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Il carcere di Bollate, dopo la sesta evasione, viene messo sotto accusa dal sindacato autonomo della polizia penitenziaria ( Sappe), ma difeso dal resto dei sindacati di polizia. Da una parte c’è chi condanna il modello di Bollate perché considerato troppo “aperto”, dall’altra c’è chi lo difende perché funzionale alla riabilitazione del detenuto. Infatti, in una nota congiunta, i sindacati Uilpa, Sinappe, Cisl, Cnpp e Cgil hanno dichiarato che «pur nella massima consapevolezza delle criticità esistenti presso la struttura, così come nell’intero sistema penitenziario italiano, in materia di carenza organico, insufficienza di risorse e difficoltà a mantenere gli standard di igiene e sicurezza dei luoghi di lavoro, tutti elementi peraltro costantemente presenti sui tavoli politici nazionali, non possiamo non evidenziare come l’accensione dei riflettori dei media possa rappresentare una minaccia per l’immagine e l’operato della Polizia Penitenziaria di Bollate e dell’intero staff a disposizione del Dirigente». I sindacati spiegano che l’uso del mezzo stampa per denunciare le criticità è fondamentale se usato correttamente, ma le vicende delle evasioni rischiano di essere utilizzate per sparare addosso a un istituto che è stato realizzato per promuovere progetti avanzati di reinserimento dei detenuti. Cosa è successo in questo periodo, tanto da accendere i riflettori e polemiche annesse sul carcere di Bollate? Ci sono state sei evasioni dall’inizio dell’anno. In pratica alcuni detenuti non erano rientrati dal permesso premio, facendo perdere le loro tracce. Due di loro si sono costituiti quasi subito, uno è stato arrestato dagli agenti. Due di quelli non rientrati erano in permesso premio e non era la prima volta che ne usufruivano. In realtà presso la Casa di Reclusione di Bollate fruiscono di permessi oltre 200 detenuti, 190 sono gli ammessi al lavoro, 23 sono in semilibertà e tornano a dormire dentro la sera. E infine, nel 2016 sono stati ben 320 quelli a cui la magistratura di sorveglianza ha concesso una misura alternativa alla detenzione. Numeri che nessun altro Istituto penitenziario può vantare di avere. Come abbiamo già scritto su Il Dubbio, le misure alternative garantiscono una riabilitazione, abbassa la recidiva e rende più sicuro il Paese. La II Casa di reclusione di Milano – Bollate nasce nel 2001 come istituto a trattamento avanzato teso al recupero socio lavorativo dei detenuti. A differenza di molte altre carceri in Italia, non è sovraffollato ed ospita circa 1226 detenuti su 1238 posti previsti. All’interno dell’Istituto lavorano 370 agenti di polizia penitenziaria, 5 educatori, 3 psicologhe ed operano ogni giorno circa 50 volontari esterni. Un aspetto importante che occorre considerare dell’istituto di Bollate è il tipo di sicurezza che viene attuato nei confronti degli utenti del servizio. Per sistema di sicurezza integrato si intende la gestione compartecipata della sicurezza da parte di tutte le Aree, quindi dell’area trattamentale, dell’area Sanitaria e si intende in particolare un intervento anche in termini di responsabilità da parte di tutti gli Operatori penitenziari. Un esempio di sicurezza integrata lo possiamo ritrovare nel regime di apertura delle celle: nell’istituto di Bollate le celle sono aperte dalle 8 del mattino fino alle 20, e questo comporta un diverso rapporto che si instaura tra gli agenti presenti sul piano e la popolazione detenuta. Fondamentale, nell’Istituto, è il recupero socio lavorativo che si realizza attraverso la possibilità per i detenuti di seguire corsi scolastici e di formazione professionale, lavorare all’interno e all’esterno della struttura, partecipare ad attività culturali e trovare assistenza legale e psicologica. La casa di reclusione di Bollate offre ai detenuti la possibilità di conseguire la licenza media statale e per i detenuti stranieri corsi di alfabetizzazione della lingua italiana. Per chi è già in possesso della licenza media c’è la possibilità di diplomarsi come corrispondente in lingue estere. La recidiva, non è un caso, risulta la più bassa rispetto alla media nazionale.
D. A.