Sarebbero almeno 60 i migranti morti su un gommone partito dalla Libia e diretto in Italia, tra cui donne e almeno un bambino. È quanto hanno raccontato i 25 sopravvissuti all'equipaggio della Ocean Viking, la nave di Sos Mediterranee, che ieri sera li ha soccorsi nel Mediterraneo centrale. «I sopravvissuti sono partiti da Zawiya, in Libia, 7 giorni prima di essere salvati – ha scritto la Ong in un tweet - Il motore si è rotto dopo 3 giorni, lasciando la barca alla deriva senza acqua e cibo. I sopravvissuti dicono che almeno 60 persone sono morte durante il viaggio, tra cui donne e almeno un bambino».

Due dei 25 sopravvissuti soccorsi dalla Ocean Viking sono stati evacuati nel corso della notte e trasportati in ospedale in Sicilia: i due, secondo quanto afferma sempre Sos Mediterranee, sono svenuti a bordo della nave e il personale medico a bordo non è riuscito a rianimarli. È così scattata la procedura di evacuazione medica da parte della Guardia Costiera. I due migranti sono stati prelevati da un suo elicottero e trasportati presso l'isola di Lampedusa. Ad attenderli l'ambulanza del 118 con Medico Rianimatore, attiva sull'isola dallo scorso ottobre e un'ambulanza del Poliambulatorio Asp dove sono stati subito trasportati visto l'imminente pericolo di vita. I due sono stati intubati, stabilizzati e trasferiti, uno presso la rianimazione dell'ospedale di Agrigento con l'elisoccorso di stanza a Lampedusa e l'altro presso la rianimazione dell'Ingrassia di Palermo con l'elisoccorso di base all'aeroporto di Boccadifalco.

«Oltre sessanta persone sono morte di fame, sete e ustioni su un gommone partito dalla Libia e alla deriva per giorni. Questa strage non si ferma», ha scritto su Facebook la segretaria del Pd Elly Schlein. «Nel 2023 sono morte nel Mediterraneo oltre 3000 persone, quasi 2300 solo sulla rotta del Mediterraneo centrale, un numero di morti più alto del 60% rispetto al 2022. Anziché occuparsi di come evitare altri morti in mare, il governo Meloni ha reso più difficile i salvataggi in mare e ha allungato i viaggi delle navi per lo sbarco dei sopravvissuti, fino ai porti del Nord per le Ong, addirittura fino all'Albania per le navi delle autorità italiane, se dovesse andare avanti il cinico accordo voluto da Meloni», ha concluso la leader dem. Mentre per Riccardo Magi, segretario di +Europa, quanto accaduto «dovrebbe far riflettere Giorgia Meloni sull'inutilità di rinnovare gli accordi con la Libia e sull'inadeguatezza del suo governo nell'affrontare la gestione dei flussi migratori. Quello che serve è una missione europea di monitoraggio e soccorso nel Mediterraneo».

Per il capogruppo dell'Alleanza verdi e Sinistra Peppe De Cristofaro, presidente del gruppo Misto di Palazzo Madama, «è assurdo che nessuno abbia raccolto le segnalazioni di aiuto lanciate nei giorni scorsi dal gommone in difficoltà. Per colpa delle politiche disumane e della guerra alle navi umanitarie del duo Meloni-Piantedosi ci sono tratti di mare privi di soccorso. Ben tre navi umanitarie, le Sea Watch 4 e 5 e la Humanity1, sono sotto sequestro. Impedire alle navi umanitarie di salvare vite umane è cinico e disumano, non degno di un Paese civile». Parlano invece di «mancanza di umanità che lascia sgomenti» e di «una flagrante violazione delle leggi del mare che non può rimanere impunita» i parlamentari del Movimento 5 Stelle delle commissioni Esteri di Camera e Senato.

Intanto oggi sempre la Ocean Viking ha salvato altre 224 persone in due distinte operazioni. Ha scritto l'ong su X: «il nostro team è stato incaricato dalle autorità italiane di soccorrere un natante, assistito da Trotamar III. L'equipaggio della barca a vela aveva distribuito giubbotti di salvataggio ai naufraghi sulla barca di legno. In salvo 113 persone, tra cui 6 donne e 2 bimbi». «Questa mattina poi - continua Sos Mediterranee -, il nostro team ha salvato 88 persone da un gommone stracarico con il supporto di Sea Bird 2. Una pattuglia della guardia costiera libica era sul posto, si è tenuta a distanza. Il ponte è stato allertato da un mayday di Frontex e Itmrcc ha chiesto di intervenire». Secondo quanto riferito dall'ong, il porto sicuro assegnato è stato quello di Ancona. «Il viaggio di 1.450 km - si è letto ancora - rischia di peggiorare le condizioni mediche dei naufraghi, alcuni sono ancora attaccati all'ossigeno per riprendersi. Abbiamo chiesto alle autorità italiane un luogo più vicino per lo sbarco dei 224 sopravvissuti». Ma nel momento in cui scriviamo ancora nessuna risposta.