Donald Trump in questi giorni è in Scozia. Ieri mattina, appena conosciuti i risultati del referendum, ha sùbito espresso la sua felicità. Ha detto che è una buona notizia e che i rapporti tra Stati Uniti e Gran Bretagna, dopo l’uscita di Londra dall’Europa, potranno essere migliori che nel passato.Viceversa c’è grande preoccupazione sul fronte democratico e dei moderati. Sia in campo politico che sui giornali. Il “New York Times” si chiede se dal referendum uscirà un Regno Unito piccolo e xenofobo. O, peggio ancora, una Inghilterra che non sarà più al centro di nessun Rgno Unito, perché Scozia e Irlanda sceglieranno la secessione.Il «Wall Street Journal» teme che la Brexit porti a un apprezzamento del dollaro, che danneggerebbe le esportazioni. E comunque a una frenata dello sviluppo che potrebbe comunque danneggiare l’America.Per Hillary Clinton il risultato del referendum è un colpo duro. Anche perché Obama si era speso a favore del “remain” e la sconfitta dei filo-europei è una ferita alla sua immagine. Immagine che peraltro già era uscita fortemente sfregiata, poche ore prima del voto in Gran Bretagna, dal voto (quattro contro quattro) alla Corte Suprema sul provvedimento “salva-immigrati”, che era una delle iniziative più forti della sua presidenza, insieme alla riforma sanitaria.La Corte suprema, chiamata a decidere sulla legittimità del provvedimento (che concede una sanatoria più o meno a cinque milioni di clandestini, in gran parte latinos) si è imballata. Non ha trovato una maggioranza e perciò il provvedimento resta a mezz’aria. E la vicenda non si concluderà prima della fine del mandato di Obama.Per Hillary Clinton è arrivato però anche un premio di consolazione: Bernie Sanders, il suo tenace avversario alle primarie per la nomination democratica, ha finalmente annunciato ufficialmente il suo appoggio. In un talk show, proprio ieri sera, alla domanda se sosterrà la candidatura di Hillary alla Casa Bianca, Sanders ha risposto in modo limpido: «si». Ha detto che ora il grande rischio è Trump, e che i democratici dovranno fare fronte comune per sconfiggerlo.Naturalmente il voto britannico è una spinta fortissima per Trump. Non tanto, forse, per le conseguenze pratiche che la Brexit può avere sull’economia o sulle relazioni diplomatiche. Quanto per il valore simbolico.Il fronte della Brexit, in Gran Bretagna, era il fronte compatto dei populisti. Che ha dato battaglia per sconfiggere i conservatori moderati e i laburisti. Un po’ come sta facendo Trump in America. Prima, alle primarie, ha affrontato e battuto i conservatori moderati, e cioè i repubblicani tradizionali (e in particolare gli eredi di Bush) e ora dà battaglia contro i democratici. Il l fatto che i populisti stiamo dilagando in tutta l’Europa, dall’Italia di Grillo, alla Francia di Le Pen, all’Inghilterra, non può che dare maggior forza a quello che può diventare il capo dell’ “internazionale populista” e che può portarla alla conquista della Casa Bianca, cioè al vertice del potere mondiale.