Giornata di riflessione in casa Pd prima di arrivare alle decisioni che riguarderanno l’organigramma dei gruppi di Camera e Senato e per le relative Commissioni. Il dibattito interno al partito è stato movimentato nelle ultime ore soprattutto in relazione alla possibilità che possa essere Alessandro Zan il vicepresidente della Camera. Un nome che era venuto fuori in maniera quasi spontanea per fare da contraltare alla decisione del centrodestra di eleggere Lorenzo Fontana. Una «suggestione» l’ha definita qualcuno, ma che avrebbe potuto dare concretezza alla rappresentanza del mondo dei diritti civili in contrapposizione alla linea ultra cattolica del presidente leghista.

Nemmeno il tempo di partorire l’idea, però, che dentro i dem si è scatenato il putiferio. Le correnti interne sono andate in tilt vedendo dietro una proposta, che prendeva concretezza con il passare delle ore, lo zampino e la regia del segretario uscente Enrico Letta che, per molti tra i suoi critici, non starebbe assumendo la posizione di terzietà necessaria in questa fase di confusione che sta accompagnando il Pd al congresso.

Matteo Orfini si mantiene cauto e lascia intendere che tutto è ancora aperto. «Oggi non ho avuto alcun contatto, dovrebbe chiedere in segreteria» dice al Dubbio in ordine allo stato di avanzamento delle trattative interne. Sul nome di Zan, invece, sceglie la neutralità: «Mi pare un nome forte e autorevole. Non avrei nulla in contrario se questa fosse l’indicazione…».

Condizionale più che d’obbligo in considerazione del muro che si è alzato verso questa possibilità da altre parti del Pd, a cominciare da Base Riformista di Lorenzo Guerini che, ridotta nei numeri in Parlamento, cerca di difendere le posizioni e si oppone più che al singolo nome al criterio utilizzato fin qui per assumere le decisioni. Con il partito in una situazione di stallo le decisioni in Parlamento dovrebbero arrivare con un maggiore confronto. Una richiesta precisa che è arrivata sul tavolo di Enrico Letta da quasi tutti i capicorrente e dallo stesso Andrea Orlando che pure sta cercando di ricavarsi un ruolo di mediatore per evitare il peggio e, probabilmente, studiando anche da possibile candidato alla segreteria.

Uno dei nodi da superare è quello relativo alle garanzie, impossibili da avere adesso, che vorrebbe Base Riformista. Guerini e i suoi puntano alla presidenza del Copasir, ma si tratta di una casella che verrà in discussione tra un po’ di tempo, almeno un mese, e sulla quale non possono essere fornite certezze. La decisione finale, infatti, potrebbe non passare esclusivamente dal Pd e neanche da un accordo tra Pd e Movimento Cinque Stelle che parrebbe puntare alla presidenza della Commissione di Vigilanza. Sull’esito delle votazioni finali sulle presidenze ci potrebbe essere anche qualche influenza della maggioranza, compatibilmente con i regolamenti e i sistemi di voto, ma anche la possibilità che a mettersi di traverso siano gli uomini di Matteo Renzi. Il nome di Zan, del resto, ha anche provocato un dibattito interno ad Azione con Carlo Calenda che ha dovuto stoppare la presa di distanze, avvenuta tramite tweet della senatrice Emma Fattorini.

Secondo Base Riformista, insomma, in questo momento la discussione dovrebbe mantenersi sulle vicepresidenze delle Camere e sui capigruppo affrontando successivamente le altre questioni. Un principio che rischia, però, di rendere in questo momento il numero delle caselle disponibili assolutamente insufficiente ad accontentare le richieste di tutti. Ad aspirare alla vicepresidenza della Camera, ad esempio, ci sarebbe anche Nicola Zingaretti che, a breve, lascerà la presidenza della Regione Lazio.

Il risiko delle poltrone in casa dem, insomma, rischia di mandare in onda un altro corto circuito interno e anche per questo sia Orlando che Franceschini sarebbero dell’opinione di tranquillizzare il dibattito cominciando con il confermare i capigruppo uscenti Serracchiani e Malpezzi. Ma gli equilibri continuano ad essere appesi ad un filo e il segretario uscente Enrico Letta rischia di trovarsi, ancora una volta, con il cerino in mano.