Dopo il brutale attacco all’avvocatura con gli arbitrari arresti dei legali nella maison de l’avocat di Tunisi, la scure del presidente Saied ora si abbatte sulle organizzazioni umanitarie che assistono i migranti. Nelle ultime due settimane sono centinaia gli uomini, donne e bambini deportati ai confini del paese e spesso abbandonati nel deserto. L'episodio più eclatante il 3 maggio a Tunisi quando le forze dell'ordine sono arrivate davanti al campo migranti, allestito di fronte alla sede dell'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), nel quartiere Berges du Lac . Qualcuno è riuscito a fuggire ma molti sono stati arrestati.

Altri rifugiati invece si trovavano accampati nelle vicinanze perché dovevano ricevere lo status di protezione internazionale da parte dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite provenendo da zone di guerra come il Sudan. Ma la stessa sorte è toccata anche alle persone che si trovavano nella periferia di La Marsa vivendo nel Centro Giovanile fin dalla chiusura del campo di Choucha nel 2017. Ma non è finita perché, come riferiscono le ong, oltre agli sgomberi, sono stati spiccati almeno un'ottantina di mandati di arresto così come successo in precedenza nella regione di Sfax.

Lunedì 6 maggio, durante un consiglio di sicurezza, il presidente Saied ha riconosciuto le espulsioni collettive da parte delle autorità tunisine, rendendo noto che 400 persone sono state respinte al confine orientale. Un attacco sistematico verso la popolazione nera, infatti come segnalato da Salsabil Chellali, direttore dell'ufficio di Tunisi di Human Rights Watch: «In generale, gli arresti e le deportazioni vengono effettuati senza alcuna valutazione caso per caso dello status degli esiliati, al di fuori di qualsiasi quadro giuridico».

La strategia di Saied è apparsa chiara fin dal 2023 quando ha cominciato a parlare di orde di migranti illegali che vogliono cambiare l'identità arabo-islamica del Paese, un complotto che riedizione, ormai conosciuta, della tesi della sostituzione etnica o del fantomatico piano Kalergi. La repressione chiaramente si è estesa contro le organizzazioni internazionali o della società civile. Il 6 maggio è finita in cella Saadia Mosbah, presidente di Mnemty, un'associazione che lotta contro la discriminazione razziale, l'arresto è stato effettuato sulla base della legge sulla lotta al terrorismo e la repressione del riciclaggio di denaro. Mosbah da piu di un anno non aveva mai smesso di attaccare le politiche anti migranti di Saied.

Anche la sede di Terre d'asile Tunisie, la sezione tunisina della ong francese, è stata perquisita da agenti di polizia a Tunisi e Sfax. Il suo ex direttore, Sherifa Riahi, è stato ascoltato e poi posto in custodia della polizia sulla base della stessa legge che ha colpito Mosbah. Ma probabilmente l'episodio più grave è quello relativo alla detenzione del presidente e del vicepresidente del Consiglio tunisino per i rifugiati (CTR). Sono accusati di associazione criminale con l'obiettivo di aiutare le persone ad accedere al territorio tunisino, almeno da quanto si apprende da un comunicato della procura. La pesantezza dell'arresto riguarda anche il fatto che il CTR assiste l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati nella registrazione dei richiedenti asilo, in assenza di una legge che disciplini il diritto di asilo in Tunisia.

Il tentativo dichiarato è quello di spaventare e scoraggiare il lavoro delle ong fino a impedire l'opera di assistenza rendendo i migranti piu vulnerabili e soggetti all'espulsione senza alcuna difesa. D'altro canto lo stesso Saied ha attaccato pubblicamente le associazioni che ricevono denaro dall'estero: «Non c'è posto per le associazioni che potrebbero sostituire lo Stato», e ha definito i responsabili «traditori e agenti».