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A quarant’anni anni esatti dal suo arresto, l’intitolazione del “Parco Enzo Tortora” a Parma ha suscitato un vivace dibattito, con riflessioni profonde e toccanti da parte di esperti legali e personalità vicine al conduttore tv, vittima di un clamoroso errore giudiziario.
Michele Cammarata, Presidente della Camera Penale di Parma, ha condiviso le sue considerazioni sulla questione, mentre Francesca Scopelliti, la compagna di Tortora, ha espresso il suo punto di vista con Il Dubbio.
L’intitolazione del Parco a Enzo Tortora non è stata solo il risultato di un’azione contemporanea, ma il frutto di un lungo processo avviato anni fa. Cammarata sottolinea che l’idea di intitolare luoghi pubblici a Enzo Tortora ha origini lontane, risalenti al Congresso Ordinario di Venezia nel settembre 2014. La mozione votata in quel contesto invitava le Camere penali territoriali a promuovere intitolazioni a Tortora in tutto il paese. L’attenzione sulla figura di Enzo Tortora, quindi, è emersa grazie a un impegno che ha coinvolto firme autorevoli all’interno dell’Unione Camere penali, rendendo la scelta ancor più significativa.
Cammarata evidenzia come in un sistema a carriere separate, il caso Tortora sarebbe stato meno probabile. «Come è noto uno dei nostri marchi distintivi è rappresentato dalla separazione delle carriere - spiega -. Da qui la domanda: in un sistema a carriere separate si sarebbe potuto verificare quello che fu definito uno dei più grandi casi di ingiustizia italiana? Credo proprio di no».
Tuttavia, l’impegno per la giustizia non si esaurisce nella struttura stessa del sistema giudiziario. Cammarata solleva una questione cruciale riguardante la comunicazione di massa, in un’epoca in cui spesso i magistrati dell’accusa sono presentati senza contraddittorio nei talk show, creando una percezione distorta nella pubblica opinione. L’importanza di una copertura equilibrata e informata è cruciale per mantenere l’equilibrio e la fiducia nella giustizia.
In questo contesto, l’intervista a Francesca Scopelliti aggiunge un punto di vista personale e un approfondimento sull’eredità di Enzo Tortora: «Bisognerebbe intitolare “Italia Tortora” - dice per dare onore alla sua storia e al crimine che ha subito da parte della procura».
Scopelliti sottolinea che l’importanza non risiede solo nel numero di vie e parchi intitolati a Tortora, ma nell’impatto che questi hanno sulla memoria.
Una delle critiche più forti è rivolta ai media. Scopelliti mette in evidenza un paradosso: Enzo Tortora ha contribuito alla crescita della televisione pubblica, ma questa è stata la prima a trascurare di onorarne la memoria. E condivide la sua speranza che il ricordo di Enzo possa spingere a comprendere che la riforma della giustizia non è un affronto ai magistrati, ma un servizio al diritto dello Stato e dei cittadini.
La voce di Scopelliti risuona con forza quando parla del significato di giustizia: «Nel caso di Enzo, più che di errore giudiziario è corretto parlare di crimine giudiziario. In quella situazione la giustizia rimane irraggiungibile poiché l’orologio della vita di quella persona, insieme a tutte le conseguenze scaturite da quell’errore, inclusi danni alla credibilità, reputazione e integrità, non potrà essere mai restaurato. Inoltre - conclude Scopelliti - l'affermazione “giustizia è stata fatta” acquisisce autentico significato solo quando non solo un innocente viene liberato, ma anche quando i veri colpevoli, in altre parole quei magistrati negligenti e incompetenti, sono chiamati a risponderne, coloro che hanno privato della libertà senza condurre le indagini necessarie».