Seggi aperti in Spagna per le elezioni generali, anticipate di cinque mesi dal premier socialista Pedro Sanchez dopo la vittoria del Partito popolare alle regionali e comunali del 28 maggio. Oltre 37 milioni di elettori sono chiamati a votare. Di questi, quasi 2,5 milioni hanno optato per il voto per corrispondenza, una cifra record. I sondaggi, che si sono potuti pubblicare fino al 17 luglio, danno come favorito il Pp, guidato da Alberto Núñez Feijóo, che insieme a Vox potrebbe arrivare alla maggioranza assoluta al Congresso dei deputati (176 seggi). Sanchez spera nella “remontada” per continuare a governare nel Paese con l’appoggio della piattaforma progressista Sumar, guidata da Yolanda Diaz. Sono le prime elezioni generali che si svolgono in piena estate nel Paese iberico e nel corso della giornata sono previste alte temperature con picchi fino a 40°C. Le urne rimarranno aperte fino alle ore 20. Le Isole Canarie hanno un’ora di fuso orario rispetto al resto del Paese, per cui nell’arcipelago i seggi chiuderanno quando nella Spagna peninsulare saranno le ore 21.

Alla guida del Partito popolare (Pp) da un anno, Alberto Nunez Feijoo è riuscito a ricostruire i ranghi della destra dopo una gravissima crisi politica interna. Per 13 anni presidente della sua regione, la Galizia, il 61enne popolare è convinto che sia arrivato il momento di guidare il Paese. Favorito nei sondaggi, ha in programma in caso di successo di abrogare molte delle leggi del periodo «sanchista», a partire dall’indulto per i leader catalani pro-indipendenza condannati per tentata secessione nel 2017, ma anche gli accordi con il partito basco Bildu. Anche se è considerato moderato, Nunez Feijoo ha comunque appoggiato le alleanze del suo partito per governare con l’estrema destra di Vox in diverse regioni e comuni dopo le elezioni comunali di maggio. Le posizioni estreme di questo alleato lo mettono a disagio, ma il suo appoggio potrebbe essergli indispensabile per formare un governo in caso di vittoria.

Pedro Sanchez, 51 anni, è stato nominato primo ministro nel 2018, quando ha sostituito il predecessore conservatore, Mariano Rajoy, attraverso una mozione di sfiducia al Congresso sostenuta da diversi partiti di sinistra e pro-indipendenza catalana e basca. Il suo governo, a cui si è unito, all’inizio del 2020 il partito di sinistra radicale Podemos, ha approvato leggi come la legalizzazione dell’eutanasia, la riabilitazione della memoria delle vittime della dittatura di Francisco Franco (1939-1975) e la possibilità di cambiare gratuitamente sesso a partire dai 16 anni. Economista dal profilo internazionale, Sanchez parla correntemente l’inglese e ha contribuire a rendere più influente la Spagna in Ue, di cui è presidente di turno fino a fine anno. Politico abituato ai cambiamenti repentini, spera di smentire i sondaggi che prevedono la sua sconfitta alle elezioni legislative, da lui convocate a sorpresa dopo la sconfitta della sinistra alle elezioni comunali e regionali di maggio.

Pedro Sanchez, ha chiesto la «massima mobilitazione possibile» affinchè l’esecutivo che uscirà dalle urne «sia forte e la Spagna possa andare avanti per altri quattro anni». Sanchez lo ha detto in alcune dichiarazioni alla stampa dopo aver espresso il suo voto alla scuola Buen Consejo di Madrid, primo fra i leader politici a recarsi alle urne aperte questa mattina alle nove per le elezioni generali. «Grazie a tutti voi che state rendendo possibile che la Spagna si mostri per quello che è oggi, una democrazia impeccabile», ha aggiunto il leader socialista.

Alberto Nunez Feijoo, il candidato popolare, dovrà fare i conti con il leader di Vox Santiago Abascal, fino a pochi anni fa politicamente irrilevante, punta a essere indispensabile per formare un governo, anche con lui come vicepresidente, se i conservatori dovessero avere bisogno dei voti del suo partito di estrema destra Vox. 47enne, ex militante del Pp, Abascal ha ridato vita a un’estrema destra marginale dopo la fine della dittatura di Franco nel 1975. Ha predicato l’antagonismo frontale al separatismo catalano, particolarmente gradito dall’elettorato dopo il fallito tentativo di secessione della Catalogna nel 2017. Nato come scissione dal Pp nel 2013, Vox è diventato nel 2019 la terza forza politica del Congresso. Oltre a difendere a oltranza l’unità della Spagna, il suo programma nega l’esistenza della violenza di genere, critica il «fanatismo climatico» ed è apertamente anti-LGBT e anti-aborto. Le sue posizioni ultranazionaliste e ultraconservatrici lo avvicinano all’alleato ungherese Viktor Orban.

Quarta forza in campo è quella che la numero tre del governo Sanchez, la ministra del lavoro Yolanda Diaz, è riuscita a riunire in Sumar, una piattaforma con quindici formazioni a sinistra dei socialisti, tra cui Podemos, dopo negoziati molto difficili. Praticamente sconosciuta prima di diventare ministro nel 2020, l’avvocata 52enne si è rapidamente distinta nel polarizzato panorama politico spagnolo ed è diventata la leader più quotata, secondo i sondaggi. In particolare, Diaz ha sostenuto i piani di sostegno alla disoccupazione parziale per evitare i licenziamenti durante la pandemia, la rivalutazione del salario minimo e una riforma del mercato del lavoro per ridurre la precarietà, con uno spirito negoziale riconosciuto da sindacati e imprenditori. Diaz, che spera di rieditare un governo di coalizione con Sanchez, ha come misura di punta la proposta di un’eredità universale di 20.000 euro (22.435 dollari) per tutti i diciottenni.

Voto in tempi record per il piccolo comune di Villarroya, nella comunità autonoma di La Rioja, in Spagna, è riuscito ancora una volta a terminare le operazioni di voto. I sette elettori registrati hanno votato in soli 26 secondi, riportano i media spagnoli. Alle scorse elezioni amministrative, del 28 maggio, il voto era durato poco più di 29 secondi, tre secondi in meno della precedente tornata elettorale del 2019.