Se negli Stati Uniti ti definisci «socialista», e sei di confessione musulmana non parti mai con i favori del pronostico, qualsiasi siano le tue attività e le tue ambizioni. E senza dubbio gli stessi sostenitori di Zohran Mamdani sono rimasti a bocca aperta scoprendo i risultati delle primarie democratiche per il candidato a sindaco di New York (si vota il 4 novembre).

Nella sorpresa generale il candidato dell’ala più radicale del partito ha infatti stracciato un politico dalla storia e dal nome importante come Andrew Cuomo, figlio dell’ex governatore Mario, con il 46% dei voti contro 36%. «Non era la nostra serata... Zohran Mamdani ha vinto», ha ammesso Cuomo, con un sorriso teso, davanti a una delusa platea di seguaci.

Trentatré anni, nato in Uganda e figlio della diaspora indiana, musulmano praticante, Mamdani è stato eletto nell’assemblea dello Stato nel 2020 per il distretto del Queens. La sua campagna elettorale è partita nell’ombra, ma in pochi mesi è riuscito a ribaltare i rapporti di forza, recuperando oltre 30 punti nei sondaggi grazie a una campagna “dal basso” capace di galvanizzare giovani elettori e mobilitare migliaia di volontari. Il suo programma , classicamente socialdemocratico nella vecchia accezione europea, punta a combattere la crisi del costo della vita con misure radicali: aumento del salario minimo a 30 dollari l’ora entro il 2030, trasporti pubblici gratuiti, asili nido accessibili e congelamento degli affitti regolati, il tutto finanziato attraverso una riforma fiscale orientata a colpire i patrimoni più alti e i profitti delle grandi aziende.

Il suo messaggio ha trovato eco tra gli elettori stanchi del centro moderato incarnato da Cuomo, esponente dell’establishment del partito . E gli endorsement di Alexandria Ocasio-Cortez e Bernie Sanders hanno trasformato Mamdani in un beniamino dell’elettorato più giovane e più traumatizzato dal ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump. «Congratulazioni a Zohran Mamdani e ai suoi migliaia di sostenitori per questa campagna straordinaria. Avete affrontato il potere politico, economico e mediatico. E lo avete sconfitto. Ora manca solo vincere le elezioni di novembre».

Con l’hashtag #MamdaniForMayor, Mamdani ha conquistato TikTok, Instagram e i social più frequentati dalla generazione Z, usando un linguaggio diretto, ironico, persino autoironico, che ha saputo contrastare la narrazione istituzionale e grigia di Cuomo. La sua storia personale – un passato da rapper con lo pseudonimo di Young Cardamom, il lavoro come consulente per la prevenzione delle espropriazioni immobiliari nel Queens, il suo attivismo in difesa degli emarginati – ha rafforzato la sua credibilità nei quartieri popolari trascinando alle urne un elettorato che di solito si rifugia nell’astensione.

Nel discorso che ha celebrato l’inattesa vittoria, Mamdani ha parlato a tutta la città, con toni sobri ma determinati. «Sarò il candidato democratico alla carica di sindaco di New York. Ma soprattutto, sarò il sindaco di tutti i newyorkesi: di chi ha votato per me, di chi ha scelto il governatore Cuomo, e anche di chi ha deciso di non votare, troppo deluso da un sistema politico che non ascolta più».

Se vincerà, sarà il primo sindaco musulmano della città, e il primo a rappresentare in maniera così netta l’ala sinistra del partito democratico. Non sono mancati, naturalmente, gli attacchi. Cuomo lo ha definito un dilettante, inadatto a guidare una metropoli globale come New York sottolineando la sua inesperienza e le sue posizioni «estremiste». Mamdani ha risposto colpo su colpo, rinfacciando al rivale la gestione sanitaria disastrosa durante la pandemia di Covid-19 (come il padre anche Andrew è stato governatore), le tagliate a Medicaid, la chiusura dei posti letto negli ospedali.

E poi le ombre più scure: le accuse di molestie sessuali che hanno travolto Cuomo nel 2021 e lo hanno costretto alle dimissioni evocate con poca eleganza. «Io non ho mai dovuto lasciare l'incarico in disgrazia» ha lanciato durante un focoso duello televisivo tra i due candidati televisivo. «Io non ho mai tagliato Medicaid. Io non ho mai molestato le tredici donne che ti hanno accusato, né ho mai chiesto i loro dossier ginecologici. Io non sono lei, signor Cuomo».

Anche sul fronte internazionale Mamdani si è distinto per posizioni nette, che lo hanno esposto a critiche anche all’interno dei dem. Ha condannato con forza le politiche del governo israeliano nei confronti della Palestina, sostenendo il movimento Boycott, Divestment and Sanctions e dichiarando che Benjamin Netanyahu dovrebbe essere arrestato. Una linea che ha irritato i sostenitori più moderati del partito.

A differenza di altri politici “pro pal” Mamdani ha denunciato più volte il clima di antisemitismo e di odio che si respira negli Usa, promettendo che «non troverà mai spazio in un citttà tollerante come New York». Nel frattempo, il sindaco uscente Eric Adams, travolto da un’indagine per corruzione, ha annunciato l’intenzione di candidarsi come indipendente. E non è escluso che anche Cuomotenti la via della candidatura esterna. Ma Mamdani ha già vinto qualcosa che nessun’altra candidatura può togliergli: ricostruiruna narrazione di speranza politica una città stanca dei compromessi e desiderosa di un cambiamento radicale.