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Il volto segnato dalla stanchezza di Volodymyr Zelensky appare sugli schermi sistemati in piazza Santa Croce, a Firenze, nel corso della manifestazione “stand with Ukraine” promossa dal sindaco Dario Nardella. La sua è una nuova richiesta di aiuto alla quale si aggiunge una triste conta: 79 bambini e 1.300 soldati morti: E bombe, senza soluzione di continuità, 24 ore su 24. L’appello è altrettanto drammatico e mette l’Europa davanti a una scelta senza ritorno: «Dite ai vostri politici di chiudere i cieli dell’Ucraina». «Questa guerra non è stata iniziata da noi», ha detto il leader ucraino, denunciando una «invasione cinica e crudele della Russia». È una «guerra contro il popolo ucraino, contro le persone pacifiche e sincere che voi – ha affermato – sono convinto, avete conosciuto negli anni della nostra indipendenza». «Come l’Europa può aiutare? Riformulo la domanda: come l’Europa può aiutare se stessa? Perché la guerra non è solo contro gli ucraini, ma contro i valori che ci uniscono, contro il nostro modo di vivere. Non di uccidere, come fanno i russi. Capite perché siamo diversi: noi viviamo, loro uccidono», «sono convinto che cercherete di fermare la guerra, come sta facendo ogni persona ucraina». «La naturale risposta è che servono sanzioni contro la Russia perché ogni soldato russo capisca il prezzo di ogni sparo contro i civili, serve che il mondo degli affari capisca che lo Stato russo distrugge la vita. Bisogna fare di tutto perché le società escano dalla Russia e non diventino sponsor della guerra», ha aggiunto, ribadendo anche la richiesta di una no-fly zone. Una soluzione estrema che potrebbe aprire la strada a una escalation verso una guerra globale, con il pieno coinvolgimento della Nato. Chi altri potrebbe pattugliare i cieli ucraini e ingaggiare, eventualmente, una battaglia con i caccia russi se non i partner europei dell’Ucraina? La linea del governo italiano, al momento, è quella di andare avanti con l’indebolimento e l’isolamento internazionale della Russia, come detto dal ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. Un isolamento che viene perseguito con dure sanzioni economiche nei confronti di Mosca che, tuttavia, hanno un impatto forte anche sull’economia italiana. Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, non vuole parlare di «economia di guerra», ma invita il Paese a «prepararsi» perché in futuro la situazione potrebbe peggiorare. Un nuovo decreto per i risparmi sui consumi e un bonus sociale allargato per le famiglie a basso reddito potrebbero essere i provvedimenti messi in campo dall’esecutivo la prossima settimana. E non viene escluso nemmeno un intervento sulle tasse per i carburanti. Un piano d’emergenza che sarebbe in scia con le altre norme approvate nei mesi scorsi: tra la seconda metà del 2021 e la prima del 2022 l’esecutivo ha speso 16 miliardi di euro per fronteggiare i rincari delle bollette. Ma nel secondo semestre 2022 i costi dell’energia saliranno ancora. Per questo in maggioranza c’è chi preme per un nuovo scostamento di bilancio. «Adesso si gioca la partita della vita», dice la ministra Mariastella Gelmini: «Servirà probabilmente un nuovo scostamento di bilancio. Dobbiamo dare il nostro appoggio convinto al presidente del Consiglio per andare in Europa e chiedere questo nuovo intervento». Intanto, i partiti si mobilitano. La linea del governo sul proseguimento della linea dura nei confronti di Mosca viene sposata dai leader del centrosinistra, a cominciare da Enrico Letta. Dopo aver segnalato la pericolosità di ricorrere alla "no fly zone", due sere fa in diretta Tv, Letta torna sulle sanzioni: «È un momento complicato e serve responsabilità. Bisogna che ci sia il tempo perché le sanzioni diano il loro effetto. Bisogna che ci sia il tempo perché questo effetto si verifichi. Un inasprimento delle sanzioni? Quello che è necessario si deve fare», dice Letta in piazza a Firenze dopo aver ascoltato le «parole forti, coinvolgenti ed emozionanti di Zelensky». L’auspicio del segretario dem è quello di tornare agli equilibri del 2013, quando la Russia siedeva al tavolo con le potenze Occidentali. «Nel 2013 Putin ospitò il G20 a San Pietroburgo», ricorda Letta: «Nel 2014 è stato il disastro. Io penso che dobbiamo fare di tutto perchè la Russia ritorni nell’alveo delle nazioni con le quali si discute. La Russia è sempre stata dal 2014 in poi, da quella sciagurata operazione nel Donbass, le cose sono cambiate. Rimpiango quando la Russia faceva parte del G8». Anche Carlo Calenda si dice pronto a innalzare l’asticella delle sanzioni, cercando sempre di evitare l’escalation verso una guerra globale: «Io sono assolutamente favorevole a inasprire le sanzioni contro la Russia e ho votato una risoluzione che chiede di bloccare completamente l’importazione di gas e petrolio dalla Russia», spiega il segretario di Azione dicendosi «preoccupato dalle ripercussioni sull’economia italiana», ma ricordando anche che «il nostro export verso la Russia, cioè i prodotti che mandiamo in Russia, vale 7 miliardi di euro sui 460 miliardi di euro di export complessivo. Siamo una grande potenza economica e la Russia è un pezzettino piccolo delle nostre esportazioni. Tutto va fatto per gli ucraini, salvo generare una escalation che porti a una guerra globale. Sarebbe un dramma per gli ucraini in primo luogo». A centinaia di chilometri di distanza da Santa Croce, manifesta anche il M5s. A Napoli, è Giuseppe Conte a portare il testimone dei Cinque Stelle. Lo fa forte del voto degli iscritti che hanno confermato lo statuto M5s e la sua leadership. «Siamo qui con la massima compattezza per esprimere tutto il nostro sostegno, tutto il nostro no a questa guerra assolutamente ingiusta, inaccettabile e ingiustificata», dice Conte prima di pronunciarsi sull’inasprimento delle sanzioni contro Mosca: «Fin da subito il Movimento 5 stelle ha aderito e promosso queste misure di reazione politiche ed economiche come strumento necessario per cercare d’indurre la Russia a desistere, a cessare le ostilità, a ritirare le truppe e riprendere la via dei negoziati. Se ci sarà necessità d’inasprire le sanzioni, che peraltro sono già severe, l’Italia non deve ritrarsi», aggiunge. Lontano dalle piazze, il centrodestra si concentra sulle proposte da mettere in campo per attenuare l’impatto economico della crisi sule imprese italiane. «Il governo italiano si faccia promotore presso l’Unione Europea affinché vengano stanziati soldi a fondo perduto per risanare o ripagare le Nazioni che saranno maggiormente colpite dalle sanzioni», dice Giorgia Meloni. Il coordinatore nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani propone il taglio delle accise sui carburanti e, se dovesse servire, anche un ritocco all’Iva. E per arrivare a una soluzione diplomatica della crisi ucraina propone il tandem di mediatori composto da Angela Merkel e Silvio Berlusconi.