Addio a Giulia De Marco. La moglie dell’ex presidente della Camera Luciano Violante è morta a Torino all’età di 83 anni. Magistrata di lungo corso, iniziò la carriera nel 1965 a Milano. È stata giudice minorile dal 1982 al 2006, ricoprendo l’incarico di presidente del Tribunali dei Minori di Torino.

Fu una delle prime otto donne - le cosiddette “magnifiche otto” -, con Graziana Calcagno, Emilia Capelli, Raffaella d’Antonio, Letizia De Martino, Annunziata Izzo, Ada Lepore e Gabriella Luccioli, ad entrare in magistratura, dopo l’entrata in vigore, con il governo Fanfani, della legge 9 febbraio 1963 n. 66.
I sessant’anni di presenza femminile nella magistratura sono un’occasione per riflettere. A proposito di questa importante ricorrenza sono due gli elementi – uno storico e uno politico - degni di nota. Il primo: l’affermazione del principio di uguaglianza fra i sessi nell'accesso in magistratura si è verificata quindici anni dopo l’entrata in vigore della Costituzione e sedici concorsi per uditore giudiziario (con 3127 vincitori) che preclusero sempre la partecipazione alle donne. Il secondo elemento ha riguardato la richiesta di intervento del Parlamento con l’impegno diretto delle deputate democristiane Maria Cocco (presidente del Centro italiano femminile-Cif), Maria de Unterrichter Jervolino e Angela Gotelli (ex Costituente).

Camera e Senato dovettero prendere atto della pronuncia della Corte Costituzionale, la n. 33 del 1960, con la quale venne dichiarato parzialmente illegittimo l’articolo 7 della legge n. 1176 del 1919 che escludeva le donne da tutti gli uffici pubblici con l’esercizio di diritti e di potestà politiche. Cocco, de Unterrichter Jervolino e Gotelli – donne a sostegno di tutte le donne - con una proposta di legge dell’agosto 1960 chiesero l’abrogazione della legge del 1919. La loro proposta venne approvata e vide la luce la legge 9 febbraio 1963 n. 66, grazie alla quale venne sancita l’ammissione della donna ai pubblici uffici e alle libere professioni.
La (rivoluzionaria) legge aveva soltanto due articoli. L’articolo 1: «La donna può accedere a tutte le cariche, professioni ed impieghi pubblici, compresa la magistratura, nei vari ruoli, carriere e categorie, senza limitazione di mansioni e di svolgimento della carriera, salvi i requisiti stabiliti dalla legge. L’arruolamento della donna nelle forze armate e nei corpi speciali è regolato da leggi particolari». L’articolo 2: «La legge 17 luglio 1919, n. 1176, il successivo regolamento approvato con regio decreto 4 gennaio 1920, n. 39 ed ogni altra disposizione incompatibile con la presente legge sono abrogati».
Dopo neanche tre mesi, il 3 maggio 1963, venne bandito il primo concorso aperto anche alla partecipazione delle donne. Lo superarono otto donne, compresa Giulia De Marco, che entrarono in servizio il 5 aprile 1965. Le “magnifiche otto” hanno contribuito a scrivere una pagina della storia italiana sulla parità di trattamento e sulla non discriminazione, princìpi su cui si fonda da sessant’anni la magistratura e non solo.

«Sulla parità di trattamento e sulla non discriminazione si fonda la magistratura, ma anche la nostra comunità statale e la nostra partecipazione alla comunità sovranazionale attraverso al Carta dei diritti dell’Unione europea. Non si tratta – si legge in un documento dell’Associazione donne magistrate italiane - di petizioni astratte, ma di valori, che ci hanno permesso di raggiungere sempre più ampi traguardi di giustizia e di benessere. Una magistratura cambiata nella “base” con una composizione che ha inevitabilmente riequilibrato la presenza dei generi, ma soprattutto arricchito l'attività interpretativa offrendo un punto di vista prima trascurato in un contesto maschile per eccellenza come quello dell'interpretazione della legge».
Giulia De Marco è stata ricordata, tra gli altri, dal vicepresidente del Csm, Fabio Pinelli: «A nome del Consiglio superiore della magistratura esprimo il più sentito cordoglio a Luciano Violante e ai suoi figli Gianluca e Francesca, per la scomparsa di Giulia De Marco, una delle prime otto donne ad indossare la toga, tra le fondatrici del diritto minorile, indimenticata presidente del Tribunale per i Minorenni di Torino».