Roma, 14 nov. (Labitalia) - "L’aumento esponenziale dei costi energetici ha colpito duramente il settore dei parchi divertimento, costringendo molte realtà a rivedere le prospettive di chiusura di fine anno e i piani di investimento per il futuro. Ci aspettavamo un aumento dei costi, ma non con questo tasso di crescita". Lo dice all'Adnkronos/Labitalia Luciano Pareschi, presidente Associazione parchi permanenti italiani. "Nel nostro caso - sottolinea - non esistono soluzioni immediate: non possiamo alleggerire la bolletta ottimizzando i consumi, perché questo significherebbe tagliare il funzionamento di attrazioni, impianti luminosi e altre tecnologie che sono alla base della magia e dell’essenza stessa del nostro prodotto. Allo stesso modo, non possiamo aumentare il prezzo dei biglietti, per garantire l’accessibilità dei parchi e fronteggiare la concorrenza di altre forme di intrattenimento: quest’anno, ad esempio, gli incrementi di prezzo in media sono stati inferiori al 5%”. "L’emergenza - avverte - sta accelerando l’interesse dei parchi verso l’efficientamento energetico delle strutture, che si inserisce nell’ambito dei progetti di riduzione dell’impatto ambientale in atto ormai da diversi anni, in linea con la proverbiale sensibilità di queste strutture verso l’ecologia e il rispetto dell’ambiente. Alcuni parchi, ad esempio, stanno valutando l’introduzione del fotovoltaico, soluzione che permetterebbe di sfruttare le ampie aree adibite a parcheggio, prive di vincoli paesaggistici, per l’installazione dei pannelli solari in grado di produrre l’energia necessaria per coprire il fabbisogno di giostre e altre attrazioni". "Al nuovo governo - ricorda - chiediamo di mantenere l’impegno più volte annunciato e di garantire contributi a tasso agevolato alle imprese che investiranno in fonti energetiche rinnovabili, anche nel caso di impianti di grandi dimensioni". "Sarebbe inoltre auspicabile - sottolinea - rivedere le condizioni legate all’immissione del surplus di energia prodotta da questi impianti sul mercato, adottando una logica premiante per chi investe. I parchi, infatti, non consumano a ciclo continuo: sono caratterizzati da un consumo discontinuo e quindi potrebbero distribuire sul mercato una grande quantità di energia. Oltre a favorire l’autoproduzione sostenibile, l’Associazione si è attivata per ottenere che anche l’industria dei parchi di divertimento sia inclusa tra le imprese a forte consumo di energia, agendo sul Mise e sulla Commissione europea affinché venga aggiornata la specifica normativa e sia possibile iscrivere le aziende di settore nell’elenco delle imprese energivore”. "Anche nel caso dell’approvvigionamento idrico, vera e propria emergenza dell’estate 2022 per molti parchi acquatici e non solo - afferma - le soluzioni provenienti dal mondo dei parchi tendono verso l’autonomia e la sostenibilità: per evitare di consumare acqua in periodi di siccità le strutture in prossimità delle località balneari stanno valutando l’opportunità di utilizzare l’acqua di mare, opportunamente trattata. Si tratta di investimenti a lungo termine che partono dalla consapevolezza che il clima sta cambiando e che l’emergenza idrica dell’estate 2022 è destinata a diventare la nuova normalità". Sul fronte degli investimenti, nel settore dei parchi permanenti per i prossimi anni sono attesi circa 100 milioni di euro in infrastrutture, cui si accompagna un incremento stimato del 20% nell’impiego di forza lavoro. L’effettiva realizzazione di queste prospettive dipende anche alla politica, soprattutto alla luce delle vicende legate all’erogazione dei 20 milioni di euro di ristori previsti nel decreto legge 4 del 27 gennaio 2022 (Sostegni Ter). E' quanto rileva per Adnkronos/Labitalia l'Associazione parchi permanenti italiani, aderente a Confindustria. Gli inspiegabili ritardi che si sono accumulati dalla data del decreto legge all’effettiva erogazione, infatti, hanno generato una vera e propria emergenza, perché, superato il limite del 30 giugno 2022, la misura tecnicamente non rientra più nelle previsioni del Temporary framework, bensì nel regime 'de minimis', che impone un tetto massimo di 200 mila euro complessivo per poter beneficiare degli aiuti senza violare le regole comunitarie: un importo esiguo se commisurato alle perdite subite durante la pandemia. In mancanza di un correttivo, il provvedimento da 20 milioni, di fatto, è vanificato e molte imprese, con particolare riferimento a quelle medio/grandi sulle quali grava il numero più alto di dipendenti e conseguentemente di famiglie, non potranno ricevere i sostegni a cui hanno diritto per recuperare gli ingenti costi fissi sostenuti durante i periodi di chiusura. Andamento decisamente positivo per il comparto dei parchi divertimento italiani, che raggruppa oltre 230 strutture tra parchi a tema, acquatici, faunistici e avventura: nella prima estate sostanzialmente libera dalle restrizioni legate alla pandemia, tutti i parchi hanno registrato buoni risultati, con particolare riferimento agli acquatici, favoriti dalle condizioni meteo, che hanno permesso a molte strutture di battere ogni record precedente in termini di ingressi e, conseguentemente, fatturato. E' quanto rileva per Adnkronos/Labitalia l'Associazione parchi permanenti italiani, aderente a Confindustria. L’allentamento delle restrizioni ha giovato anche alla categoria dei parchi faunistici, rinvigoriti dalla ripresa del segmento dei viaggi di istruzione, e ai parchi avventura. Più altalenante l’andamento dei parchi a tema che, dopo una primavera entusiasmante, durante i mesi estivi hanno subito il caldo eccessivo registrando una lieve flessione rispetto alle aspettative, per poi riprendersi in autunno, con Halloween che si conferma uno dei momenti cardine dell’intera stagione. Sulla scorta del successo autunnale, molte realtà hanno confermato il consueto allungamento della stagione fino alle festività natalizie, con tematizzazioni specifiche, come nel caso, non isolato, del Natale Incantato di Leolandia. Maurizio Crisanti, segretario generale Associazione parchi permanenti italiani, dichiara all'Adnkronos/Labitalia: “È ancora presto per un bilancio definitivo ma, considerato l’ottimo andamento degli acquatici e i dati ad oggi disponibili per le altre categorie di parchi, possiamo ritenere che il 2022 sarà comunque in linea con livelli del 2019, quando il comparto ha ospitato 20 milioni di visitatori, fatturava 450 milioni di euro di sola biglietteria, generando un indotto di 1 miliardo con i servizi interni, come la ristorazione e il merchandising, e di 2 miliardi considerando centri commerciali, hotel e altri servizi di prossimità". "Naturalmente - avverte - se i valori assoluti sono quasi tornati ai livelli pre-Covid, le imprese del settore, in particolare quelle più piccole che non hanno alle spalle i capitali dei fondi di investimento stranieri, sono ancora profondamente indebolite dalle perdite subite durante il biennio pandemico, comprese tra il 50% e il 75% del fatturato, a cui si sono sommati gli effetti derivanti dall’inflazione e dai rincari dei costi energetici e di tutti gli altri fattori di produzione. Cresce il numero di visitatori e di pernottamenti in hotel, supportati dalla piena ripresa dei flussi turistici interni e, soprattutto, dall’estero, a testimonianza del legame sempre più saldo tra i parchi divertimento e il turismo". Per i parchi permanenti italiani sono confermati gli impegni sul fronte occupazionale: il comparto genera circa 25.000 posti di lavoro diretti, 60.000 con l’indotto. Quest’anno, al pari di altre imprese del turismo, anche i parchi hanno registrato molte criticità nella fase di recruiting del personale stagionale, difficoltà che, spesso, hanno comportato una contrazione o una riorganizzazione dell’offerta di servizi, soprattutto a ridosso delle aperture.