Potrebbe essere approvato già nelle prossime ore il nuovo piano militare di Israele per l’espansione e il controllo su vaste aree della Striscia di Gaza. Lo riferiscono fonti israeliane citate dal Times of Israel e da Channel 12 News, sottolineando che il progetto prevede lo sfollamento di circa un milione di palestinesi, principalmente da Gaza City e dai campi profughi nella parte centrale della Striscia, verso l’area umanitaria di Mawasi, nel sud.

La riunione del gabinetto di sicurezza, presieduta dal primo ministro Benjamin Netanyahu, è prevista per le 18 di oggi. Nonostante alcune resistenze interne, il premier sembra destinato a ottenere il via libera alla proposta, che si articola in più fasi e potrebbe durare fino a cinque mesi. L’obiettivo dichiarato è “distruggere ciò che resta di Hamas” e fare pressione per la liberazione dei circa 50 ostaggi ancora detenuti, di cui si ritiene una ventina siano vivi.

Due fasi per la riconquista di Gaza City

La prima fase del piano prevede un avviso di evacuazione per i residenti di Gaza City, stimati in circa un milione, per consentire la costruzione di infrastrutture civili nella parte centrale della Striscia, compresi ospedali e campi per sfollati. Questa fase dovrebbe durare alcune settimane.

A seguire, l’IDF (Forze di Difesa Israeliane) lancerà una nuova offensiva militare, con il dispiegamento di quattro o cinque divisioni. Le operazioni includeranno anche manovre nelle zone dove si sospetta siano trattenuti gli ostaggi, con l’intento dichiarato di evitarne il ferimento o la morte.

Coordinamento con gli USA e 1 miliardo in donazioni

Secondo le ricostruzioni di Channel 12, l’espansione militare sarebbe sostenuta da un pacchetto finanziario da circa un miliardo di dollari, proveniente da Stati Uniti e altri Paesi alleati. Parte dei fondi sarà destinata alla creazione di nuovi centri di distribuzione degli aiuti umanitari, aggirando Hamas e favorendo un accesso diretto della popolazione alle risorse.

Il rapporto prevede anche che l’ex presidente statunitense Donald Trump, in caso di rielezione, possa annunciare pubblicamente l'accelerazione degli aiuti umanitari coordinati con Israele.

Rischi per gli ostaggi e crisi umanitaria

Fonti militari, tuttavia, mettono in guardia sull’elevato rischio che un’operazione su larga scala in aree dove si trovano ostaggi possa metterne in pericolo la vita. Resta inoltre il nodo dello sfollamento forzato di centinaia di migliaia di civili, che potrebbe aggravare ulteriormente l’emergenza umanitaria in corso nella Striscia meridionale.