Donald Trump e la consorte Melania varcano per la prima volta i cancelli della Casa Bianca da padroni di casa, solo per un sopralluogo però: le chiavi gli verrano consegnate il 20 gennaio, giorno della cerimonia di insediamento. L'incontro tra il nuovo presidente eletto e Barack Obama è lontano anni luce dai veleni, dai colpi bassi, dalle canagliesche offensive della campagna elettorale, la "peggiore di sempre" che ha prodotto l'esito "più choccante di sempre".Tradizionalmente negli Stati Uniti la transizione dei poteri è un passaggio che viene affrontato con grande senso di responsabilità dai suoi protagonisti, accantonando divergenze e divisioni. Ma considerando il carattere tumultuoso di Trump in molti temevano un colloquio più burrascoso o comunque carico di tensioni e livori non digeriti. Non è andata così. Il miliardario newyorkese surfa sulla cresta di una vittoria che ha dell'incredibile e sembra un bambino la prima volta che mette piede a Disneyword, eccitato, raggiante, persino un po' intimidito; l'umore è alle stelle, i rancori della propaganda in archivio e la delicatezza del protocollo accompagnano questo primo incontro tra presidenti. Il garbo e il savoir faire di Obama hanno poi fatto il resto, tanto che lo stesso Trump si è sperticato in elogi nei suoi confronti che fino a qualche ora fa sarebbero stati pura fantapolitica: «Non ci eravamo mai incontrati prima per me è stato un onore e un'occasione importante per discutere con il presidente le difficoltà e i problemi che vedo in questo Paese. Barack Obama è proprio una brava persona, lo rispetto molto e ascolterò tutti i suoi consigli», ha commentato il magnate aggiungendo che «non vede l'ora» di avere altri colloqui con l'inquilino uscente della Casa Bianca.Dal canto suo Obama ha accolto Trump non più come un avversario politico, ma con i crismi dovuti a colui che fra due mesi sarà il suo successore per quanto strano questo fatto possa sembrare. «La mia priorità nei prossimi due mesi sarà quella di facilitare la transizione per assicurare che il nostro presidente eletto savrà successo... perchè se lui avrà successo avrà successo il Paese. Abbiamo parlato di questioni organizzative per la Casa Bianca. Abbiamo parlato di politica estera e di politica interna e sono incoraggiato dall'interesse mostrato dal presidente Trump a lavorare con la mia squadra sulle molte sfide che il nostro Paese deve affrontare. Penso che sia importante, indipendentemente dai partiti e della preferenze politiche, lavorare ora insieme per affrontare le sfide e io farò di tutto per aiutarlo», la dichiarazione alla fine dell'incontro dello Studio Ovale durato un'ora e mezza invece dei previsti trenta minuti.Nei prossimi 72 giorni, cioè fino all'inaugurazione del 20 gennaio prossimo, il neopresidenteTrump dovrà definire la nuova squadra di governo attorno alla quale i giornali Usa si arrovellano evocando una ridda di nomi. Assistito dal suo team per la transizione, che è guidato dal governatore del New Jersey Chris Christie, Trump dovrà prepararsi a individuare le personalità per assegnare almeno 4mila posti di nomina politica, mille dei quali avranno bisogno dell'approvazione del Senato. Secondo l'organizzazione no profit Center for Presidential Transition (CPT), che ha già lavorato con i team della Clinton e di Trump, l'ideale è che entro Thanksgiving (il 24 novembre) Trump abbia già scelto i principali 50 nomi, con i membri del gabinetto e il suo capo dello staff. Entro la fine di dicembre vanno inoltre inviati al Senato i nomi da confermare, in modo da sveltire i tempi. Malgrado la maggioranza repubblicana in tutte e due le Camere, Trump dovrà stabilire un buon rapporto con un Congresso dominato da un partito che ancora lo percepisce come un corpo estraneo e i cui grossi calibri non lo hanno affatto sostenuto durante la rude campagna presidenziale. Avere il consenso di deputati e senatori sarà un passaggio fondamentale per garantire l'andata in porto delle nomine e il sostegno alle prime misure che vorrà prendere da presidente. In questo potranno essere di grande aiuto le buone relazioni con lestablishment del Gop coltivate dal suo vice, Mike Pence.