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This photo released by an official website of the office of the Iranian supreme leader, shows Supreme Leader Ayatollah Ali Khamenei in a televised speech, under a portrait of the late revolutionary founder Ayatollah Khomeini, Friday, June 13, 2025. (Office of the Iranian Supreme Leader via AP)
L'ayatollah Ali Khamenei e il resto della leadership iraniana sembrano prepararsi al peggio. Mentre i raid aerei israeliani continuano a colpire da venerdì Teheran e altre parti dell'Iran, il vice capo di Gabinetto del leader supremo, Ali Asghar Hejazi, sarebbe in trattative con funzionari russi per garantire una potenziale uscita dal Paese per Khamenei e per la sua famiglia se la situazione dovesse deteriorarsi.
Un alto funzionario russo avrebbe assicurato a Hejazi che, in caso di escalation, Mosca faciliterà la sua evacuazione attraverso un corridoio sicuro. E contatti simili avrebbero avuto anche altri alti funzionari iraniani. La notizia viene dalla testata Iran International, vicina all'opposizione iraniana, la stessa che domenica ha riferito che il leader supremo si è trasferito insieme alla famiglia in un bunker sotterraneo a Levizan, a nord-est di Teheran, poche ore dopo l'inizio degli attacchi israeliani su Teheran venerdì.
Più volte dato per morto, frequentemente oggetto di speculazioni visto il suo ruolo cruciale, l'ayatollah Ali Khamenei affronta una sfida enorme. Da oltre 30 anni al potere, è la Guida suprema dell'Iran dal 1989, con l'ultima parola su tutte le politiche principali e un ruolo chiave di comandante in capo delle forze armate e supervisore dei Guardiani della rivoluzione. Adesso, a 86 anni, si trova in una guerra diretta con Israele che rischia di far crollare l'intera architettura della Repubblica islamica, che da anni prova a difendere. E rischia anche a livello personale.
Il Guardian sottolinea che Khamenei ha poche opzioni valide rimaste. Dopo aver cercato di navigare per decenni fra le pressioni delle forze contrastanti interne all'Iran, per evitare una guerra aperta e preservare l'eredità dell'ayatollah Ruhollah Khomeini, oltre che il proprio potere e quello dei suoi fedelissimi, la Guida suprema si trova in una situazione che "questo rivoluzionario prudente, pragmatico, conservatore e spietato ha sempre cercato di evitare", evidenzia il giornale britannico, "ora è malato. Le speculazioni sul suo successore sono all'ordine del giorno. Una lunga carriera sta volgendo al termine con la sfida più grande che un uomo anziano possa affrontare. Il brutale gioco di equilibrio potrebbe presto finire".
Per Khamenei l'attacco di Israele, che giunge mentre l'Asse della resistenza sul quale aveva massicciamente investito è fiaccato da mesi di attacchi israeliani, è il secondo colpo molto duro nel giro di pochi mesi, dopo l'uccisione del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, che conosceva da decenni. Proprio qualche giorno dopo l'uccisione di Nasrallah, a ottobre scorso, Khamenei comparve in pubblico per la prima volta dopo 5 anni di assenza. "Israele non durerà molto", disse allora. Ma la situazione degli ultimi giorni sembra raccontare altro.
Secondo quanto filtrato in queste ore, Israele avrebbe presentato agli Usa un piano credibile per uccidere Khamenei, ma Donald Trump avrebbe posto il suo veto. Il rischio che l'amministrazione Usa vuole evitare è che l'operazione militare israeliana in teoria volta a decapitare il programma nucleare iraniano degeneri in un conflitto più ampio e, a suo parere, il piano per uccidere Khamenei potrebbe infiammare il conflitto e rischia di destabilizzare la regione.
Nato nel 1939 in una famiglia di religiosi a Mashhad, la seconda città più grande dell'Iran, Khamenei ha ricevuto una formazione religiosa a Qom, prima di passare alle attività politiche contro lo scià Reza Pahlavi, rimasto al potere fino alla rivoluzione iraniana del 1979. Dopo l'esilio negli anni '60, è riemerso in seguito alla caduta di Pahlavi, come stretto confidente del leader venuto fuori dalla rivoluzione, l'ayatollah Ruhollah Khomeini. A giugno del 1981 è stato preso di mira in un tentato assassinio, in cui gli è rimasto paralizzato il braccio destro, e pochi mesi dopo è diventato presidente del Paese. Alla morte di Khomeini nel 1989, poi, ha preso il suo posto.
Nei suoi anni da Guida suprema, all'estero ha scelto di puntare sul cosiddetto Asse della resistenza, composto da Hamas a Gaza, Hezbollah in Libano, gli Houthi in Yemen e una serie di milizie in Siria e Iraq. Dell'Asse faceva parte anche il regime di Bashar Assad in Siria, che si è però sgretolato a dicembre del 2024 e ha visto fuggire di Assad in Russia. Khamenei ha affrontato anche diversi momenti cruciali a livello interno: dalle diverse ondate di proteste popolari e repressione degli ultimi anni, le più massicce nel 2022 a seguito della morte della giovane Mahsa Amini dopo il suo arresto da parte della polizia morale per avere indossato male il velo, alla morte dell'allora presidente Ebrahim Raisi in un incidente in elicottero a maggio del 2024.
Raisi, che è stato sostituito dall'attuale presidente Masoud Pezeshkian, era considerato il principale candidato alla successione di Khamenei. La sua morte ha reso più probabile, secondo diversi osservatori, che a succedere a Khamenei sia il figlio Mojtaba. Secondo Iran International, c'è anche lui nel bunker di Levizan.