Se qualcuno pensava che con l’elezione di Biden e la bocciatura di tutti i ricorsi di Trump su presunti brogli elettorali si fosse chiusa la partita, si sbagliava di grosso. Lo scontro infatti si è spostato dal livello federale a quello degli stati e si combatte sul terreno delle regole che disciplinano il voto e la battaglia si sta tramutando in quella che viene definita come la seconda guerra civile. Martedì scorso a Filadelfia, Biden ha tenuto un discorso infuocato, avvertendo che la democrazia americana sta affrontando la sua più grande minaccia. «Oggi c’è un assalto in corso in America, un tentativo di sopprimere e sovvertire il diritto di voto e elezioni libere e corrette» ha detto il presidente.

Nei 17 stati controllati dai conservatori si sta tentando di approvare leggi che limitano il diritto di voto introducendo il divieto di tenere aperti i seggi 24 ore su 24 e aggiungendo ulteriori requisiti per dimostrare l’identità soprattutto per il voto per corrispondenza. Una serie di restrizioni che per i repubblicani garantirebbero la sicurezza delle elezioni avvalorando la tesi della truffa elettorale che ancora i sostenitori di Trump portano avanti. Per i democratici invece si tratta di un attentato al diritto di voto che colpirebbe in particolar modo le minoranze e gli afroamericani.

Il livello più alto dello scontro si è raggiunto in Texas dove più di 50 deputati dem hanno lasciato lo stato con 2 jet privati in direzione Washington nel tentativo di impedire l’approvazione di una riforma elettorale radicale voluta dal governatore Greg Abbott. Per licenziare la legge infatti devono essere presenti almeno due terzi dei 150 membri della Camera dei Rappresentanti. Per tutta risposta il giorno seguente il governatore ha minacciato di arrestare i politici assenti. Abbott ha lanciato la sua minaccia attraverso il canale televisivo locale KVUE ABC affermando che una volta tornati sarebbero stati «alloggiati all'interno del Texas Capitol fino a lavoro terminato». Un fatto grave anche se simbolico anche perché la polizia di stato non ha giurisdizione al di fuori del Texas.

Intanto i democratici hanno promesso di non tornare fino alla fine della sessione speciale di 30 giorni sul disegno di legge. È stato Chris Turner, presidente del Texas House Democratic Caucus, a spiegare che l’intento è quello «di rimanere fuori e uccidere questo disegno di legge in questa sessione». Tuttavia Abbott si è impegnato a continuare a convocare l’Assemblea fino all'approvazione definitiva. In realtà l’intento dei “transfughi” è quello di fare pressione sul Campidoglio dove da tempo sta andando in scena il durissimo confronto sulle nuove regole federali sul voto proposte dai dem che sostituirebbero qualsiasi azione statale. Si tratta del ' For the People Act, un disegno di legge che garantirebbe agli elettori di poter ricevere una scheda elettorale se richiesta, imporre un minimo di 15 giorni di voto anticipato prima di ogni elezione federale, richiedere schede cartacee e stabilire standard per le macchine per il voto. Inoltre proibirebbe agli stati di privare del diritto di voto coloro che hanno scontato una pena carceraria, promulgherebbe nuove restrizioni sui cosiddetti contributi politici (' dark money') non divulgati.

Con la proposta democratica molti nuovi elettori verrebbero automaticamente registrati e le aziende tecnologiche sarebbero obbligate a divulgare informazioni sulla pubblicità politica. E’ previsto anche un sostegno del governo per i piccoli candidati finanziati da donatori e si cercherebbe di porre fine alla pratica delle mappe di voto, il 'gerrymandering', un metodo ingannevole per ridisegnare i confini dei collegi elettorali a vantaggio di alcuni candidati. Il disegno di legge è stato approvato alla Camera a marzo ma 3 mesi dopo, grazie all’ostruzionismo, i repubblicani lo hanno bloccato la Senato. Da allora i democratici si sono concentrati sull'aggiornamento del Voting Rights Act, una legge degli anni ' 60 che è stata pesantemente modificata in senso restrittivo dalla Corte Suprema nell'ultimo decennio. I repubblicani dunque stanno tentando di contrastare i tentativi dem agendo a livello statale, la loro è un’opposizione a tutto campo. Anche per un dialogante come Mitch McConnell, leader della minoranza conservatrice a Senato «È una soluzione alla ricerca di un problema». Ma probabilmente sono ancora più significative le parole dell’ex vicepresidente Mike Pence, il quale nonostante fosse stato uno dei bersagli di coloro che hanno assaltato il Congresso, non ha esitato ad affermare che la proposta democratica avrebbe «aumentato le opportunità di frode elettorale, calpestato il Primo Emendamento, erodere ulteriormente la fiducia nelle nostre elezioni e diluire per sempre i voti degli aventi diritto legalmente qualificati».