Continuano incessanti i bombardamenti tra Israele e Iran. Tel Aviv ha comunicato di aver colpito il sito nucleare di Natanz, pilastro del programma iraniano. Esplosioni sono state registrate anche a Isfahan, sede di un centro per l’arricchimento dell’uranio. Le forze iraniane hanno colpito un centro dell’intelligence nei pressi del quartier generale del Mossad a Tel Aviv, deflagrazioni sono state avvertite anche a Gerusalemme e le sirene hanno suonato in tutto il paese.

Mentre i missili solcano i cieli del Medio Oriente i leader del G7, riunitisi a Kananaskis in Canada, hanno adottato una dichiarazione congiunta, nella quale si afferma il diritto all’autodifesa di Israele, l’Iran viene definito come «la principale fonte di instabilità e terrore nella regione» e si stabilisce che la Repubblica islamica non potrà mai avere l’atomica. Inoltre nel documento i leader firmatari esortano «affinché la risoluzione della crisi iraniana porti a una più ampia de-escalation delle ostilità in Medio Oriente, compreso un cessate il fuoco a Gaza».

Trump, dopo aver firmato la dichiarazione congiunta dei leader del G7, nella sua seconda versione rivista dopo l’iniziale rifiuto alla firma opposto dallo stesso presidente Usa, ha lasciato il Canada per tornare a Washington e raggiungere i funzionari riuniti nella Situation room. Interpellato dai reporter presenti sull’Air Force One Trump ha risposto di volere «una fine, non un cessate il fuoco. Una resa totale. Sto negoziando. Ho detto loro di concludere l’accordo. Avrebbero dovuto fare l’accordo» ha dichiarato riferendosi all’accordo sul nucleare proposto all’Iran, quello precedente, raggiunto da Obama nel 2016, è stato ritirato dallo stesso Trump nel 2018, «le città sono state fatte a pezzi, molte persone sono morte. Avrebbero dovuto fare l’accordo. Ho detto loro di farlo. Quindi non lo so. Non stiamo cercando un cessate il fuoco. Non ho detto che sto cercando un cessate il fuoco. È stato Emmauel (Macron). È un bravo ragazzo ma non c’azzecca spesso. Ma stiamo cercando qualcosa di meglio di un cessate il fuoco».

Trump starebbe carezzando l’idea di inviare Steve Witkoff o JD Vance a Teheran per incontrare le autorità iraniane, anche se «non è ancora sicuro, potrei. Dipende da quello che succede quando torno». Arrivato a Washington, Trump ha scritto su Truth di avere «il controllo completo e totale dei cieli sopra l'Iran», reiterando la richiesta di una resa incondizionata della Repubblica islamica e minacciando l’Ayatollah in caso di attacco alle basi statunitensi, «sappiamo esattamente dove si nasconde il cosiddetto 'Leader Supremo'. È un bersaglio facile, ma lì è al sicuro. Non lo elimineremo, almeno non per ora. Ma non vogliamo che i missili vengano lanciati contro i civili o i soldati americani. La nostra pazienza sta per esaurirsi. Grazie per l'attenzione!».

Le dichiarazioni del presidente Usa fanno presagire un probabile coinvolgimento diretto degli Stati Uniti nel conflitto. Nel corso di un’intervista a Politico il cancelliere tedesco, Friedrich Merz, ha ammesso che la Germania sta valutando se partecipare alla campagna miliare israeliana contro l’Iran.

Intanto la Repubblica islamica, che ha sempre dichiarato di voler sviluppare il proprio programma nucleare solo per scopi civili, nelle ultime ore starebbe preparando un disegno di legge per ritirarsi dal Trattato di non proliferazione nucleare. Sottoscritto da Stati Uniti e Unione sovietica nel 1968 ed entrato in vigore nel 1970, il Trattato proibisce agli stati firmatari non nucleari di dotarsi di armamenti nucleari, e vieta gli stati nucleari (Usa, Russia, Regno Unito, Francia, Cina) di trasferire armi nucleari ad altri.

Lo stesso Israele, insieme a India, Pakistan e Sud Sudan non ha mai firmato il Trattato. Le uniche notizie sul programma nucleare israeliano sono quelle fatte trapelare nel 1986 da Mordechai Vanunu, ex tecnico nucleare israeliano, al Sunday Times. Vanunu, dopo aver svelato che Israele era al tempo in possesso di circa 200 testate nucleari, venne rapito in Italia da agenti del Mossad, portato in Israele e condannato a 18 anni di prigione per tradimento e spionaggio. Le dichiarazioni di Vanunu furono avvalorate nel 2006 dal segretario alla Difesa Usa, Robert Gates.