“Il giorno della rabbia”. Così l’Ordine degli avvocati tunisini ha chiamato la giornata di mobilitazione, organizzata insieme ai tribunali regionali, per esprimere il rifiuto nei confronti del decreto numero 79, il nuovo aumento delle tasse sui servizi legali. Centinaia di legali hanno così protestato giovedì scorso davanti al Palais de Justice di Tunisi, il loro è stato un secco “no” alla draconiana legge finanziaria che graverà pesantemente sulle tasche della popolazione.

Il bilancio, presentato la scorsa settimana, impone infatti ulteriori imposte per riportare il deficit della Tunisia a quasi il cinque per cento del Pil, in attesa di un salvataggio da parte del Fondo monetario internazionale. Il governo dunque cerca di aumentare le entrate per il tesoro a corto di liquidità.

Sacrifici che gli avvocati, insieme ad altre categorie di lavoratori rifiutano, visto che tra le misure è previsto proprio un aumento degli oneri relativi alle spese legali, dal 13 al 19 per cento. Nella nuova legge di bilancio presentata dalla ministra delle Finanze della Tunisia, Sihem Boughdiri, viene previsto un disavanzo di 8,5 miliardi di dinari ( 2,5 miliardi di euro) pari al 5,2 per cento, in calo rispetto al rapporto deficit- Pil del 7,7 per cento del 2022. Un miglioramento dovuto a un corposo incremento soprattutto delle entrate fiscali, tra cui una tassa sulla ricchezza immobiliare.

Ma la Tunisia è ancora alle prese con una profonda crisi economica. Negli ultimi mesi dello scorso anno più volte il paese ha subito la carenza di alcuni prodotti alimentari essenziali come lo zucchero, il latte e il riso. L’inflazione, secondo le recenti rilevazioni statistiche di dicembre, ha fatto registrare percentuali a due cifre limitando il potere d'acquisto dei cittadini. Un contesto drammatico dunque che ha costretto il presidente tunisino Kais Saied a invocare l’aiuto del Fmi, che fedele ai sui piani di aggiustamento strutturale per concedere ossigeno finanziario ha chiesto

in cambio i consueti tagli alla spesa sociale. E proprio contro queste pesanti sforbiciate, che gli avvocati definiscono diktat dell'organismo monetario internazionale, è stata portata avanti la protesta di piazza.

I 9200 legali della Tunisia, guidati dal presidente dell'Ordine degli avvocati, Hatem Mziou, affermano che la nuova tassa colpirà più duramente gli utenti dei servizi legali provenienti da ambienti socialmente svantaggiati, facendo ricadere gli effetti della crisi economica su queste fasce di popolazione. Gli avvocati hanno chiaramente fatto intendere pubblicamente che non rimarranno inattivi di fronte a quelli che definiscono «attacchi ai diritti e alle libertà».

Una sottolineatura che fa riferimento allo scontro apertosi a seguito del controverso decreto del settembre scorso da parte di Saied che introduce pene detentive contro chi viene ritenuto colpevole di diffondere false voci al fine di minare la sicurezza pubblica. È il caso di diversi legali, tra cui alcuni che difendono un gruppo di giudici estromessi dal presidente dal loro ruolo, che sono costretti ora ad affrontare procedimenti giudiziari. Saied infatti ha assunto il controllo del sistema giudiziario al fine di poter licenziare una costituzione su misura che rafforza il suo controllo sull'esecutivo. Una mossa iniziata nel luglio 2021 quando ha, di fatto, sciolto il governo e congelato il parlamento. Non a caso dai colloqui con il ministro dell’Interno Taoufik Charfeddine, è emerso che il presidente ha lanciato avvertimenti per nulla velati. È stato direttamente l'ufficio di Saied a rendere note le sue parole: «libertà non significa caos e complotti contro lo stato». E, senza nominare esplicitamente nessuno, ha accusato «alcune persone sostenute da lobby note di violare la legge e minare la sicurezza nazionale».