Soddisfatto delle nomine, da lui indicate, avvenute per acclamazione della stretta collaboratrice Licia Ronzulli, esclusa dalla squadra di governo per il “veto” di FdI, come capogruppo al Senato e alla Camera di Alessandro Cattaneo, i quarantenni con i quali vuole dare l’immagine del rinnovamento e al tempo stesso mandare un segnale interno e esterno dell’arte del comando che esercita sul partito da lui fondato, Silvio Berlusconi rilancia sulla Giustizia sul nome di Elisabetta Alberti Casellati. Anzi, uscendo a sera da Montecitorio, dopo le show davanti al Senato con tanto di barzelletta raccontata ai giornalisti, il Cav dice che sul nome della ex presidente del Senato «è d’accordo anche Meloni». Ma la trattativa sulla Giustizia fino a notte era ancora in corso. E Carlo Nordio, eletto con FdI alla Camera, veniva dato ancora in testa alle opzioni di Fratelli d'Italia.

Comunque finirà, è evidente che Berlusconi fino alla fine, come è sua indole, non molla la presa. E ai suoi parlamentari avrebbe anche riferito di aver consigliato l’altro ieri alla premier in pectore, Giorgia Meloni, di usare sempre il condizionale quando parla di cariche istituzionali e di ministri, «come facevo io quando sono stato per quattro volte premier, comportandomi in modo sempre generoso nei confronti degli alleati, perché cosi si fa se si vuole tenere unita la coalizione». Per questo Berlusconi ha chiesto di avere lo stesso numero di ministri della Lega, considerando che il partito di Matteo Salvini ha anche espresso la presidenza della Camera. Trattativa dunque sulla Giustizia, tema molto sensibile per Forza Italia, da sempre su posizioni garantiste.

Ferma resta la posizione di Antonio Tajani, vicepresidente e coordinatore di Forza Italia, in pole agli Esteri. Gli altri azzurri con ministeri sarebbero Annamaria Bernini alla Pubblica Amministrazione, Gloria Saccani, laureata in medicina, ex componente dell’Aifa, docente all’Università di Padova, all’Università, Gilberto Pichetto Fratin alla Transizione ecologica.

Il Cav, dopo gli smacchi subiti, tende a riaffermare sempre più la centralità di FI nell’esecutivo. Qualche turbolenza, dopo la non riconferma di Paolo Barelli alla Camera, molto vicino a Tajani, ci sarebbe stata nel partito tra la cosiddetta ala dei “governisti” e quella dei “movimentisti”, detti in uno schema affatto esaustivo, “ronzulliani”, ma in realtà diretta emanazione del Cav. Comunque ora tutti i riflettori sono puntati sulla squadra di governo. E Tajani, numero due di Berlusconi, tende a ribadire con i cronisti a Montecitorio il valore di Forza Italia come garante nel governo di centrodestra dell’europeismo.

Tajani, che è anche vicepresidente del Ppe, sottolinea: «Manfred Weber (presidente del Ppe, ndr) e Roberta Metsola (presidente del Parlamento Europeo, del Ppe, votata in Europa anche da Lega e FdI, ndr) puntano tutto su Forza Italia». Il coordinatore azzurro ricorda anche che lui proprio del «quadro europeo» era andato a parlare con Meloni in Via della Scrofa, «non certo per un mio incarico, le trattative le fa Berlusconi con Meloni». Insomma, un modo per ricordare alla premier in pectore l’importanza del partito azzurro per difendere il nuovo governo da sospetti e diffidenze delle cancellerie europee, anche se occorre ricordare che Meloni è già da tempo presidente dei Conservatori della Ue.

Per quanto riguarda la Lega, sempre in pole Giancarlo Giorgetti per il Mef, cosa che fa dire a Salvini: «È un onore, Giancarlo è il mio vicesegretario». Salvini viene dato stabile alle Infrastrutture, ma sarà vicepremier accanto a Tajani. E al Viminale dovrebbe andare il prefetto Matteo Piantedosi, ex capo di gabinetto dello stesso Salvini. Che sottolinea, per cercare di riaffermare una continuità della sua linea all’Interno : «Ho scritto con lui i decreti sicurezza». Alla Lega dovrebbero andare anche Istruzione, Disabilità, Autonomie regionali con Roberto Calderoli. Ma senza dicastero accorpato delle Riforme che potrebbero andare a Casellati se non andrà alla Giustizia.

Per quanto riguarda Fratelli d'Italia, il partito trainante della vittoria del centrodestra, le caselle più sicure sembrano quella di Adolfo Urso alla Difesa, Guido Crosetto allo Sviluppo Economico. Giovanbattista Fazzolari, detto il “Gianni Letta” di Meloni, viene dato a sottosegretario plenipotenziario alla Presidenza del Consiglio.