Vuoi far perdere le tue tracce per sempre ma non sai come fare? Better call Frank. Se hai problemi con la giustizia o vuoi abbandonare dei minorenni lascia perdere o al limite rivolgiti a qualche mafia incrociando le dita. In caso contrario fai un bel respiro, soprattutto evita di scrivere sul tuo tablet o su quello del tuo migliore amico la frase “come sparire per sempre” ( «un errore che commettono tutti» ), poi chiama subito Frank Ahearn. Se c’è una persona al mondo in grado di trasformarti in un fantasma per la modica cifra di 30mila dollari ( ma se sei un riccone la tariffa è molto più alta) senza farti violare la legge questa è proprio mister Ahearn. Chi sa nascondere sa anche cercare. E ritrovare. Frank ha cominciato così, appena 20enne all’inizio degli anni 80 come galoppino per un’agenzia investi- gativa di New York. Veniva dal Bronx che all’epoca era una piccola Beirut. Altri tempi, la radio che sputa musica soul a volumi molesti, uffici avvolti dal fumo di sigaretta, scrivanie seppellite dalle scartoffie, suole delle scarpe consumate, linee telefoniche bollenti ma soprattutto niente internet. Ci volevano ingegno, pazienza e buone gambe per diventare un bravo skip- tracer, per diventare il più bravo di tutti bisognava metterci anche un pizzico di follia. L’ascesa è folgorante, Frank riesce a scovare centinaia di persone scomparse dai radar della vita sociale, i metodi sono più semplici di quanto si pensi. Piccolo esempio: fai una telefonata minacciosa al fratello o a all’amico di qualcuno che è scomparso. Terminata la conversazione il tipo chiamerà concitato la persona che stai cercando; a quel punto ti basta spulciare la fattura telefonica che avrai legalmente ottenuto dalla compagnia per trovare il numero. «Le persone sono molto ingenue, anche le più furbe», scrive nel suo Mr. Hide & seek: How I Disappear And Find People che sarà in libreria il prossimo autunno, un aggiornamento del celebre How to Disappear: Erase Your Digital Footprint, Leave False Trails, and Vanish Without a Trace pubblicato nel 2010, pietra miliare in materia e premiato bestseller dal New York Times.

In breve tempo Frank si fa un nome, viene contattato dai migliori studi legali della Grande mela, dalle compagnie di assicurazione, dalle società finanziarie, dagli altri detective privati disposti a pagare montagne di dollari per le sue preziose consulenze.

Nel 1998 è stato lui, per conto di un tabloid britannico, a ritrovare Monica Lewinsky che si era data alla macchia dopo lo scandalo sessuale che stava per travolgere la presidenza Clinton. Il telefono se lo era procurato incrociando i dati di una compagnia aerea e le transazioni della carta di credito della ragazza. Poi ha chiamato spacciandosi per un facchino delle poste che aveva una consegna per una certa Monica... Louie: «Pronuncia male un nome, penseranno che sei uno stupido e ti correggeranno immediatamente». Nel 2000 brucia l’Fbi e rintraccia uno dei ladri che avevano rubato le statuette dell’Oscar, poi ritrovate in un cestino dell’immondizia di un sobborgo di Los Angeles.

È attento ai dettagli, si trova a suo agio con le nuove tecnologie ed è un fine piscologo, qualità che sfrutta per trovare un dipinto rubato a un collezionista del New Jersey. Frank individua in pochi minuti l’autore del furto tra i contatti facebook della figlia che qualche giorno prima aveva pubblicato una foto del quadro sul suo profilo. Intanto conto in banca lievita, apre un suo ufficio investigativo con otto impiegati a libro paga, si compra un appartamento di prestigio a Manhattan e gira in Porsche per le strade della città. È un uomo di successo.

Poi, per quel curioso gioco dei rovesci che a volte modifica il corso delle nostre vite, circa 15 anni fa decide di cambiare mestiere, o meglio, di capovolgerlo interamente. Una causa persa con il fisco che gli costa 100mila dollari aggiunta al doloroso divorzio dalla moglie gli servono paradossalmente a cambiare punto di vista. In quel periodo le cose vanno meno bene, «ero diventato paranoico», racconta in un’intervista al Luxembourg Times: «Mi ricordo, doveva essere il 2003, ero a casa in Florida e sentivo un elicottero che ronzava nel quartiere e ho pensato al film di Scorsese Quei bravi ragazzi, l’elicottero non se ne andava, mi è preso il panico, sono corso verso lo studio e ho inziato a distruggere decine di documenti senza motivo. Poi ho saputo che l’elicottero era lì per cercare un gattino scomparso». La scintilla si accende in un negozio di libri dove osserva un uomo acquistare dei manuali puerili per far perdere le proprie tracce e poi pagare il tutto con una carta di credito. Annusa la pista e scopre che si tratta di un contabile aziendale di nome Ken. Di fronte a quel patetico dilettantismo Frank si ripete con convinzione: «Se sono il più bravo di tutti a ritrovare le persone devo essere il più bravo anche a farle sparire». Abborda Ken per la strada: «Se stai cercando di scappare così non vai da nessuna parte». Poi gli lascia un biglietto da visita e se ne va. Ha iniziato a ragionare al contrario.

Ed è proprio una logica rovesciata quella di mister Ahearn: la linea più breve ( e più sicura) per congiungere due punti non è mai la retta ma la sinusioide, a volte l’arabesco. Se vivi a Dallas e la tua destinazione è l’Alaska magari passerai per un hotel del Sudafrica, ti iscriverai a un centro benessere di Dubai, aprirai un contratto con una compagnia elettrica di Buenos Aires e poi ti farai spedire un pacco vistoso alle poste centrali di Oslo che qualcuno andrà a ritirare per te. Nascondersi nell’era digitale è un’impresa ai limiti dell’umano, cancellare le tracce è di fatto impossibile, l’unica strategia da seguire è imbrogliare le piste, calpestare le impronte con altre impronte, moltiplicare le false informazioni, diventare pulviscolo.

Dopo due settimane Ken il contabile lo contatta per e- mail, confermando l’intuizione della libreria: «Voglio sparire per sempre, mi può aiutare?». Il caso è emblematico e Frank lo cita spesso nei suoi libri: single, senza figli né genitori, Ken è stato testimone in un processo per corruzione per una vicenda di appalti truccati che aveva coinvolto una nota azienda. Per una gravissima fuga di notizie il suo nome esce sui giornali e la sua vita si trasforma in un incubo: minacce di morte, lettere minatorie, telefonate anonime nel cuore della notte.

Per prima cosa bisogna buttare la carta sim del proprio telefono, solo schede prepagate. Un sistema che Frank utilizza da sempre: «Vado da un senza tetto, gli chiedo per cinquanta dollari di acquistare la scheda a suo nome e il gioco è fatto». Ora bisogna realizzare la fuga vera e propria e si comincia dai luoghi, creando falsi indirizzi. Il primo a Salt Lake city, il secondo nell’Idaho, il successivo a Los Angeles dove Ken aprirà un conto bancario e via di seguito fino ad aver costruito un mosaico. Tra i vari accorgimenti, piccoli refusi nel cognome del cliente: così John Morrison slitta in Joe Morrison, e poi in Joy Morrison o John Morrisey. Tutte le bollette e tutte le utenze attivate saranno pagate regolarmente dalla ditta Ahearn, anche per questo i servizi di Frank sono molto dispendiosi anche se non di lusso. D’altra parte lui lavora ai suoi casi il giorno e la notte con dedizione manicale e una disponibilità assoluta con il solo scopo di salvarti la vita e alla fine ci riesce sempre. La destinazione finale di Ken è un isola dei caraibi o forse di un altro arcipelago in un altro continente, meta che riuscirà a raggiungere in pochi mesi, a volte, se le cose girano per il verso giusto, anche in un qualche settimana.

«Per diventare invisibili si devono spezzare le connessioni logiche che portano a voi chi vi sta cercando o inseguendo: se prendo un treno da Boston a Washington lascio una traccia nitida. Per questo devo scendere a una stazione intermedia e proseguire in autostop per un’altra città». Ma l’abilità nella fuga non è sufficiente, ci vuole anche preparazione e immaginazione. Mettere in piedi una storia credibile, uno scenario verosimile e al contempo abbastanza originale da confondere i segugi. Così se decidi di trasferirti in Canada, si consiglia un passaggio in un paese terzo, possibilmente molto distante ( in Europa è perfetto), dove risponderai a delle vere offerte di lavoro, dove acquisterai a tuo nome dei biglietti per uno spettacolo teatrale o ti farai fotografare in un locale all’aperto magari aggiungendo amicizie locali ai tuoi contatti nei socialnetwork.

Frank non è un mercenario, la sua etica gli impo-ne dei limiti e a forza di aiutare poveri cristi assediati dagli usurai o giovani donne tormentate da ex mariti violenti ha sviluppato anche una certa empatia verso i clienti: «Non lavorerei mai per un criminale, per un padre che vuole abbandonare i figli, non fornisco falsi documenti, non offro servizi ai narcos. E mi metto in moto solo se vedo che la persona ha dei problemi insormontabili che nessun altro potrebbe risolvere. Non approfitterei mai della debolezza altrui e non pretendo cifre impossibili da chi non può permettersele». Sempre sul filo teso della privacy, sulla frontiera della legalità dove rimane nel perimetro della legge anche violando di tanto in tanto qualche regola.

Qualcuno lo contatta per prestazioni “minori”, non per scomparire dal mondo, ma giusto per correggere la propria reputazione su internet, un’ossessione tipica della nostra epoca. Così si è perfezionato in quelle piccole tecniche che ritornano utilissime quando dovrà lavorare a casi più complessi e importanti: «Il web è un luogo crudele, qualsiasi cosa tu faccia lascia una traccia indelebile, una sciocchezza che hai commesso venti anni anni prima può improvvisamente uscire fuori e cambiarti la vita, farti perdere il lavoro o distruggere il tuo matromonio: è del tutto ingiusto. Io cerco di riequilibrare questa devianza del sistema».

Forse un po’ se la racconta, forse cerca di apparire più virtuoso di quanto la sua spregiudicata attività lo ha portato ad essere nel corso degli anni, ma nella società del panottico globale e della sorveglianza H24 i servizi e le conoscenze di questo brillante 55enne del Bronx sono un bene pregiato e da preservare.

Oggi Frank ha lasciato New York, troppo chiasso, troppo fragore, ma anche troppa gente che ha fatto incazzare. Vive sotto il sole della Spagna a pochi chilometri da Madrid da dove continua a nascondere i tanti clienti che si affidano al suo talento speciale: la tariffa sono 250 dollari l’ora più le spese e lui sostiene di essere un uomo finalmente felice.