Forse ha ragione il giudice federale conservatore in pensione e consigliere chiave dell'ex vicepresidente Mike Pence, J. Michael Luttig, quando afferma che ora come ora non esiste un partito repubblicano. Luttig ha usato questa espressione in riferimento alle vicende giudiziarie di Trump definendolo ben piu pericoloso adesso rispetto al 2020. Con solidi agganci all'interno della Corte Suprema, è un rappresentante della tradizione GOP, conservatore certo, ma ligio ai valori costituzionali e ai riti della politica Usa. A suo avviso, non c'è un Partito Repubblicano per contrastare il Partito Democratico nel paese. La conclusione è che la democrazia si trova in pericolo.

Una bordata pesante che testimonia come i repubblicani si stiano evolvendo in una direzione non ben definita, dove ogni candidato alle primarie che inizieranno il 24 agosto, dice tutto e il contrario di tutto. In questo senso va vista anche la parabola di quello che sembra il terzo incomodo nello scontro per la nomination tra Trump e il governatore della Florida Ron DeSantis. Si tratta di Vivek Ganapathy Ramaswamy, un imprenditore 38enne che ha deciso di candidarsi nel febbraio scorso. Un outsider a tutti gli effetti che sta sensibilmente assottigliando lo svantaggio da De-Santis.

Figlio di immigrati indiani, nato a Cincinnati (Ohio), da padre ingegnere della General Electrics e madre psichiatra. Educato in una famiglia tradizionale indù, ha frequentato un liceo cattolico della città e si è laureato in biologia alla prestigiosa Università di Harvard. Ramaswamy deve la sua fortuna milionaria (un patrimonio netto di oltre 950 milioni di dollari) alla gestione di società finanziarie e nel campo delle biotecnologie. Attività che lo fanno somigliare piu a Elon Musk, ( che non a caso lo ha elogiato) che a un campione dei repubblicani storici. La sua discesa in campo, almeno nella prima fase della campagna, è stata caratterizzata dall'appoggio incondizionato a Trump ( il quale ha annunciato che non partecipa ai dibattiti con i suoi sfidanti). Ma Ramaswamy va oltre il classico armamentario trumpiano, portandolo su territori inesplorati e contraddittori per la destra. Si presenta come anti establishment, e punta molto su un concetto fondamentale: gli Usa stanno vivendo una crisi di identità nazionale.

La colpa è delle cosiddette nuove religioni secolari come il COVID- ismo, il climateismo e l'ideologia di genere. In pratica tutto ciò che si richiama a diritti delle minoranze o politiche statali. Quella che va abbattuta e una fantomatica politica dell'identità che promuove vittimismo e che dovrebbe essere sostituita da una cultura del merito che invece crea l'eccellenza. in questo senso Ramaswamy si oppone all'insegnamento della teoria critica della razza.

Sebbene non si dichiari negazionista climatico, sostiene che le persone dovrebbero essere orgogliose di vivere uno stile di vita ad alto consumo di Co2. Ha criticato la Chevron per il suo sostegno a una tassa sull'inquinamento da materiali fossili ma la sua società ha una partecipazione dello 0,02% nella stessa compagnia petrolifera. Ciò che spaventa di più gli avversari è la sua idea di sistema istituzionale. Favorevole ad un espansione dei poteri residenziali, Ramaswamy sostiene l'abolizione e la sostituzione del Dipartimento dell'Istruzione, dell'FBI, e si è impegnato a licenziare almeno la metà della forza lavoro federale smantellando la protezione civile.

Si è espresso contro l'aborto ma è contrario a un divieto federale. E qui emergono tutte le contraddizioni di questo nuovo GOP, Ramaswamy infatti dice di essere favorevole alla legalizzazione statale delle droghe leggere anche se vuole combattere i cartelli con l'esercito, nello stesso tempo ha promesso di perdonare Edward Snowden definito un «eroe». Se nominato potrebbe indicare come suo vice il controverso e anti vaccinista Dem, Robert F.