PHOTO
Tra Stati Uniti e Brasile è guerra commerciale. Nell’annunciata lettera diretta al governo brasiliano il presidente Usa, Donald Trump, ha dichiarato di voler imporre tariffe d’ingresso al 50% per tutte le importazioni provenienti dal paese carioca. La lettera è stata restituita all’ambasciata statunitense di São Paulo e definita offensiva da parte del ministero degli Esteri brasiliano, che ha sottolineato come essa contenga dichiarazioni false sul Brasile, oltre a errori fattuali sugli scambi commerciali tra i due paesi.
Una delle motivazioni addotte da Trump è la ritorsione per la “caccia alle streghe” contro il suo alleato politico ed ex presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, inquisito per aver tentato un golpe nel paese sudamericano dopo la sconfitta alle elezioni del 2022. Nella missiva si specifica che i dazi entreranno in vigore dal primo agosto prossimo e in un passaggio si legge che «Il modo in cui il Brasile ha trattato l'ex presidente Bolsonaro, un leader molto rispettato in tutto il mondo durante il suo mandato, compresi gli Stati Uniti, è una vergogna internazionale».
Un’altra ragione alla base dell’imposizione delle tariffe sarebbe il deficit commerciale che gli Stati Uniti avrebbero nei confronti del Brasile. In realtà negli anni di rapporti commerciali tra i due paesi gli Stati Uniti hanno sempre ottenuto un saldo positivo. Ad esempio lo scorso anno gli scambi commerciali tra i due Stati hanno raggiunto la cifra di 92 miliardi di dollari, con gli Usa che hanno registrato un avanzo di 7,4 miliardi di dollari. L’imposizione dei dazi inoltre sarebbe una ritorsione anche per il blocco degli account X di esponenti politici vicini a Bolsonaro, rei di aver diffuso notizie false a supporto dell’ex presidente, e l’oscuramento dello stesso social network per quasi due mesi da parte del giudice della Corte Suprema brasiliana, Alexandre de Moraes, che lo scorso anno è stato oggetto dell’invettiva di Elon Musk.
Poche ore dopo aver ricevuto la lettera, il presidente brasiliano, Luiz Inacio Lula da Silva, ha scritto, in un post su X, che «Il Brasile è un paese sovrano con istituzioni indipendenti che non accetteranno di essere controllate da nessuno», e riferendosi al processo nei confronti dell’ex presidente Bolsonaro, «il processo contro chi ha pianificato un colpo di Stato è di esclusiva competenza della giustizia brasiliana e, pertanto, non è soggetto ad alcun tipo di ingerenza o minaccia che violi l’indipendenza delle istituzioni nazionali». Lula ha proseguito specificando che «nel contesto delle piattaforme sociali, la società brasiliana rifiuta contenuti d’odio, razzismo, pornografia infantile, truffe, frodi e discorsi contro i diritti umani e la libertà democratica», mentre, «la libertà di espressione non va confusa con l’aggressione o con pratiche violente. Per operare nel nostro Paese, tutte le aziende nazionali e straniere sono soggette alla legge brasiliana».
Il presidente brasiliano ha concluso tornando sull’imposizione di dazi da parte degli Stati Uniti «qualsiasi aumento unilaterale dei dazi verrà gestito secondo la Legge brasiliana della reciprocità economica», ha scritto Lula riferendosi al testo recentemente adottato, che consente al governo di aumentare le misure tariffarie sui prodotti importati. Questo episodio mostra come Trump utilizzi i dazi a guisa d’una leva per fare pressione sui governi che ritiene ostili.
Bolsonaro, che rischia 40 anni di carcere per il tentato golpe, a gennaio aveva dichiarato al New York Times di sperare che Trump venisse in suo aiuto. L’ex presidente carioca è stato incriminato lo scorso febbraio, accusato di aver progettato un colpo di Stato, di aver tentato di abolire violentemente lo Stato di diritto democratico e di organizzzazione criminale armata. Nel piano di golpe erano previsti gli assassini di Lula, del vicepresidente eletto Geraldo Alckmin, e del giudice Moraes. A seguito delle ultime elezioni, contestate dall’ex presidente che ha denunciato brogli, l’8 gennaio 2023 migliaia di sostenitori di Bolsonaro si sono lanciati all’assalto delle istituzioni di Brasilia, in un attacco simile a quello avvenuto a Capitol Hill solo due anni prima. I riottosi sarebbero stati aizzati proprio da Bolsonaro e da altri componenti della sua cerchia, compreso il generale dell’esercito ed ex ministro della Difesa, Walter Braga Netto, arrestato a dicembre del ’24.
I piani dei golpisti sono stati denunciati dal tenente colonnello Mauro Cid, e successivamente confermati dalle dichiarazioni di ex comandanti, dai messaggi e dalle registrazioni di ingresso del Palàcio da Alvorada, residenza del presidente. Bolsonaro è ora ineleggibile fino al 2030, Trump ha affermato che dovrebbe potersi ricandidare alle elezioni del prossimo anno, e il suo passaporto è stato ritirato. Qualora fosse condannato sarebbe il primo caso nella storia democratica del Brasile di un ex presidente condannato per golpe.