È stata Chiara Ferragni ad andarci giù pesante: sono “quattro fascisti” e «il problema lo risolvi cambiando e cancellando la cultura fascista in questo paese di m* rda». Un linguaggio duro – che non te l’aspetti. Certo, ci sono fatti di sangue che ci colpiscono più di altri – e non si capisce perché ma così vanno le cose. E questo di Colleferro ha colpito la sensibilità collettiva. Perché una signorina che guadagna 58.300 dollari per ogni post su Instagram dovrebbe sentirsi ferita dalla morte di Willy, un ragazzo che studiava all’Alberghiero e faceva l’aiuto-cuoco e tirava quattro calci al pallone nella squadretta di Paliano, alla fine del mondo?

Una che vive promuovendo acqua minerale a otto euro a bottiglietta o infradito “slides graffiti” a 175 euro al paio? Eh, perché? Perché la sensibilità collettiva trova assurda, trova anti- storica (“fascista”) la morte di Willy?

La sensibilità collettiva è come l’immaginario collettivo e come l’intelligenza generale – sono quelle cose immateriali che “misurano” il sentimento di un popolo in un determinato momento.

Parliamo spesso di una “pancia del paese” che è orribile e assatanata, ma forse non è questo il sentimento dominante.

Forse, il sentimento dominante vuole pace, amore, fratellanza. E Ferragni esprime proprio questo. Lo dico proprio così, da “buonista”.

Semplice, terra terra. Le generazioni che crescono adesso non conoscono le guerre, non conoscono la violenza della Storia – non hanno visto le trincee, non hanno visto le bombe sganciate sulle città. E non ci sono neanche cresciute subito dopo, tra uomini e donne allucinate da quegli orrori e frettolosi di metterseli alle spalle. Le generazioni che crescono adesso pensano che siamo ricchi, che possiamo produrre tante cose, che le malattie sono curabili.

Che possiamo abbracciarci come fratelli, senza distinzione di razza, sesso e religione.

Poi, niente di questo succede.

Però, sarebbe possibile.

Questi sono “i buoni sentimenti”.

E se incrociano la politica – allora le cose possono cambiare davvero.