agli obiettivi europei che si intendono raggiungere».

In questo contesto è necessario fare fronte comune. L’avvocatura parmense crede nel dialogo con la procura e offre la massima collaborazione. La Camera penale di Parma, presieduta dall’avvocato Michele Cammarata, ha fatto sentire la propria voce con la proclamazione dello stato di agitazione. L’obiettivo è sensibilizzare a tutti i livelli le istituzioni, affinché non chiudano gli occhi e intervengano di conseguenza. «Il principio del diritto di difesa – rileva la Camera penale nella delibera sullo stato di agitazione - si esplica anche attraverso la possibilità per il privato cittadino di accedere, in qualsiasi momento e senza limitazione alcuna, alle cancellerie per prendere cognizione dei fascicoli processuali che lo riguardano. Allo stato detto diritto risulta già compresso. Nel permanere della situazione di carenza di organico, che rischia di protrarsi nel tempo, sarà necessario ricorrere ad ogni ulteriore e opportuna iniziativa».

Il Consiglio giudiziario di Bologna, alla fine dello scorso febbraio, ha preso atto delle preoccupazioni rappresentante dal Coa e dalla Camera penale, le ha condivise e ha disposto la trasmissione al ministero della Giustizia e al Consiglio superiore della magistratura dei documenti dell’avvocatura parmense in cui si rileva la mancanza di personale.

«Nel ribadire il contenuto della propria delibera – dice l’avvocato Michele Cammarata -, la Camera penale di Parma, pur comprendendo le difficoltà segnalate dal procuratore, è fermamente convinta che l'insufficienza dell'organico degli uffici giudiziari non possa riflettersi in maniera ulteriormente negativa sui diritti dei cittadini. È inspiegabile che, nonostante i fondi destinati dal Pnrr al settore giustizia, la situazione degli uffici giudiziari sia, paradossalmente, peggiorata, motivo per cui chiede al ministero della Giustizia di intervenire con urgenza per risolvere le problematiche segnalate da tutte le parti in causa e ormai ben note. Diversamente, la Camera penale è pronta ad assumere ogni iniziativa di protesta a tutela dei diritti di ogni singolo cittadino».

Il presidente del Coa di Parma, Francesco Mattioli, mostra comprensione rispetto alle difficoltà che sta affrontando il procuratore nell’organizzare il lavoro degli uffici. Allo stesso tempo non esclude una serie di iniziative. «La situazione della locale procura – afferma Mattioli - non è più tollerabile e non è accettabile che un procuratore della Repubblica sia costretto ad ammettere di non poter rispettare le norme di legge nell’organizzazione dei propri uffici. Noi avvocati comprendiamo le ragioni del dottor D’Avino, ma non potremo che valutare ulteriori iniziative di forte protesta se i competenti uffici di via Arenula non interverranno con misure straordinarie e non temporanee di copertura di organico, che consentano la riapertura al pubblico degli uffici e l’erogazione dei servizi. Ne va della tutela dei diritti dei nostri assistiti e non si tratta di rivendicazioni di categoria».