A voler cogliere il segno del nuovo corso sulle professioni da parte della politica si può citare davvero il doppio caso delle norme approvate all’interno della Manovra: da una parte il legittimo impedimento per le avvocate in gravidanza, dall’altra l’ulteriore perfezionamento della disciplina sull’equo compenso. Due provvedimenti partiti “da sinistra” e portati al traguardo dal centrodestra, in particolare dalla deputata di Forza Italia Nunzia De Girolamo. Misure che hanno avuto il via libera lunedì notte dalla commissione Bilancio della Camera e che a questo punto hanno notevolissime chances di entrare definitivamente in vigore: difficilmente infatti l’Aula modificherà la legge di Bilancio nelle parti già approfondite in commissione. Sulla tutela della maternità delle avvocate era stato il ministro della Giustizia Andrea Orlando ad aprire un tavolo con il Consiglio nazionale forense, ed era stata una deputata dello stesso Pd, Anna Rossomando, a presentare una proposta di legge a Montecitorio, recepita poi nella sua parte sostanziale dall’emendamento di De Girolamo. Nel caso dell’equo compenso, la parlamentare campana di Forza Italia si è battuta affinché fosse approvata una modifica alla legge di Bilancio che riporta la norma sull’equo compenso all’impianto originario predisposto sempre da Orlando. Da notare che anche in questo caso la norma era stata preparata dal guardasigilli in un tavolo di confronto con il Consiglio nazionale forense.

Interesse trasversale, attenzione per l’avvocatura e le professioni in generale: è dunque questo il segnale ribadito nelle ultime ore in Parlamento. Lo nota il presidente del Cnf Andrea Mascherin che parla di «una nuova considerazione del ceto forense da parte della politica italiana». Secondo il vertice dell’avvocatura è «molto importante il sostanziale recupero del testo iniziale sull’equo compenso predisposto dal ministro Orlando con il Cnf» ed è «di grande rilievo» il fatto che De Girolamo «si sia attivata per il ripristino» di quel testo, «naturalmente con il necessario consenso del governo». Così come è «di straordinario rilievo» per Mascherin «l’approvazione del legittimo impedimento per le avvocate in gravidanza: si tratta di un risultato fortemente perseguito dal Cnf e costruito al tavolo comune con il ministero della Giustizia appositamente costituito», ricorda appunto il presidente del Cnf. Il quale definisce «anche in questo caso importantissimo l’intervento della opposizione, sempre con l’onorevole De Girolamo, senza dimenticare anche il lavoro sul tema della onorevole Rossomando».

Al momento di mandare in stampa il giornale non erano ancora state esaminate altre due modifiche alla Manovra attese dall’avvocatura e che Mascherin aveva auspicato potessero andare in porto, ovvero «l’emendamento sulla presenza di pieno diritto degli avvocati nelle conferenze permanenti e quello sulla natura professionale del reddito delle società tra avvocati, promosso da Cnf e Cassa forense insieme». Di certo sulle norme a tutela della professione legale (e, nel caso dell’equo compenso, di molte altre le categorie) si è registrata ampia convergenza in commissione Bilancio. Lo ricorda la stessa De Girolamo, che a proposito delle misure sulle prestazioni legali parla di «importante passo avanti che modifica la norma approvata nelle scorse settimane all’interno del dl fisco». Tre interventi significativi: cade il limite dei 24 mesi entro cui l’avvocato può impugnare le convenzioni; sono sempre vessatorie alcune clausole che, nella versione entrata in vigore poche settimane fa, non erano impugnabili qualora fossero state «oggetto di specifica trattativa». E poi c’è una importante novità relativa ai parametri, di cui il giudice chiamato a rideterminare il compenso non deve solo «tenere conto»: la retribuzione sarà equa se «conforme» ai parametri, che peraltro proprio Orlando pochi giorni fa aveva riformulato in modo da renderne certo il riconoscimento. Non è un caso che De Girolamo riconosca il sostegno assicurato dalla responsabile Lavoro del Pd Chiara Gribaudo: «Un grazie oltre gli steccati dell’appartenenza politica».

Sulla tutela delle avvocate in gravidanza la riformulazione dell’emendamento semplifica il testo originario, ma nel penale l’avvocata è sempre «legittimamente impedita a comparire nei due mesi precedenti la data presunta del parto e nei tre mesi successivi». Resta dunque l’affermazione del diritto, tanto che anche la dem Rossomando parla di «una battaglia vinta».