Una reazione d’orgoglio da parte dell’avvocatura russa che ha mostrato non poca timidezza durante l'invasione dell'Ucraina e in occasione di tanti provvedimenti persecutori nei confronti degli oppositori politici da parte dell’autorità giudiziaria? Forse.

La Camera federale degli avvocati della Federazione russa si è espressa con chiarezza e senza tentennamenti a neanche una settimana dalla strage del Crocus City Hall. Lo ha fatto invocando lo Stato di diritto, prendendo le difese degli avvocati che assistono i responsabili dell’attacco avvenuto nella sala concerti situata nella periferia di Mosca.

I difensori dei terroristi tagiki mostrati nell’aula del Tribunale Basmanny di Mosca – lo stesso in cui, per citarne alcuni, sono stati processati Alexei Navalny, Vladimir Kara-Murza, Alexei Gorinov e Marina Ovsyannikova -, con i segni di brutali percosse, sono stati pesantemente minacciati in pubblico e sui social. Da qui la presa di posizione dell’avvocatura istituzionale per il tramite della presidente Svetlana Volodina. «Prima di tutto – ha affermato Volodina -, voglio esprimere le mie più sentite condoglianze a tutti coloro che sono stati colpiti dai tragici eventi verificatisi al Crocus City Hall. Purtroppo, sono state fatte dichiarazioni secondo le quali è impossibile assistere legalmente i terroristi. Penso che chi ha espresso parole del genere lo abbia fatto per dolore, per disperazione e senza comprendere a fondo il ruolo dell'avvocato nel processo».

A questo punto un passaggio significativo della rappresentante della Camera federale degli avvocati russi. «Ci deve essere – ha sottolineato Svetlana Volodina - un avvocato difensore in ogni procedimento penale, indipendentemente dal reato, anche grave, di cui una persona è accusata. La legge deve essere sempre rispettata. I processi devono essere una competizione tra le parti: accusa e difesa. Ogni persona considerata responsabile penalmente deve avere un avvocato che rappresenti la sua posizione in tribunale esclusivamente nell'ambito della legge. Pertanto, è necessario comprendere che i nostri colleghi che partecipano al processo sui fatti del Crocus adempiono all’obbligo loro assegnato dalla Costituzione e dalla procedura penale, vale a dire quello di fornire assistenza legale qualificata».
L’intervento dalla Camera federale ha aperto tra gli avvocati un dibattito rilanciato dal giornale politico-economico “Kommersant”. Le toghe hanno voluto rimarcare un tema di civiltà giuridica: non assimilare il difensore al proprio assistito. Il vicepresidente dell’Ordine degli avvocati russi, Mikhail Tolcheev, ha detto che «è inaccettabile associare un avvocato al suo cliente e affermare che la difesa tecnica sia una giustificazione dei crimini commessi dall’assistito».

«La legge – ha aggiunto Tolcheev – consente all’avvocato di svolgere attività investigative e fornire assistenza legale qualificata. Pertanto, i nostri colleghi che partecipano al processo riguardante i responsabili dei fatti del Crocus dovrebbero essere trattati come tutti gli altri avvocati. Esercitano la funzione loro assegnata dalla Costituzione e dalla legge: forniscono assistenza legale qualificata».
Analogo il parere dell’avvocata Marina Agaltsova, che si è soffermata sulla difesa d’ufficio garantita a tutti i cittadini: «La nostra Costituzione prevede assistenza gratuita a chiunque sia accusato di un reato. In questo caso vengono effettivamente nominati degli avvocati, a cui viene infatti affidata la responsabilità di rappresentare la persona in tribunale. E qui non importa davvero se l'avvocato voglia o non voglia occuparsi di un caso concreto. È il suo turno, gli è stata assegnata una determinata una persona che deve rappresentare in giudizio».
La Russia ha conosciuto altri momenti tristi legati ad azioni terroristiche in cui gli avvocati hanno deciso di non indossare la toga, rifiutandosi di difendere i responsabili di attentati. È successo in occasione della strage nella scuola di Beslan, nell’Ossezia del Nord, vent’anni fa, nel settembre 2004, quando tutti gli avvocati incaricati di assumere la difesa tecnica decisero di ritirarsi dal processo. In quel caso venne fatto un appello su scala nazionale rivolti ad altri avvocati per assumere la difesa tecnica.
Se da un lato la Camera federale si è espressa sulla necessità di rimarcare la fondamentale importanza del diritto di difesa, dall’altro, già poche ore dopo la strage del Crocus, si è messa al lavoro per supportare i familiari delle vittime dell’attentato terroristico. È stata creata una pagina internet, denominata “Crocus help”, contenente tutte le informazioni necessarie per ottenere assistenza legale gratuita.
Le ultime iniziative dell’avvocatura istituzionale russa non dissolvono però alcune ombre, come il silenzio in occasione dell’arresto, nell’ottobre 2023, dei tre difensori di Alexei Navalny (Vadim Kobzev, Igor Sergunin e Alexei Liptser), accusati di “partecipazione a una comunità estremista”. Pochi giorno dopo l’arresto degli avvocati di Navalny, alcuni colleghi pubblicarono un appello per rimarcare la “sacralità” del diritto di difesa: «Nella Russia di oggi, gli avvocati sono costretti a esercitare la loro professione in un ambiente di paura per la loro vita e salute e per quella delle loro famiglie. Paura di incarcerazioni arbitrarie, impedimenti sistematici all’esercizio della professione legale e interventi in essa impuniti, in un’atmosfera di violenza e tortura, intimidazione e minacce immediate alla libertà, alla salute e alla vita». La strage del Crocus City Hall restituirà maggiore coraggio all’avvocatura nella Russia di Putin?