Critiche anche dalla Lega. Fi e sindacati della Polizia penitenziaria divisi. Il Pd sta con la ministra

Carlo Renoldi non può essere il nuovo capo del Dap: è quello che reclamano M5S, Lega, parte di Forza Italia. Perché? Paradossalmente, in quanto sarebbe un teorico del carcere a immagine e somiglianza della Costituzione persino se si tratta di detenuti condannati per mafia. Dunque la scelta della ministra Cartabia di chiedere al Csm di porre fuori ruolo Renoldi, consigliere della prima sezione penale della Cassazione, sta scatenando diverse polemiche e spaccando la maggioranza, in vista del Cdm che dovrebbe ratificare la nomina. I primi a reagire in batteria sono stati i pentastellati. Perplesso Mario Perantoni, presidente della commissione Giustizia della Camera, «non per la persona ovviamente ma per le sue esternazioni che connoterebbero il capo del Dap per la sua disponibilità ad allentare le regole del carcere per i mafiosi e per quella sua critica all’antimafia “arroccata nel culto dei suoi martiri”. Posizioni evidente troppo sbilanciate per una carica così delicata». Ancora più duro Vittorio Ferraresi: «Si tratterebbe di un fatto grave che mi lascerebbe senza parole. Renoldi, oltre ad aver improntato interventi in convegni contro il regime 41- bis e a favore di un suo gravissimo annacquamento, non ha risparmiato parole forti con attacchi frontali a forze politiche come il Movimento 5 Stelle e non solo ( definendone le politiche ' reazionarie' e basate su ' logiche perverse')». L'ex sottosegretario alla giustizia non risparmia neanche il Presidente dell'Anm Santalucia che invece ha plaudito alla scelta della Guardasigilli dicendo che «Carlo Renoldi è un magistrato stimato in Cassazione per il suo equilibrio e la competenza tecnica. Mi compiaccio della scelta della ministra». «Renoldi magistrato di grande equilibrio? - si chiede sarcasticamente Ferraresi - Rispetto le opinioni personali del presidente Santalucia ma lo inviterei a una riflessione».

E poi c'è la Lega con quel suo limite per cui il garantismo e la tutela dei diritti si fermano con la fine del processo; a parlare è la senatrice Giulia Bongiorno che ammette: «La Lega reputa essenziale il massimo garantismo nella fase delle indagini e nel corso del processo. Quando però le responsabilità di un imputato sono accertate con sentenza definitiva occorrono rigore e certezza. Questo vale per tutti i condannati, in particolare per quelli per fatti di mafia. La lotta alla mafia non deve conoscere rallentamenti e le Istituzioni oltre a essere intransigenti e severissime in questo obiettivo, debbono apparire tali. Ecco perché la Lega manifesta preoccupazione per la scelta della ministra Cartabia di indicare il dottor Renoldi come nuovo capo del Dap».

Si spacca invece Forza Italia. Il senatore Maurizio Gasparri si augura «che questo Renoldi smentisca le dichiarazioni ostili e offensive che ha rilasciato nel passato contro i sindacati del personale della polizia penitenziaria. Nelle carceri ci vuole una gestione rispettosa dei diritti di tutti, ovviamente anche dei detenuti. Ma anche il personale della polizia penitenziaria merita rispetto». D'accordo invece con la proposta della Ministra, Pierantonio Zanettin: «Il curriculum di Renoldi, a lungo magistrato di sorveglianza, testimonia un impegno nella tutela dei diritti costituzionali, in linea con il magistero della Corte delle leggi. Registriamo con rammarico le critiche da parte di coloro che stentano a comprendere che nel nostro Paese la pagina del giustizialismo giudiziario sta finalmente per chiudersi».

Il Partito democratico, invece, prende le distanze dall'alleato pentastellato e in generale da chi critica Renoldi. Lo fa con il deputato Walter Verini: «Non condivido riserve e perplessità circa la scelta fatta dalla ministra Cartabia di indicare come nuovo capo del Dap il magistrato Carlo Renoldi. Si tratta di un magistrato di grande preparazione, in generale e in particolare sul tema della gestione e dell'umanizzazione dell'ordinamento penitenziario. Il rigore inflessibile nel contrasto alle mafie e alla criminalità organizzata, dentro e fuori dal carcere, non può essere in contrasto con i principi fissati dalla Costituzione».

Divisi anche i sindacati della penitenziaria. Gennarino De Fazio ( Uilpa): «Plaudiamo alla celerità con cui la Guardasigilli ha rotto gli indugi. Ribadiamo, tuttavia, che nessuna personalità, neanche la più capace e qualificata, potrà risollevare le sorti dell’agonizzante sistema penitenziario se non supportata da immediati interventi legislativi corroborati da sufficienti investimenti economici». Per Giovanni Battista De Blasis, ( Sappe) invece Renoldi «si è espresso più volte contro i colleghi antimafia colpevoli a suo dire di essere troppo sbilanciati a favore delle vittime. Ha partecipato ai tavoli degli stati generali dell'esecuzione penale del ministro Orlando e, in una recente occasione, ha criticato aspramente Gratteri per le sue proposte di riforma del Corpo perché “... non si può mettere il carcere nelle mani della Polizia Penitenziaria”. Non mi rimane difficile prevedere un periodo di grandi conflittualità».