Ore 17.43, si chiudono i battenti della Cappella Sistina. Il cardinale Diego Ravelli pronuncia l’“extra omnes”, fuori tutti. I 133 cardinali elettori, di cui 108 nominati da Bergoglio, restano soli per la prima votazione. Alle 21 in punto la prima fumata: è nera, come da copione (tranne che per la suspence sull’orario). Per eleggere il prossimo Pontefice bisognerà aspettare almeno domani: in caso di elezione rapida, con ogni probabilità il nome scelto sarà quello di Pietro Parolin. Che è favorito, come lasciano intendere anche i “doppi auguri” del Cardinale Re. Ma se le cose dovessero prolungarsi sarebbe il segnale che sul nome del segretario dello Stato Pontificio non c’è la convergenza sperata: bisognerà trovare un compromesso tra i conservatori “nostalgici” del pontificato di Papa Benedetto XVI e la corrente progressista che vorrebbe continuare nel solco tracciato da Papa Francesco. Come chiede anche la “piazza” di fedeli assiepati a San Pietro.

Chi sono i cardinali chiusi nella Sistina 

Sono 133 i principi della Chiesa che dovranno eleggere il successore di papa Francesco. Il più giovane ha 45 anni, il più anziano 79. Sono 133 i cardinali elettori, arrivano da 71 Paesi diversi dei cinque continenti. Il ’baby’ elettore è l’australiano Mikola Bychok, 45 anni, il più anziano lo spagnolo Carlos Osoro Sierra, 79 anni. Il cardinale Pietro Parolin (di gennaio 1955), Matteo Zuppi (ottobre 1955). C’è una nutrita schiera di 78enni (compiuti o da fare).

Tra i veterani della Sistina, i 5 cardinali creati da Giovanni Paolo II: il francese Philippe Barbarin, il croato Josip Bozanic, dalla Bosnia ed Erzegovina Vinco Pulic e dal Ghana Peter Turkson. Ventidue i cardinali elettori che hanno ricevuto la berretta cardinalizia da Benedetto XVI; 108 (circa l’80 per cento del totale) quelli creati da papa Francesco. In Sistina ci saranno anche 33 cardinali da famiglie religiose: la maggioranza è rappresentata dai salesiani, 5 (Charles Maung Bo, Virgilio Do Carmo da Silva, Ángel Fernández Artime, Cristóbal López Romero, Daniel Sturla Berhouet); 4 i consacrati dell’Ordine dei frati minori (Luis Cabrera Herrera, Pierbattista Pizzaballa, Jaime Spengler e Leonardo Steiner) e i gesuiti (Stephen Chow Sau-yan, Micheal Czerny, Jean-Claude Höllerich e Ángel Rossi); i francescani conventuali sono 3 (François-Xavier Bustillo, Mauro Gambetti e Dominique Mathieu). 

Nel dettaglio, sono rappresentate 17 nazioni dell’Africa, 15 dell’America, 17 dell’Asia, 18 dell’Europa e 4 dell’Oceania. Da Haiti, il cardinale Chibly Langlois, da Capo Verde Arlindo Furtado Gomes, dalla Repubblica Centrafricana Dieudonné Nzapalainga, dalla Papua Nuova Guinea John Ribat, dalla Malesia Sebastian Francis, dalla Svezia Anders Arborelius, dal Lussemburgo Jean-Claude Hollerich, da Timor Est Virgilio do Carmo da Silva, da Singapore William Seng Chye Goh, dal Paraguay Adalberto Martínez Flores, dal Sudan del Sud Stephen Ameyu Martin Mulla e dalla Serbia Ladislav Nemet. Nella Cappella Sistina si ritroveranno 53 cardinali europei, 37 americani (16 America del Nord, 4 America Centrale, 17 America del Sud), 23 asiatici, 18 africani e 4 australiani.

Il cardinale Re: no ai personalismi

Il conclave è iniziato con la Messa Pro Eligendo Pontifice. La funzione è stata presieduta dal Decano del Collegio Cardinalizio, Giovanni Battista Re che nella sua omelia ha tracciato l’identikit del successore di Francesco. Il mondo vive un momento complicato e per questo la scelta del nuovo Papa non dovrà essere condizionata da personalismi: «Siamo qui - ha detto Re - per invocare l’aiuto dello Spirito Santo, per implorare la sua luce e la sua forza perché sia eletto il Papa di cui la Chiesa e l’umanità hanno bisogno in questo tornante della storia tanto difficile, complesso e tormentato. Pregare, invocando lo Spirito Santo, è l’unico atteggiamento giusto e doveroso, mentre i Cardinali elettori si preparano ad un atto di massima responsabilità umana ed ecclesiale e ad una scelta di eccezionale importanza; un atto umano per il quale si deve lasciar cadere ogni considerazione personale, e avere nella mente e nel cuore solo il Dio di Gesù Cristo e il bene della Chiesa e dell’umanità».

«Fra i compiti di ogni successore di Pietro vi è quello di far crescere la comunione: la comunione di tutti i cristiani con Cristo; la comunione dei Vescovi col Papa; la comunione dei Vescovi fra di loro. E non una comunione autoreferenziale, ma tutta tesa alla comunione fra le persone, fra i popoli fra le culture, avendo a cuore che la Chiesa sia sempre ’casa e scuola di comunionè. È inoltre forte il richiamo a mantenere l’unità della Chiesa nel solco tracciato da Cristo agli Apostoli. L’unità della Chiesa è voluta da Cristo; un’unità che non significa uniformità, ma salda e profonda comunione nelle diversità, purché si rimanga nella piena fedeltà al Vangelo». Vangelo via fondamentale in una società «caratterizzata da grande progresso tecnologico, ma che tende a dimenticare Dio». Per questo serve un Papa «che meglio sappia risvegliare le coscienze di tutti e le energie morali e spirituali nella società odierna» anche perché «il mondo di oggi attende molto dalla Chiesa per la salvaguardia di quei valori fondamentali, umani e spirituali, senza i quali la convivenza umana non sarà migliore né portatrice di bene per le generazioni future».

La voce della “piazza”

«Non abbiamo un candidato vero e proprio, ma vorremmo vedere eletto un Papa che prosegua il cammino di Francesco. Da qui si deve ripartire». Ne sono convinti Alessio e sua moglie, che sono arrivati a via della Conciliazione dalla provincia di Padova per assistere al conclave che eleggerà il successore di Pietro. C’è chi invece esprime una preferenza, basata sul tifo calcistico: «Vorrei vedere il cardinale Zuppi dopo Bergoglio, tifo per il romanista» racconta Giuseppe, originario della provincia di Foggia ma studente nella Capitale. Gli fa eco la sua amica Aurora: «Vorrei fossero eletti o Parolin o Zuppi. Mi auguro non Besungu o un altro conservatore». A proposito di Francesco, tutti su di lui sono concordi: «È stato un Pontefice da 10 e lode - spiega Alessio - un Papa meraviglioso, che ha dato tutto se stesso per i poveri e per la gente». Per i giovani studenti infine «il nuovo vescovo di Roma deve assolutamente seguire e continuare la strada inaugurata da Francesco, deve portare la Chiesa in avanti, non può tornare indietro. Anche perché il mondo non si ferma».