Un mese dopo il presunto stupro della Circumvesuviana di San Giorgio a Cremano, anche il terzo indagato, Raffaele Borrelli, è stato rimesso in libertà. Una decisione che per i giudici risulta confortata dalle immagini delle telecamere della stazione, dalle quali non emergerebbe quella «brutale e animalesca violenza» denunciata dalla 24enne di Portici lo scorso cinque marzo.

La presunta vittima, secondo i giudici, non sarebbe insomma credibile. Una ragazza dalla personalità «bipolare» e pertanto descritta come «bugiarda patologica», per quella tendenza a mentire annotata perfino in cartella clinica. Elementi che alla fine sono risultati più convincenti, per i giudici, delle «chiare lesioni agli organi genitali compatibili con l’uso di violenza da parte dei ragazzi» riportate nel referto. A decidere la scarcerazione del 18enne, recluso a Secondigliano dal 6 marzo, è stato il tribunale del Riesame, che nei giorni scorsi aveva disposto la scarcerazione di Alessandro Sbrescia e Antonio Cozzolino.

Stando alla tesi dell’avvocato Massimo Natale, la ragazza sarebbe stata «consenziente», circostanza che sarebbe dimostrata dalle riprese. E sono state proprie le immagini delle telecamere a convincere i giudici dell’Ottava sezione del Tribunale della Libertà dell’assenza di gravi indizi di colpevolezza a carico dei tre ragazzi di San Giorgio a Cremano. Immagini che ritraggono la ragazza - affetta da problemi psicologici - entrare in ascensore senza costrizione, dopo aver fumato una sigaretta e consultato il cellulare, con una borsa a tracolla e una busta regalo. Una scena che ai giudici non è apparsa drammatica, nemmeno dopo il rapporto sessuale: le immagini rappresenterebbero una situazione «connotata da esteriore tranquillità» sia prima sia dopo il presunto stupro, quando «gli indagati escono insieme alla ragazza perfettamente ricomposta nel vestiario, con il cellulare in mano e la borsa a tracolla in condizioni di apparente tranquillità».

Per i giudici «la ragazza non ha detto la verità, anche a causa della patologie di cui soffre». E l'atteggiamento della giovane, «soprattutto nei momenti successivi a quella che è stata denunciata come un'efferata violenza sessuale di gruppo, appare a chiunque esamini il filmato in totale contrasto con un'esperienza di elevata traumaticità e drammaticità vissuta pochi attimi prima. Finendo per screditare anche l'eventualità di un dissenso sopravvenuto nel corso del rapporto». Mezz’ora dopo, parlando con i magistrati, «la ragazza scoppiò in una crisi di pianto». «Temo possano vendicarsi - ha commentato la ragazza – Ho paura. Ma credo nella giustizia».