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Continuano gli abusi del regime iraniano su Nasrin Sotoudeh, l’avvocata per i diritti umani in prigione dal 29 ottobre per aver partecipato, senza velo, al funerale di Armita Garavand, la 16enne pestata a morte dalla polizia morale. Sotoudeh era stata arrestata assieme ad altre donne e altri uomini presenti al funerale, ma mentre più della metà delle donne arrestate sono state rilasciate su cauzione - pari a 500 milioni di toman, circa 11mila euro -, le autorità si rifiutano di concedere la liberazione all’avvocata, che da sempre rappresenta una spina nel fianco della Repubblica islamica. I suoi familiari, come spiega al Dubbio il marito Reza Khandan, non hanno ancora avuto la possibilità di incontrarla.
Sotoudeh si trova attualmente nella sezione di quarantena della prigione femminile di Qarchak, un ex allevamento di bestiame che per diverso tempo è stato utilizzato come ricovero per tossicodipendenti, prima di essere convertito in carcere. Un luogo, ha raccontato in più occasioni Khandan, in cui l’aria risulta perennemente impregnata dall’intenso odore di fogna, non essendo dotato di un vero e proprio sistema di scarico. Un posto popolato da insetti e con un sovraffollamento così grave che ogni cella di dieci metri quadrati contiene dodici letti, con quattro file di letti a castello. Nessuna delle stanze ha finestre o sistemi di filtrazione dell'aria e l’acqua è così salata da provocare, col tempo, danni irreversibili ai reni e ad altri organi. Il cibo è immangiabile, come in tutte le prigioni iraniane. Ma quella di Qarchak risulta essere un vero e proprio di tortura, non solo fisica, ma anche psicologica, cercando di punire le donne in ogni modo possibile: le sale per le visite, infatti, sono costruite in modo tale che i bambini troppo piccoli non possano raggiungere il vetro per vedere i volti delle loro madri. Un abuso ulteriore in un luogo che sembra un inferno.
«Le condizioni di detenzione di mia moglie sono pessime - spiega ancora Khandan -. Soffre spesso di dispnea e non prende le medicine», nonostante i problemi di salute, sia cardiaci sia polmonari. E sono poco rassicuranti le notizie che arrivano dal Tribunale che dovrà “giudicarla”: pochi giorni fa, in una sezione del Tribunale rivoluzionario dove dovrebbe essere processata anche Sotoudeh, un uomo di 61 anni ha avuto un attacco di cuore ed è morto nel bel mezzo dell'udienza a causa dell'intenso stress psicologico e all'ansia vissuti in aula, secondo quanto riferito dal suo avvocato, Sora Askari-Rad. Si tratta di Saeed Khademi, le cui attività di istruttore di meditazione e yoga erano state interpretate come anti-islamiche dalle autorità. Khademi rischiava la pena di morte, ai sensi del Codice penale islamico dell'Iran. Da qui il suo stato psicologico, amplificato dal timore che incute la Corte Rivoluzionaria, nota per i suoi duri procedimenti contro dissidenti e attivisti e descritta da Askari-Rad come un luogo «terrificante», ha dichiarato a Radio free Europe. Sarà questo tribunale a dover stabilire, ora, se le accuse contro Sotoudeh reggono o meno. L’avvocata è accusata di riunione e collusione con l'intento di disturbare la sicurezza del Paese, propaganda contro il regime, disturbo dell'ordine pubblico e ribellione. Inoltre, è stato aperto un altro fascicolo, ma non è ancora dato conoscere le accuse mosse in questa seconda indagine. Si ipotizza che ciò potrebbe riguardare il suo rifiuto di indossare l'hijab obbligatorio durante il funerale di Armita Garavand.
In carcere, Sotoudeh è stata anche colpita con un taser e ha avuto un infarto. Diverse donne, stando al racconto di Khandan, avrebbero subito maltrattamenti al loro ingresso in prigione. «Una delle donne arrestate al funerale di Armita ha avuto un infarto e le sue condizioni sono molto gravi - ha spiegato nei giorni scorsi in un post su Facebook -. La prigione di Qarchak non aveva sedie a rotelle e barelle. È stata in ospedale fino al mattino». Un’altra donna, colpita da un attacco di cuore della stessa gravità, non è stata invece portata in ospedale. «Anche Nasrin e altre due donne arrestate durante il funerale di Armita hanno subito attacchi di cuore negli ultimi giorni. A causa dell'eccessiva pressione esercitata su queste prigioniere il primo giorno e la prima notte della loro detenzione nella sede della polizia morale, non si trovano in condizioni normali. Durante la detenzione di Nasrin, oltre alle solite percosse, l’hanno colpita con il taser».
Intanto continuano gli appelli da tutto il mondo per la liberazione di Sotoudeh. A partire da quello lanciato dal Cnf, che assieme a oltre trenta organizzazioni internazionali ha chiesto la sua scarcerazione e la decadenza di tutte le accuse. «Le autorità iraniane - si legge nell’appello - devono smettere di perseguitarla per i suoi sforzi volti a proteggere, tra l'altro, le donne dalle discriminazioni e dalle umiliazioni a cui sono sottoposte, in violazione del principio di civiltà sancito dall'articolo 1 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, ratificata dall'Iran nel 1948, secondo il quale “tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti”, dove la dignità viene ancora prima dei diritti».
L’appello è anche affinché la comunità internazionale e le istituzioni europee, che intrattengono un dialogo con l’Iran, condannino «tutte le forme di violenza, comprese le esecuzioni, le discriminazioni e le persecuzioni, riconoscendo le libertà di pensiero, di coscienza, di religione, di espressione, di riunione e di associazione, nonché il diritto a un processo equo, come fondamenti del vivere civile».