DISPONIBILITÀ DEL GOVERNO A FAVORIRE IL PROCESSO DI PACE

«Presidente Putin, la chiamo per parlare di pace». Con queste parole, pronunciate dal presidente del Consiglio, Mario Draghi, si è aperta la telefonata di ieri tra i due leader, durata poco meno di un’ora. È stato il primo colloquio tra i due dall’inizio della guerra, dopo che un contatto era previsto proprio il 24 febbraio, giorno d’inizio dell'invasione russa dell’Ucraina ed era stato di conseguenza annullato dallo stesso Draghi.

Secondo palazzo Chigi, Draghi ha sottolineato «l’importanza di stabilire quanto prima un cessate il fuoco, per proteggere la popolazione civile e sostenere lo sforzo negoziale» e ha ribadito «la disponibilità del governo italiano a contribuire al processo di pace, in presenza di chiari segni di de- escalation da parte della Russia». Per il Cremlino, il presidente russo ha riferito sugli sviluppi dei negoziati tra le delegazioni di Mosca e Kiev e sulla richiesta russa di prevedere in rubli il pagamento delle forniture di gas.

In ogni caso il dialogo rientra nel giro di telefonate che i leader europei stanno avendo con Putin per cercare di tenere aperto un canale di confronto diretto e parallelo ai negoziati in corso in Turchia. Lo Zar ieri ha parlato anche con il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, mentre i colloqui con il presidente francese Macron sono all’ordine del giorno.

In questa fase dello scontro, l’inquilino di palazzo Chigi sta cercando di dare un colpo al cerchio e uno alla botte, sostenendo con forza Kiev, tanto a dare la disponibilità dell’Italia a farsi da garante assieme ad un’altra manciata di paesi per la futura sicurezza dell’Ucraina, e al tempo stesso riaprendo un canale di confronto con Putin che finora era sbarrato. Per due motivi: sia per l’annoso problema delle forniture di energia, visto che ormai appare evidente come sanzioni che riguardino petrolio e gas non possono essere adottate dall’Ue data la contrarietà di Germania e Italia, sia perché la trattativa condotta dal presidente turco Erdogan sta dando i primi, piccoli frutti.

Su questo fronte tuttavia le notizie sono discordanti, perché se come riporta l’intelligence statunitense le truppe russe di stanza attorno a Kiev stanno facendo marcia indietro verso la Bielorussia per rifornimenti, dall’altra i bombardamenti su Kharkiv, Mariupol e Chernikiv non si fermano, come ricordato dal presidente ucraino Zelensky.