La procura di Firenze sta indagando sui soldi finiti nelle casse della fondazione Open che gli inquirenti considerano «l’articolazione di un partito politico“.. Le Fiamme Gialle, starebbero cercando anche le Carte di credito a disposizione di parlamentari.

Entrato in vigore nel 2012 sotto il governo dei professori, presieduto da Mario Monti, il reato di traffico di influenze ha segnato la definitiva subalternità della politica nei confronti della magistratura. «Fumoso, indistinto, dai contorni e dai confini difficilmente individuabili, che prestano il fianco a una eccessiva discrezionalità dei magistrati e a una difformità di giudizio», disse all’indomani della sua approvazione l’ex presidente del Senato Marcello Pera.

Ed in effetti è quanto ha dichiarato, a distanza di sette anni da quel giorno, l’avvocato fiorentino Nino D’Avirro, difensore dell’avvocato Alberto Bianchi, presidente della Fondazione Open, finito nel mirino della Procura del capoluogo toscano.

«L'avvocato Bianchi - spiega D’Avirro - è indagato per una ipotesi di reato fumosa qual è il traffico di influenze per prestazioni professionali a mio avviso perfettamente legittime». L'inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto di Firenze Luca Turco con il pm Antonino Nastasi, vede indagato Bianchi e alcune decine di finanziatori della Fondazione Open, l'ex ' cassaforte' renziana, chiusa nel 2018. E che, fra le altre cose, serviva a finanziare la Leopolda: la convention politica dell'ex premier Matteo Renzi.

La Guardia di Finanza ha eseguito ieri mattina oltre venti perquisizioni ad aziende che negli anni hanno finanziato la Fondazione. Oltre al traffico di influenze illecite, l’iniziale ipotesi accusatoria da cui sarebbe partito tutto, viene contestato anche il finanziamento illecito ai partiti. Secondo l'accusa ' la fondazione Open ha agito come articolazione di partito, ha rimborsato spese a parlamentari, messo a loro disposizione carte di credito e bancomat'.

L'attenzione degli inquirenti si sarebbe focalizzata sulle primarie del 2012, sul Comitato per “Matteo Renzi segretario” e su ricevute di versamento da parlamentari. Sempre secondo quanto emerge, gli investigatori avrebbero individuato legami, ipotizzati come anomali, tra le prestazioni professionali, rese dall'avvocato Bianchi e da collaboratori del suo studio, e i finanziamenti percepiti dalla Open.

L'inchiesta sulla fondazione Open è partita lo scorso settembre. ' Rinnovo la mia piena collaborazione con la magistratura affinché sia fatta chiarezza prima possibile sull'indagine che mi riguarda. Sin da subito mi sono messo a disposizione fornendo qualsiasi atto mi fosse richiesto. Del resto tutte le entrate e le uscite della Fondazione Open sono tracciabili, perché avvenute con bonifico, carte di credito... È stato fatto tutto alla luce del sole. Messo nero su bianco', ha fatto sapere ieri Bianchi. ' Si sta facendo una polemica strumentale - afferma ancora Bianchi - che potrebbe toccare qualsiasi politico e qualsiasi amministratore'.

«Serve subito una commissione d’inchiesta sui fondi ai partiti. Lo chiederemo nel contratto di governo che vogliamo far partire a gennaio», il commento a caldo di Luigi Di Maio dopo le perquisizioni. «Vogliamo sapere tutto di tutti, comprese le collaborazioni o consulenze con società pubbliche italiane, europee o cinesi, ad esempio», la replica al vetriolo di Luciano Nobili di Italia viva.

E nella serata di ieri è arrivata la replica dell’ex premier: «Un’operazione in grande stile, all’alba, di forte impatto mediatico. La decisione è stata presa dai pubblici ministeri di Firenze, Giuseppe Creazzo e Luca Turco, titolari anche di altre inchieste: sono loro, ad esempio, ad aver firmato l’arresto per i miei genitori, provvedimento - giova ricordarlo che è stato annullato dopo qualche giorno dai magistrati del Tribunale del Riesame».