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(Nova) Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e l'ex presidente Donald Trump hanno trionfato come previsto alle primarie dei rispettivi partiti che si sono tenute ieri in 16 Stati dell'Unione e nel territorio delle Samoa americane. Dopo il "Super martedì”, sia Biden che Trump si sono assicurati più dei due terzi dei delegati necessari a ottenere la nomina dei rispettivi partiti in vista delle elezioni presidenziali in programma il 5 novembre. Appare ormai certa, dunque, una riedizione della sfida tra Biden e Trump, che si sono già affrontati alle elezioni presidenziali del 2020. Secondo le ultime stime formulate dall'emittente televisiva "Cnn", Biden si è aggiudicato sinora 1.289 delegati su 1.968 necessari per la nomina a candidato del Partito democratico. Trump ha ottenuto sino a questo momento 893 delegati, oltre i due terzi dei 1.215 necessari per la nomina a candidato del Partito repubblicano.
Il Super martedì ha concentrato oltre un terzo delle primarie del Partito repubblicano e del Partito democratico: ieri erano in palio 854 delegati su 2.429 per la Convention nazionale repubblicana che si terrà dal 15 al 18 luglio prossimi a Milwaukee, nel Wisconsin, e 1.420 delegati su 4.672 per la Convention nazionale democratica in programma dal 19 al 22 agosto a Chicago, in Illinois. Si è votato in particolare in Alabama, Alaska (solo i repubblicani), Arkansas, California, Colorado, Iowa (solo i democratici), Maine, Massachusetts, Minnesota, Carolina del Nord, Oklahoma, Tennessee, Texas, Utah, Vermont e Virginia, oltre che nel territorio delle Samoa americane, dove si è tenuto un caucus.
In California
Le stime dei delegati fornite dall'emittente televisiva "Cnn" tengono conto dell'esito non ufficiale delle primarie in California, dove si vota anche per posta, e dove i risultati definitivi verranno annunciati soltanto il 12 marzo. Proprio in California, Trump si sarebbe aggiudicato il voto di circa otto partecipanti alle primarie repubblicane su 10, incluso il 68 per cento di quanti si identificano come elettori indipendenti, e il 59 per cento dei moderati: segmenti dell'elettorato che negli altri Stati avevano invece sostenuto a larga maggioranza l'avversaria di Trump, l'ex ambasciatrice alle Nazioni Unite Nikki Haley. Quest'ultima esce dal Super martedì ormai priva di vie praticabili per sottrarre la nomina a Trump: l'ex ambasciatrice ha conquistato sinora 66 delegati in tutto, inclusi i 9 del piccolo Stato del Vermont, dove a sorpresa ieri ha avuto la meglio su Trump con 4 punti percentuali di vantaggio.
Attacchi reciproci
Mentre i risultati delle primarie di ieri si delineavano con chiarezza, Biden e Trump concentravano la loro attenzione l'uno sull'altro, rivolgendosi attacchi reciproci. Biden è tornato a scagliarsi contro l'ex presidente Usa definendolo un pericolo per la democrazia, e riferendosi agli elettori di Trump come «estremisti Maga», un riferimento all'acronimo «Make America Great Again», lo slogan elettorale di Trump. «I risultati di stasera lasciano al popolo americano una scelta chiara: continueremo a progredire o permetteremo a Donald Trump di trascinarci indietro nel caos, nella divisione e nell'oscurità che hanno caratterizzato il suo mandato?» afferma una dichiarazione scritta diffusa dal presidente nella notte. «Quattro anni fa, mi sono candidato a causa della minaccia esistenziale che Donald Trump rappresentava per l'America in cui tutti crediamo», prosegue la nota, in cui Biden rivendica i progressi conseguiti dall'amministrazione presidenziale in carica in materia di occupazione, inflazione, prezzi dei farmaci e controllo delle armi. «(Trump) è mosso dalla rancore e dall'inganno, concentrato sulla vendetta e la ritorsione, e non sul popolo americano», ha accusato Biden.
Il discorso di Trump
In un discorso di circa 30 minuti tenuto dalla sua residenza privata di Mar-A-Lago in Florida, Trump ha definito Biden il «peggior presidente» nella storia degli Stati Uniti, puntando l'indice in particolare contro l'inazione sul fronte della crisi migratoria. «Il 5 novembre sarà ricordato come il giorno più importante nella storia del nostro Paese», ha detto Trump riferendosi alle prossime elezioni presidenziali. «Il nostro Paese è molto diviso», ha affermato l'ex presidente, promettendo di lavorare per riunire la nazione in caso di vittoria alle elezioni presidenziali di novembre. «Abbiamo un grande Partito repubblicano con molte persone di talento. Vogliamo essere uniti, e accadrà molto presto», ha dichiarato l'ex presidente, che più che alle divisioni del Paese è parso riferirsi proprio a quelle del Partito repubblicano. Trump ha infatti evitato accuratamente di menzionare la sua avversaria Nikki Haley, che pur se duramente sconfitta, ha comunque raccolto consensi superiori al 20 per cento in molti degli Stati dove si e' votato ieri, e che nei giorni scorsi ha ventilato la possibilità di non appoggiare la candidatura di Trump neanche dopo la sua nomina ufficiale da parte del Partito repubblicano, contrariamente all'impegno formalmente assunto nei confronti del partito.
Con il presidente uscente Biden che concorre praticamente senza avversari per la nomina democratica, gli occhi erano puntati ieri sul campo repubblicano, ma un risultato singolare è giunto dal territorio dalle Samoa americane, dove l'imprenditore Jason Palmer ha vinto il caucus del Partito democratico con 51 voti contro i 40 di Biden, infliggendo a quest'ultimo la prima sconfitta dall'inizio della stagione delle primarie. In Minnesota, Stato del suo semisconosciuto sfidante, il deputato Dean Phillips, Biden ha avuto la meglio con un'ampia maggioranza, ma si è dovuto confrontare ancora una volta con il voto di protesta promosso dall'ala socialista del Partito democratico: l'opzione "Uncommitted" ha raccolto circa il 20 per cento delle preferenze.
Le altre primarie
Nella giornata di ieri si sono tenute altre primarie di rilievo in vista delle elezioni generali di novembre: in Carolina del Nord, uno degli Stati che determineranno l'esito delle elezioni presidenziali, Mark Robinson e il procuratore generale di quello Stato, Josh Stein, hanno vinto le primarie dei partiti Repubblicano e Democratico per la candidatura a governatore. Robinson, sostenuto dall'ex presidente Donald Trump, e il procuratore generale Stein erano già ritenuti i favoriti in vista delle primarie governatoriali dei rispettivi partiti, avendo accumulato forti vantaggi sui loro avversari nei sondaggi di gradimento e in termini di donazioni. Il vincitore dell'elezione di novembre succederà al governatore democratico uscente della Carolina del Nord, Roy Cooper, giunto al limite massimo di mandati.
La situazione in Texas
In Texas il deputato Colin Allred ha vinto, scrive l’agenzia Nova, le primarie del Partito democratico per un seggio al Senato federale, e il prossimo novembre sfiderà il repubblicano Ted Cruz. In California, invece, si sono tenute primarie aperte a entrambi i partiti per il seggio lasciato vacante al Senato federale dalla democratica Dianne Feinstein, e per l'assegnazione del medesimo seggio in vista della prossima legislatura di sei anni, che avrà inizio nel 2025.
Il deputato democratico Adam Schiff si è aggiudicato le primarie con il 36,9 per cento delle preferenze, mentre il candidato repubblicano Steve Garvey ha ottenuto il 29,3 per cento dei consensi: i due si affronteranno in un ballottaggio a novembre, e Schiff si presenterà al voto con la sicurezza di non dover fronteggiare un esponente del suo stesso partito in uno Stato dove l'elettorato democratico è fortemente maggioritario. Proprio in California, infine, si sono tenute una serie di primarie per diversi distretti alla Camera dei rappresentanti, da cui potrebbero dipendere gli equilibri alla Camera bassa del Congresso dopo le elezioni di novembre.