La mattina in cui gli italiani si svegliarono senza ancora sapere che da lì a qualche ora sarebbero entrati nella cosiddetta Seconda Repubblica c'era il sole e faceva più caldo di ora. Si portavano già tailleur primaverili. Quel lunedì 28 marzo, lo stesso giorno di ieri di un quarto di secolo fa, di buon mattino mi imbarcai a Fiumicino per Milano. Meta Tg4, studi Mediaset, Milano2, ufficio del direttore Emilio Fede.

Da inviata dell'Unità il mio allora direttore, Walter Veltroni, giornalista molto fantasioso e creativo, ebbe l'idea di spedirmi nella ' tana del lupo', in quello che era un vero e proprio ' fortino' dell'imprenditore Silvio Berlusconi che da lì a poche ore sarebbe diventato il vincitore di quelle elezioni che fondarono il bipolarismo italiano. Allora non c'era la potente macchina dei sondaggi di ora. Ma evidentemente Veltroni valutò che comunque sarebbe andata con Fede il pezzo sarebbe venuto bene: sia per descrivere la sua incontenibile disperazione in caso di sconfitta sia per descrivere la sua incontenibile gioia in caso di vittoria, vittoria che quella mattina era già nell'aria.

Partii mentre gli italiani quel lunedì 28 marzo stavano ancora votando. Sul taxi da Linate l'autista leghista già mi dette il primo scoop: «Si, vinceremo, ma con Berlusconi non dureremo tanto perché come facciamo con Fini e il Sud?». Erano tempi in cui i tassisti erano ancora antenne sensibili da prendere in considerazione. Capii subito che era una notizia. Ma mi sembrava come di essere entrata in un nuovo mondo, un nuovo pianeta tutto da scoprire. Il Nord, l'imprenditoria brianzola, Milano2 con il suo bel laghetto dei cigni, il Jolly Hotel uno dei migliori della catena, le aiuole ben tenute, le villette, gli uffici del Tg4. Insomma, il cuore dell'impero del Cav. Con il suo fedelissimo Emilio a ricevermi. Come uscii dal taxi forse un po' per la tensione mi cadde il cellulare ancora un po' a bussolotto tipo film Wall Street. Ma appena entrai mi trovai immediatamente a mio agio e non potevo credere ai miei occhi di assistere dal vivo a quel «Gessica, Patrizia, Giovanna...» ripetuto in continuazione dal megadirettore alle segretarie come nella celebre e divertente imitazione di Corrado Guzzanti. Io ero proprio lì, nell'ufficio di Emilio seduta di fronte a lui alla sua scrivania, mentre le segretarie chiamate ogni mezzo secondo gli portavano le agenzie, caffè e gli passavano telefonate. Fede fece un'operazione trasparenza, per dimostrare a me e al mio allora giornale avversario politico che Berlusconi e con lui tutti gli uomini del presidente, da lì a poche settimane, non era quello che dipingevano mi volle accanto a sé per tutta quella giornata particolare che cambiò per sempre l'Italia politica. Ufficio a piano terra, vetrate, prato e fiori fuori. E un continuo «Gessica, Giovanna ecc.». Lavorava, parlava con me, parlava al telefono con politici e dava interviste. Lo chiamavano in continuazione da Forza Italia ma anche da altri partiti, come ex dc ed ex Psi ma anche Pds e lui a tutti: «Guardate che vince, vince, è fatta, sarà un trionfo». A uno mi pare disse anche un bel vaff. Spettacolo puro. Goduria per l'inviata. Mi portò con lui poi alla riunione di redazione. Perfetto, in quattro e quattrotto stabilì tutto: tu fai questo, tu quello... Una macchina sincronizzatissima. Come del resto sono le aziende del Cav. Poi a pranzo al Jolly Hotel. E al caffè un filo lieve di malinconia: ' Ora certo per Lui inizierà un'altra vita, non sarà più il mio amico editore, la mia famiglia... E poi per Lui sarà molto dura'. Ma la malinconia durò un attimo. Tornammo in ufficio. Ma nel pomeriggio a un certo punto, dopo tutte quelle ore insieme, la segretaria gli passò la telefonata più attesa da Arcore. Quasi commosso, con il volto radioso, mi disse: «Perdonami cara se ti faccio uscire, ma è Lui che sta partendo per Roma!». Poi si cambiò d'abito, si buttò addosso un bel po' di Eau Sauvage di Dior ed io, divertita pensai: ma tanto i telespettatori l'odore non lo sentono. In diretta Emilio a un certo punto si commosse, dopo aver detto: «Berlusconi ha vinto contro tutto e tutti... Tutta la stampa contro... Certo, ora lo vedrò meno, non sarà più il mio editore...». E qui quasi non trattenne più le lacrime.

Fede non era una 'macchietta', ma giocava a fare l'attore. Un gran professionista. Molto attento ai rapporti con gli avversari politici. Me ne andai da Milano2 pensando che quella in fondo non fosse per niente la tana del lupo. Emilio ancora li con 'Gessica, Giovanna, Jolanda' e tutti i suoi professionalissimi vice intorno per andare in onda fino a notte. Storia, il giorno in cui il Cav cambiò la politica.