Eroe della Federazione russa, generale dell'esercito, un grado raggiunto da pochissimi militari, dal Tagikistan all'Afghanistan, dalle guerre cecene fino alla Siria, non c'è conflitto intrapreso da Mosca al quale non abbia partecipato.

Comandante in capo delle forze aerospaziali russe, capo dell'operazione speciale nel sud dell'Ucraina e dall'8 ottobre scorso dell'intero contingente militare schierato contro Kiev. Questo è il colonnello generale Sergey Surovikin, in linguaggio prettamente militare il nuovo comandante del Raggruppamento congiunto delle forze nelle aree dell'operazione militare speciale. Insomma è a lui che Vladimir Putin ha affidato le chiavi della guerra con il compito di portare la Russia alla vittoria finale.

Un uomo per tutte le stagioni o meglio per tutte le guerre, metodi spicci, accusato di brutalità, su di lui l'ombra dei massacri siriani che hanno permesso ad Assad di riconquistare le zone cadute in mano all'Isis, la sua tattica preferita: la distruzione totale del nemico senza risparmio di mezzi. Una metodologia che gli è valsa la fama del generale con il più basso numero di perdite tra i suoi soldati.

Per questo Vladimir Putin sembra aver fatto ricadere su di lui la scelta per dare una sterzata a una guerra che ha visto un settembre nero per le forze russe in fuga davanti al contrattacco ucraino. E forse non una coincidenza che la sua nomina sia coincisa con la distruttiva reazione con bombardamenti sulle maggiori citta dopo lo smacco del ponte di Kerch, la via che collega la Crimea alla Russia, saltato in aria con un camion bomba.

Ma la nomina di questo uomo massiccio nato a Novosibirsk 56 anni fa, dalla testa pelata e lo sguardo da duro, sembra avere un carattere molto politico, la concessione di Putin ai falchi che volteggiano intorno al leader del Cremlino e il suo tentativo di mantenere un potere deteriorato dall'andamento della guerra. Una particolarità deve aver convinto Putin, nel curriculum di Surovikin si può rintracciare infatti un'abilità che gli ha permesso di scampare a innumerevoli accuse e nello stesso tempo di percorrere una carriera fulminante.

Nel 1991 lo troviamo a capo del 1 º Battaglione fucilieri durante il colpo di stato di agosto a Mosca, il suo battaglione uccise tre manifestanti, Surovikin fu arrestato e tenuto sotto inchiesta per sette mesi. Le accuse furono ritirate, per Boris Eltsin stava solo seguendo gli ordini. Risultato la promozione al grado di maggiore Nel settembre 1995, è stato condannato a un anno di libertà vigilata dal tribunale militare della guarnigione di Mosca per vendita illegale di armi da fuoco. La condanna è stata poi ribaltata in appello.

Inviato in Tagikistan e poi divenuto comandante di una brigata motorizzata ma nel 2004 è stato accusato da un suo pari grado di averlo picchiato a sangue. Ad aprile, il vice comandante della divisione per gli armamenti, il colonnello Andrei Shtakal, si è sparato alla sua presenza dopo essere stato da lui criticato pubblicamente. Nessuna prova che dimostrasse l’induzione al suicidio da parte di Surovikin.

Poi la svolta della sua carriera che arriva con la seconda guerra Cecena dove viene criticato per la sua spietatezza e per i numerosi crimini di guerra commessi dall’armata russa. Ma ciò non gli ha nociuto affatto, anzi dagli orrori di Grozny prende velocità la sua ascesa e la sua fama granitica di uomo tutto di un pezzo. Nel 2008 viene nominato comandante dell'esercito, due anni dopo capo di stato maggiore del distretto militare Volga- Urali.

Nel 2010 è poi incaricato dal Cremlino di organizzare e comandare la polizia militare cosa che non si e concretizzata a causa dell'intervento dell'ufficio del procuratore militare russo. Anche in questo caso tutto scorre tranquillo per Surovikin che solo tre anni più tardi può esibire le mostrine di colonnello generale.

Sono gli anni della nascita e del rafforzamento del dominio putiniano sulla società russa dopo lo “strappo” con gli Stati Uniti in seguito all’attacco di Mosca alla Georgia nel 2008 Una carriera, quella di Surovikin, che corre parallela sui binari del potere politico militare e che fa un ulteriore salto nel biennio 2017– 2019 quando riassume le cariche di comandante delle forze aeree (poi aerospaziali) nonché delle forze russe in Siria.

È nel paese mediorientale che ottiene i suoi maggiori successi militari, praticamente sono i massacri di Aleppo e Idlib, che lo consacrano come una vera e propria star del firmamento militare russo. Una fama testimoniata anche da un gentiluomo come Yevgeny Prigozhin, fondatore del gruppo mercenario Wagner, l’esercito ombra dello zar, che ha definito Surovikin "una persona leggendaria".

Ma esistono anche ragioni di carattere strettamente militare per la nomina di Surovikin a cui è chiesto di riportare ordine tra le truppe invischiate nel pantano ucraino. Fino ad ora le forze russe divise in 5 raggruppamenti hanno agito quasi autonomamente l’una dall’altra a causa della distanza e la mancanza di tecnologia per coordinare tutte le strutture e le capacità di comando e controllo.

A Mosca ora vogliono un quartier generale unificato che risponda ad una sola persona, un uomo senza scrupoli capace di far eseguire e mettere in pratica ogni tipo di ordine e di coordinare assalti, raid e movimenti di truppe. Ciò potrebbe significare un restringimento degli obiettivi (a parte la rappresaglia di lunedì scorso sulle città ucraine) con operazioni concentrate su aree specifiche da riconquistare ad ogni costo e senza esitazioni di sorta.