Porre la violenza di genere al centro del discorso pubblico è fondamentale per riconoscerla e contrastarla. Ma qual è il modo migliore per parlarne, senza cedere a una narrazione stereotipata? Il nostro concorso di cortometraggi “NO aMORE” nasce proprio con quest’obiettivo: raccontare la violenza da una prospettiva diversa, attraverso il linguaggio dei nuovi media. E del corto, in particolare, quale “contenitore” ideale per affidarsi alla potenza delle immagini in una sequenza di soli tre minuti.

Promosso dalla Fondazione dell’Avvocatura Italiana (FAI), in collaborazione con la Commissione Pari Opportunità del Consiglio Nazionale Forense e il quotidiano Il Dubbio, il concorso è giunto quest’anno alla seconda edizione. Rilanciata in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne del 25 novembre con una nuova sfida, contenuta nel bando dal titolo “NO aMORE - Oltre le mura, l’altra faccia della violenza”, che aveva lo scopo di ampliare il campo a tutte le forme di violenza: non solo quella fisica, che spesso alberga tra le mura di casa, ma anche quella economica e psicologica. Che occupa uno spazio anche nell’ultimo rapporto dell’Istat rilasciato venerdì, nelle stesse ora in cui ci celebrava la cerimonia di premiazione del concorso presso il Centro congressi Roma Eventi.

L’indagine fornisce un quadro dettagliato e aggiornato della violenza sulle donne, confermando come questa si consumi principalmente per operar del partner o dell’ex. È sempre all’interno della coppia che le vittime subiscono violenza psicologica per il 17,9 per cento dei casi e violenza economica per 6,6 per cento. Ma ad emergere è anche una maggiore consapevolezza del rischio da parte delle donne, che non per questo denunciano di più, ma imparano a riconoscere i segni della violenza per fuggirvi: un dato che conferma una volta di più quanto sia importante investire nel cambiamento culturale attraverso ogni strumento possibile.

Tra le opere candidate, tre i corti selezionati dalla giuria del concorso. Composta dal consigliere nazionale del Cnf e vicepresidente Fai, Vittorio Minervini, dalla coordinatrice della Commissione Pari Opportunità del Cnf, Lucia Secchi Tarugi, dalla redazione del Dubbio e da Massimo Berruti, fotografo e docente universitario alla RUFA. Sul podio, in ordine: Ludovica Andò, prima classificata con “La sua luce”; al secondo posto Karina Bargan con “No...”; terzi Luca e Alice Ravagnani con “L’ansia di essere lei”. Ai tre finalisti si è aggiunta una menzione speciale attribuita a Valentina Carcione con “Un tratto che non si cancella”.

Di seguito tutti i corti proiettati durante la cerimonia. Una giornata dal grande impatto emotivo, nel corso della quale sono state illustrate anche le motivazioni con le quali la giuria ha premiato ciascuna opera. De “La sua luce”, in particolare, si è sottolineata la qualità realizzativa e la scelta narrativa. Che abbracciando anche il tema dell’infanzia, attraverso il dialogo padre-figlio e lo stratagemma della favola, declina il tema in una prospettiva originale e profonda, offrendo la possibilità di riflettere sui principi costituzionali che dovrebbero orientare la pena e la rieducazione del condannato. Non a caso il progetto nasce su proposta dell’area educativa del carcere di Orvieto e coinvolge sei detenuti che hanno partecipato al laboratorio di lettura padri/ figli “Papà legge una storia”, promosso dalla Cooperativa Sociale Il Quadrifoglio. Il soggetto è di Ludovica Andò e la sceneggiatura è scritta insieme ai detenuti dello stesso laboratorio.

«Il vincitore di questa edizione ha saputo cogliere l’importanza della rieducazione nella rappresentazione dei figli vittime anch’essi della violenza domestica», ha spiegato Minervini. Che ha messo in evidenza cuore e obiettivo di questa iniziativa. «La giornata del 25 novembre - ha sottolineato - è vissuta come un momento per ricordare tutte le donne vittime di violenza, ma non dobbiamo dimenticare le diverse forme di abuso e discriminazione di genere che trovano spazio nella vita familiare, nel luogo di lavoro, nella società e nell’etereo mondo digitale. Proprio a questo spazio si rivolge il nostro concorso: per diffondere attraverso le immagini un messaggio di emancipazione e libertà. Anche oltre il 25 novembre, una ricorrenza che impone un costante impegno collettivo, di sensibilizzazione e di educazione con nuove forme, che devono raggiungere ogni strato sociale, nella consapevolezza che non esiste ragione culturale o etnica che possa dare giustificazione alla mortificazione di alcuna persona».

Una sezione speciale del concorso è stata dedicata, anche in questa seconda edizione, alle opere presentate dai Comitati pari opportunità (Cpo) presso i Consigli dell’Ordine degli avvocati. Tra queste si è distinto il cortometraggio realizzato dal Cpo di Alessandria, dal titolo “Non sono io”, che rovescia il paradigma culturale della violenza di genere attraverso il percorso emotivo di un protagonista maschile che decide di abbattere il muro dell’indifferenza per abbracciare un cambiamento “collettivo” e necessario.

Particolari meriti sono stati riconosciuti anche al corto realizzato dal Cpo di Benevento, “Silenzio”, e all’opera del Cpo di Asti, “Alla fine del muro”. Ma tutte le opere presentate - ha sottolineato Secchi Tarugi - hanno centrato perfettamente il tema, offrendo anche uno strumento didattico originale per portare il tema tra i banchi di scuola.

«In qualità di membro della giuria – ha spiegato la consigliera Cnf - ho avuto la possibilità di visionare opere che vanno oltre la narrazione. Questi cortometraggi sono atti di coraggio che interrogano la nostra coscienza civile. D’altronde, come ricordava Camus, “la vera generosità verso il futuro consiste nel dare tutto al presente”. E i partecipanti al concorso sicuramente hanno dato il loro presente, offrendo la propria voce e la propria visione per affrontare l’urgenza della piaga sociale della violenza contro le donne». A questo scopo, le immagini «hanno la funzione vitale di costringerci a vedere la realtà che troppo spesso viene negata». E «i lavori premiati – ha chiosato Secchi Tarugi - sono autentiche voci di resistenza e speranza, che hanno dimostrato una profonda sensibilità nel trattare le ferite, trasformando il dolore in un potente messaggio di cambiamento».

Tutti i cortometraggi dei Cpo e le opere classificate tra i finalisti nella sezione generale sono visionabili a questo link sul nostro canale Youtube

Ecco i vincitori

I classificato: “La sua luce”, di Ludovica Andò

II classificato: “No...”, di Karina Bargan

III classificato: “L'ansia di essere lei”, di Luca e Alice Ravagnani