Dopo un primo giro a vuoto, i “top job” europei cominciano a essere assegnati.Nonostante il disappunto di Giuseppe Conte, contrariato per la marginalizzazione italiana, l’accordo tra cancellerie sembra essere vicino.

Commissione e Bce

Dopo innumerevoli incontri bilaterali e un vertice a 28 cominciato con sette ore di ritardo, gli incarichi più pesanti dovrebbero andare a due donne.

Alla presidenza della Commissione dovrebbe sedere la ministra della Difesa tedesca Ursula von der Leyen. Alla guida della Bce, invece, sarebbe pronta ad arrivare la numero uno del Fondo monetario internazionale Christine Lagarde.

Una tedesca e una francese sul tetto d’Europa. Uno “scambio” politico tra Emmanuel Macron, disposto a sostenere la candidata tedesca, e Angela Merkel, favorevole alla francese Lagarde alla Bce.

A meno di colpi di scena dell’ultimo minuto ( i socialisti non sembrano disponibili a rinunciare così facilmente al loro candidato Frans Timmermans) le caselle più blasonate dovrebbero avere ormai un volto.

Almeno per quanto riguarda la presidenza della Commissione. Vista di buon occhio anche dall’Italia, che auspicava una soluzione femminile per quel ruolo.

Intesa con Visegrad

Ursula von der Leyen, ha strappato l’ok anche dai Paesi di Visegrad, come rivendica su Twitter Zoltan Kovacs, portavoce del governo ungherese e segretario di Stato per le Relazioni e le comunicazioni internazionali.

«Uniti, i quattro di Visegrad hanno dimostrato ancora una volta la nostra crescente forza e influenza sulla direzione dell’ Ue. Dopo avere sconfitto Manfred Weber, abbiamo rovesciato anche Timmermans», esulta il membro del gabinetto di Viktor Orban.

«Mentre i negoziati continuano, abbiamo messo sul tavolo Ue un pacchetto che sta guadagnando consensi tra un numero crescente di Stati membri: i quattro di Visegrad sostengono la ministra tedesca della Difesa come prossimo presidente della Commissione Europea».

Del resto, Fidesz, il partito del primo ministro ungherese Orban, intende rimanere nel Ppe, lo stesso gruppo a cui appartiene la Cdu, la formazione della Cancelliera tedesca a cui appartiene anche Ursula von der Leyen.

Von der Leyen e le altre cariche

A lungo considerata una delle principali candidate al titolo di “delfina” della Merkel, la probabile neo presidente della Commissione è nata ad Albrecht, ma cresciuta fino al 1971 proprio a Bruxelles.

Politicamente Ursula è una figlia d’arte: suo padre, Ernst, è stato a lungo presidente del Land della Bassa Sassonia. Ma la sua carriera politica inizia negli anni ’ 90, quando si iscrive alla Cdu.

Negli anni Von der Leyen ricopre vari incarichi a livello locale finché non viene nominata, nel 2003, ministra per gli Affari sociali, la famiglia e la salute in Bassa Sassonia.

Eletta nel 2004 membro della presidenza dell’Unione cristiano- democratica, fa il salto sulla scena nazionale, tanto da venire scelta da Merkel come ministra per la Famiglia dal 2005 al 2009, per passare dal 2009 al 2013 alla guida del dicastero del Lavoro e gli Affari sociali.

Il passaggio al ministero della Difesa - prima donna a ricoprire tale ufficio nella storia della Germania - avviene con il governo Merkel III.

Ma oltre a Ursula von der Leyen e a Christine Lagarde il pacchetto prevede la nomina del liberale belga Charles Michel come presidente del Consiglio europeo e del socialista spagnolo Joseph Borrell come Alto rappresentante per la politica estera.

Infine, la presidenza dell’Europarlamento dovrebbe andare al socialista bulgaro Sergei Stanishev, forse in staffetta con il popolare tedesco, Manfred Weber.

L’Italia continua a rivendicare «un portafoglio economico di peso, ma soprattutto la possibilità di partecipare alla decisione finale», ripete Conte.

«Vogliamo dare il nostro contributo per personalità che abbiano una visione strategica, personalità forti che puntino molto alla crescita, al benessere dei cittadini europei e ovviamente italiani», insiste il presidente del Consiglio.

Ma a commentare le mosse italiane c’è anche l’ex alleato in Europa del Movimento 5 Stelle Niegel Farage. «Conte sembra essere incredibilmente il primo ministro più pro- Unione europea di tutti e non sembra nella maniera più assoluta essere euro- scettico», dice il leder del Brexit Party.

«La mia forte impressione è che quasi sempre il primo ministro italiano non faccia nulla per difendere gli interessi nazionali del suo Paese e faccia solo quello che gli dicono a Bruxelles».

Chi non prende affatto bene, e non per questioni nazionali ma di appartenenza politica, i giochi in corso a Bruxelles è lex presidente tedesco del Parlamento europeo Martin Schulz, socialdemocratico della Spd.

«È una vittoria per Orban e compagni», dice il politico tedesco in merito al pacchetto di nomine. «Hanno stoppato Timmermans, che ha difeso lo Stato di diritto. Il processo degli Spiztenkandidaten è morto. Ursula Von der Leyen qui è il ministro più debole: questo sembra sufficiente per diventare capo della Commissione».