Avanzano i negoziati per garantire il rilascio degli ostaggi detenuti da Hamas e i contrasti tra le parti si sono ridotti nel quadro di intensi colloqui. A dichiararlo è stato oggi il viceconsigliere per la sicurezza nazionale di Washington Jon Finer durante il programma State of the Union della Cnn. «Quello che posso dire su questo in questo momento è che pensiamo di essere più vicini di quanto non lo siamo mai stati da quando questi negoziati sono iniziati settimane fa, che ci sono aree di divergenze e contrasto che sono state ridotte, se non eliminate del tutto», ha affermato Finer parlando con Jake Tapper della Cnn, sottolineando comunque che si tratta di negoziati delicati e che non c'è alcun accordo attualmente ancora in vigore.

Finer ha rifiutato di entrare nei dettagli dei colloqui, ma ha detto che si sta lavorando 24 ore su 24 e che questa resta una priorità per il presidente Joe Biden. Alla domanda su quanti ostaggi gli Stati Uniti ritengono siano ancora vivi, Finer ha risposto che non dispongono di numeri esatti. «Una delle sfide che questa situazione implica è che non siamo - gli Stati Uniti - sul terreno a Gaza. Non siamo in contatto diretto con Hamas. Lo facciamo solo attraverso intermediari. E così, non abbiamo una totale accuratezza sul numero di ostaggi, compresi i numeri riguardanti quelli che sono ancora vivi», ha detto Finer. «Crediamo che ci sia un numero significativo di americani detenuti, quegli americani sono la nostra massima priorità, la massima priorità del presidente. Tra questi, tra l'altro, c'è una bambina di 3 anni che è orfana perché i suoi genitori sono stati uccisi da Hamas il 7 ottobre», ha aggiunto.

L’ottimismo americano, del resto, è confermato anche dalle autorità del Qatar, in prima linea nei negoziati fin dalle prime ore del conflitto. Oggi il primo ministro del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman al Thani, durante la conferenza stampa congiunta con il capo della diplomazia europea, Josep Borrell, ha detto che un accordo per la liberazione degli ostaggi sequestrati dal gruppo armato palestinese Hamas nell'attacco del 7 ottobre contro Israele dipende ora da questioni pratiche «minori». Finora il Qatar ha contribuito a mediare i colloqui volti a liberare alcuni dei circa 240 ostaggi in cambio di un cessate il fuoco temporaneo nella Striscia di Gaza. «Le sfide che rimangono nei negoziati sono molto minori rispetto alle sfide più grandi, sono più logistiche, sono più pratiche», ha aggiunto Al Thani.

Resta, tuttavia, alta la tensione in tutto il Medio Oriente. Nel pomeriggio, l'emittente panaraba Al Arabiya avevano annunciato il dirottamento del mercantile Galaxy Leader, legato ad un uomo d'affari israeliano, con a bordo 22 membri dell'equipaggio. Successivamente è stata smentita la presenza di israeliani a bordo e sulla questione è intervenuto il primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu, condannando fermamente l'attacco iraniano contro una nave internazionale. «La nave, di proprietà di una compagnia britannica e gestita da una compagnia giapponese, e' stata dirottata sotto la guida dell'Iran dalla milizia yemenita Houthi. A bordo della nave ci sono 25 membri dell'equipaggio di varie nazionalita' tra cui ucraina, bulgara, filippina e messicana. Nessun israeliano è a bordo», fa sapere l'ufficio di Netanyahu. Per l'esecutivo israeliano «si tratta di un altro atto di terrorismo iraniano e costituisce un passo avanti nell'aggressione dell'Iran contro i cittadini del mondo libero, con conseguenze internazionali per quanto riguarda la sicurezza delle rotte marittime globali».