La caccia ai responsabili dell’attentato nella centralissima via di Istiklal Avenue che ha ucciso 6 persone, a Istanbul, e in pieno corso. Anche se il regime di Erdogan sembra aver trovato il colpevole “ideale”: il partito curdo dei lavoratori ( Pkk)- Al momento la polizia ha arrestato 46 persone quasi tutte curde. La maggiore indiziata sembra essere una donna siriana arrestata e mostrata in tv al pubblico. Ieri il ministro dell'Interno Suleyman Soylu ha confermato che i sospetti si appuntano su questa ragazza della quale, al momento, non si conosce il nome. Secondo il ministro della Giustizia Bekir Bozdag la donna era stata vista seduta su una delle panchine di Istiklal Avenue per più di 40 minuti. L'esplosione sarebbe avvenuta pochi istanti dopo che si è alzata. «Ci sono due possibilità. O c'è un meccanismo esplosivo messo in una borsa o qualcuno lo ha fatto esplodere a distanza». I notiziari televisivi hanno anche mostrato immagini di una persona lasciare un pacchetto sotto un'aiuola rialzata che incrocia una linea di tram che corre per tutta la lunghezza della strada. Per le autorità turche non ci sono dubbi, l'attentato è opera dei curdi. Un ipotesi non ancora suffragata da evidenze, ma che secondo gli inquirenti sarebbe emersa dai primi interrogatori della presunta attentatrice la quale avrebbe confessato di essere stata addestrata in Siria ed entrata in Turchia attraverso la regione nord- occidentale di Afrin.

Alcune fonti all'interno degli apparati di sicurezza hanno avanzato la possibilità che gli attentatori abbiano legami con l'Isis, ma questa eventualità viene tenuta sotto traccia. Anche il ministro degli Interni ha puntato il dito sul Pkk: «La nostra valutazione è che l'ordine per l'attacco terroristico mortale è venuto da Ain al- Arab ( Kobane ndr.) nel nord della Siria» qui infatti l'organizzazione guidata da Ocalan in carcere da anni, ha il suo quartier generale. Poi la minaccia ai curdi siriani: «Ci vendicheremo contro coloro che sono responsabili di questo atroce attacco terroristico».

Nella corsa a indicare dei sicuri colpevoli il governo turco sta mettendo in un unico calderone sigle e gruppi diversi tra loro anche se riconducibili all opposizione armata curda. Se Solyu insiste nell accusare i militanti delle YPG ( formazione legata al PKK) ancora bisogna aspettare che i servizi di sicurezza forniscano maggiori dettagli sui sospetti. In particolare, e sarebbe un elemento fondamentale, si deve capire il modo in cui. gli autori dell'attentato, hanno attraversato il confine turco- siriano. La Turchia infatti tiene sotto stretta sorveglianza i siriani che soggiornano nelle grandi città senza permessi di soggiorno o senza essere registrati.

Rimane il fatto che il Partito dei lavoratori curdo ha negato la paternità dell'azione ( altre volte aveva invece rivendicato politicamente attentati come quello avvenuto nel 2016 all'esterno di uno stadio di calcio di Istanbul nel quale rimasero uccise 38 persone e ferite 155). Secca smentita anche da parte delle SDF, le forze democratiche siriane, a guida curda che hanno operato contro l'Isis e che sono sostenute dagli Stati Uniti E tra la Turchia e Washington si sta creando una frizione dovuta proprio all'appoggio fornito ai combattenti contro lo stato islamico. Ankara infatti ha fatto sapere di non accettare le condoglianze degli Stati Uniti. Una risposta tutt'altro che ininfluente nonostante dalla Casa Bianca la Turchia venga considerata un preziosissimo alleato della Nato. Messaggi di cordoglio sono giunti da quasi tutte le capitali europee compresa Atene ma anche in questo caso la risposta arrivata oltre confine non è stata incoraggiante. Secondo i turchi un possibile complice dell'attentato avrebbe preso la via della Grecia per fuggire. Un implicito sospetto sulle autorità greche forse dovuto allo stato di perenne tensione tra i due paesi aumentato negli ultimi tempi a proposito dei trattamenti riservati ai migranti e a un confine mai pacificato.